La ginnastica ritmica a Parigi è all’undicesima apparizione olimpica, una disciplina “giovane” per i Giochi, esordio nel 1984 a Los Angeles, ma non così tanto se si guarda ai Mondiali, la cui prima edizione risale al 1963. E’ comunque uno sport che si afferma dopo tutti gli altri che rappresentano le colonne delle Olimpiadi, come la stessa “madre” della ritmica, la ginnastica artistica, presente sin da Atene 1896, ma che rapidamente conquista l’apprezzamento degli spettatori.
Poco alla volta, la ginnastica ritmica si è imposta come sport col tutto esaurito nei palazzetti e con altissime cifre di spettatori televisivi e di gradimento, grazie al felice connubio fra armonia dei movimenti di danza e il valore tecnico e atletico della ginnastica di base. A Parigi, purtroppo, per la prima volta nella storia di questo sport alle Olimpiadi, non ci sarà la Russia, esclusa per le vicende legate alla guerra tra Russia e Ucraina. Il discorso merita un approfondimento a parte che riguarda tutti gli sport e che affronteremo in seguito. Restando alla ginnastica ritmica va detto che, senza le russe, i risultati sono falsati. Per capirlo meglio basta ricordare che le atlete russe hanno vinto l’oro olimpico in 7 edizioni su 11 della gara individuale e in 5 su 7 della gara a squadre (inserita nel programma dei Giochi dal 1996), e quello mondiale in 21 edizioni su 35 della gara individuale (assenti negli ultimi due Mondiali) e in 16 su 33 della gara a squadre. Perciò, senza togliere i giusti meriti a chi sta vincendo le medaglie mondiali, e adesso olimpiche, dal 2022 in poi questa assenza incide profondamente sul significato sportivo.
LA STORIA
Riferimenti alle origini di una ginnastica che possa definirsi ritmica indicano gli Egizi, i Greci e i Romani come popoli in cui si praticavano esercizi sportivi accompagnati da musica e con piccoli attrezzi. Nell’era moderna, questa attività si sviluppa in particolare verso fine Ottocento. Resta nell’ambito della ginnastica artistica fino alla fine degli anni Cinquanta, poi nel 1962 viene riconosciuto dalla Federazione internazionale di ginnastica (Fgi) come sport indipendente, nel 1963 si svolgono a Budapest i primi Mondiali della storia. Nel 1984 entra nel programma olimpico con la prova individuale, nel 1996 con quella a squadre. Gli attrezzi usati sono cinque: fune, palla, cerchio, nastro, clavette. Come disciplina olimpica è riconosciuta solo nel settore femminile, ugualmente nei Mondiali da parte della Federazione internazionale. C’è anche un movimento maschile, ma non è ancora riconosciuto dalla Fgi.
LE CAMPIONESSE
La Russia (già Unione sovietica) la dominatrice incontrastata di questo sport, con una serie impressionante di campionesse individuali e di squadre quasi imbattibili. A contenderle i titoli mondiali e olimpici la Bulgaria e l’Ucraina sin dall’inizio, cui si è aggiunta l’Italia a partire dagli anni Duemila, soprattutto con la squadra, per poi imporsi anche nell’individuale in questi ultimi anni.
Le russe più importanti nella storia della ritmica sono Irina Deriugina (4 ori, 3 argenti e un bronzo ai Mondiali negli anni Settanta), Alina Kabaeva (un oro e un bronzo olimpici, 9 ori, 3 argenti e 2 bronzi mondiali, e dopo il ritiro dalle competizioni ritenuta l’amante del presidente russo Putin), Evgeniya Kanaeva (2 ori olimpici, 17 ori e un argento mondiali), Yana Kudryavtseva (un argento olimpico, 13 ori e 3 argenti mondiali), Dina Averina (un argento olimpico, 18 ori, 3 argento e un bronzo mondiali), Margarita Mamun (un oro olimpico, 7 ori, 6 argenti e un bronzo mondiali). A loro vanno aggiunte le atlete della squadra che, soprattutto dal 1999 al 2021, ultima partecipazione a Olimpiadi e Mondiali, hanno vinto 10 ori iridati su 15 nell’All-around (oltre a 14 negli attrezzi) e 5 su 6 ai Giochi.
