Antonio Bruna può vantare un particolare primato: aver condotto la famiglia Agnelli alla guida della Juventus. Una storia che in pochi conoscono, pensando che la facoltosa dinastia torinese si sia sempre vestita di bianconero. Eppure per richiamare l’attenzione del senatore Giovanni Agnelli sulla compagine piemontese fu necessario l’intervento di quel terzino operaio.
Nato a Vercelli nel 1895, Antonio inizia a giocare a calcio nell’Omegna Calcio rimanendovi fino al 1919 quando viene ingaggiato dalla Juventus dove diventa titolare fisso grazie alla sua dinamicità e al tempismo di gioco. All’epoca di solo calcio non si può vivere, motivo per cui “Netu”, come è conosciuto da tutti, inizia a lavorare alla FIAT disimpegnandosi nel migliore dei modi fra campo e fabbrica.
L’undici della Juventus 1919-20
Dopo aver disputato ventuno match in Prima Categoria e aver raggiunto le finali nazionali, vinte dall’Inter grazie a un successo proprio sui bianconeri, Antonio viene notato dal commissario tecnico Giuseppe Milano, ex colonna della Pro Vercelli a cui viene affidata la guida della Nazionale in vista dell’Olimpiade Estiva di Amsterdam 1920. L’esordio in azzurro arriva il 13 maggio a Genova contro i Paesi Bassi, un’amichevole che porta a testare il nuovo ct dopo il dramma subito un anno prima con la sconfitta per 3-0 con la Svizzera che porta a modificare l’intero organigramma federale.
Gli orange arrivano in città due giorni prima accompagnati, come riportato dalle cronache dell’epoca, “da una numerosa rappresentanza del bel sesso” e alloggiano al Grand Hotel Miramare. Trascorrono la vigilia a visitare il capoluogo ligure prima di partecipare la sera stessa insieme ai nostri ragazzi. Il match non è un granché: gli olandesi creano, ma sono gli azzurri ad andar in rete per due volte, in entrambe i casi cancellati dalla regola del fuorigioco. Gli ospiti non ci stanno e al 43’ trafiggono la porta di Giuseppe Antonio Giacone con Johann Heinrich Hermann Kessler approfittando di un rinvio sbagliato di Renzo De Vecchi.
Al rientro in campo gli olandesi non demordono e cercano il raddoppio, ma è proprio l’Italia ad andare vicina alla rete del pareggio che arriva grazie a Sardi che all’83’ fulmina il portiere avversario dopo aver sfruttato un fulmineo di Guglielmo Brezzi. E’ 1-1, ma l’Italia non si presenta di certo ad Anversa con i favori del pronostico.
La fortuna sembra però appoggiare gli uomini di Milano che agli ottavi si trovano di fronte l’Egitto. Adolfo Baloncieri porta in vantaggio l’Italia dopo soli venticinque minuti, tuttavia gli africani sono più determinati di quando si possa pensare. Passano infatti cinque minuti e Zaki Osman riporta il risultato in parità. La sfida si fa complicata e per risolverla serve l’intervento di Guglielmo Brezzi che realizza il 2-1 al 57’. La compagine tricolore tiene e si va ai quarti contro la Francia.
Sulla carta sembra ancora una volta tutto facile visto che, un anno prima, al rientro dopo la Prima Guerra Mondiale, l’Italia si è imposta con un netto 9-4. Nel frattempo però la compagine transalpina si è risistemata, ha cambiato modo di giocare e al decimo è già in vantaggio con Jean Boyer. Passano altri quattro minuti e arriva il raddoppio di Paul Nicolas. I cugini d’Oltralpe sono più freschi, hanno saltato il primo turno a causa del forfait della loro avversaria e sembrano pronti a realizzare una nuova goleada, questa volta a parti invertite. Al 33’ però il solito Brezzi la riprende con un rigore e sembra dare fiducia agli uomini di Milano che al 54’ soccombono definitivamente per il 3-1 di Henri Bard.
Per l’Italia non resta altro che puntare all’argento passando per il torneo di consolazione dove il 31 agosto si trova di fronte la Norvegia, squadra rivelazione in grado di sconfiggere la Gran Bretagna. Milano cambia tutto e schiera coloro che non sono scesi in campo nei turni precedenti eccetto Bruna, che non salta nemmeno un minuto. Al 41’ Arne Andersen porta in vantaggio gli scandinavi tornando negli spogliatoi sullo 0-1. Non appena rientrano in campo, gli azzurri pareggiano al 46’ con Sardi riportando la sfida in equilibrio, almeno sino ai supplementari. L’italo-argentino Emilio Badini dirime la questione al 96’ portando la compagine tricolore all’incontro con la Spagna.
In porta c’è già un giovanissimo Ricardo Zamora, pronto a diventare uno dei migliori estremi difensori della storia, ma il peggio non arriva da lì. Félix Sesúmaga mette a segno una doppietta fra il 43’ e il 72’ e costringe l’Italia ad accontentarsi della proverbiale “medaglia di legno”. A vincere l’oro sono i padroni di casa del Belgio che battono in finale per 2-0 la Cecoslovacchia, fuori dai giochi per le medaglie a causa di un sistema che premia coloro che arrivano del torneo di consolazione. Quest’ultimo vede il successo della Spagna che si porta a casa l’argento davanti ai Paesi Bassi con cui avevamo pareggiato prima dei Giochi.
Per Bruna l’esperienza in azzurro finisce qui, ma non l’epopea con la Juventus che lo vedrà indossare la maglia bianconera per novantasette volte con un solo gol realizzato su rigore contro l’Hellas Verona la prima giornata del campionato 1921-22. Antonio è così importante per la squadra torinese che i dirigenti della Vecchia Signora decidono di chiedere al senatore Giovanni Agnelli, fondatore della Fabbrica Italiana Automobili Torino, la possibilità di offrire qualche permesso a Bruna per allenarsi con più vigore.
La leggenda vuole che lo stesso terzino abbia parlato con il parlamentare ottenendo l’ok, ma soprattutto incuriosendo Agnelli che a partire dal 1923 porrà alla guida del club il figlio Edoardo. Se è vero che Bruna si ritirerà a soli trent’anni a causa di una serie di infortuni, farà strada in FIAT tanto da essere scelto per un manifesto pubblicitario appeso in giro per Torino e dintorni, ottenendo poi un posto di primo nella Simca a Parigi. Si spegnerà il giorno di Natale del 1976 a causa di un enfisema polmonare che non gli toglierà la nomea di aver portato gli Agnelli nella Juventus.