A incrinare questo dominio c’è stata soprattutto la Bulgaria, 11 ori a squadre nei Mondiali in 37 edizioni, e soprattutto oro all’Olimpiade di Tokyo 2020, davanti alla Russia presente come Comitato olimpico russo. Altra grande sorpresa a Tokyo fu la sconfitta russa anche nell’individuale, con Dina Averina al secondo posto dietro l’israeliana Linoy Ashram.
GRANDE ITALIA
In questo quadro di supremazia dell’Est europeo (fra Russia, Bulgaria, Bielorussia e Ucraina) la vera rivelazione degli ultimi venti anni è stata l’Italia. In precedenza c’era stato un oro mondiale a squadre nel 1975, in una edizione alla quale non aveva partecipato la Russia. Ma è dall’inizio degli anni Duemila che avviene il definitivo salto di qualità. La marca di avvicinamento avviene negli anni Novanta, c.t. della nazionale viene nominata nel 1996 Emanuela Maccarani, che resterà in questo ruolo fino a oggi, con l’Italia che oscilla fra quinto e settimo posto nell’All-around a squadre e ha buoni piazzamenti anche nelle gare degli attrezzi. Nel 2003, infine, quarto posto nell’All-around e le prime medaglie mondiali, due bronzi, nelle specialità dei 5 nastri e 3 cerchi-2 palle. Le azzurre sono Elisa Blanchi, Marinella Falca, Daniela Masseroni, Pamela Mastroianni, Francesca Pasinetti ed Elisa Santoni.
La conferma di essere stabilmente fra le prime del mondo arriva l’anno dopo, all’Olimpiade di Atene, con l’argento nell’All-around con questa formazione: Elisa Blanchi, Fabrizia D’Ottavio, Marinella Falca, Daniela Masseroni, Elisa Santoni, Laura Vernizzi. Ai Mondiali la squadra italiana inaugura una stagione entusiasmante: 3 ori consecutivi nell’All-around dal 2009 al 2011 e 6 argenti, cui si aggiungono 7 ori, 12 argenti e 3 bronzi nelle finali degli attrezzi.
Arrivano poi altri due bronzi alle Olimpiadi, inframmezzati a due amari quarti posti (2008 e 2016). Sul podio vanno, nel 2012, Elisa Blanchi, Romina Laurito, Marta Pagnini, Elisa Santoni, Anželika Savrajuk, Andreea Stefanescu; nel 2020, Martina Centofanti, Agnese Duranti, Alessia Maurelli, Daniela Mogurean, Martina Santandrea.
Ai successi nelle gare a squadre, alla fine si aggiungono quelli individuali, grazie soprattutto a Sofia Raffaeli che nel 2021, dopo belle prove da junior in campo internazionale, dà inizio alla sua carriera senior e alla sequenza di medaglie. In quell’anno, ai Mondiali, prende l’argento nell’All-around a squadre (per somma di punteggi individuali) con Milena Baldassarri e Alexandra Agiurgiuculese, e il bronzo nella gara del cerchio. L’impresa più bella ai Mondiali 2023: 5 ori (concorso generale, squadre, cerchio, palla, nastro) e un bronzo (clavette). Ancora medaglie ai Mondiali 2024: 3 argenti e un bronzo. Inoltre, 31 ori in Coppa del Mondo e 5 agli Europei.
TRAGUARDI OLIMPICI
A Parigi la squadra favorita appare ancora la Bulgaria (oro a Tokyo 2020), che ha fallito i Mondiali 2023, ma aveva vinto quelli 2022 e tenta di ribaltare il risultato dell’anno scorso, quando l’oro mondiale fu vinto da Israele. L’Italia è l’altra grande pretendente all’oro o quantomeno al podio, ma la concorrenza è forte, soprattutto da parte della Spagna. Le azzurre sono Agnese Duranti, Alessia Maurelli, Daniela Mogurean, Laura Paris, Martina Centofanti.
Nell’individuale sono in gara Sofia Raffaeli e Milena Baldassarri. Le avversarie più pericolose sono la tedesca Darja Varfolomeev (oro ai Mondiali 2023 davanti alla Raffaeli), l’israeliana Daria Atamanov (bronzo in quella stessa gara) e altre protagoniste di quei Mondiali come le bulgare Stiliana Nikolova (quarta) e Boryana Kaleyn (sesta), l’uzbeka Takhmina Ikromova (quinta). Si annunciano gare incandescenti sia a squadre che nell’individuale, una ulteriore garanzia di grande spettacolo in cui l’Italia può avere una parte di rilievo.