Vista da sinistra, lo stesso caso è un esempio di oscurantismo legale: nonostante un’accusa così pesante, Sinner ha giocato diversi tornei con la spada di Damocle di una possibile condanna per doping, che se confermata avrebbe di fatto danneggiato tutti gli avversari che l’altoatesino ha incontrato fino a ieri. Il tutto svolto completamente al buio, sotto una coltre di silenzio che non può essere accettata.
Vista dal centro, una lettura democristiana auspica un’informazione chiara e trasparente ma con un trattamento garantista per Jannik, innocente fino a prova contraria.
Vista da sopra, il sistema antidoping del tennis, l’ITIA (International Tennis Integrity Agency), ha lavorato molto bene, perché il trattamento garantista verso Sinner è stato lo stesso – positività, accusa, difesa, assoluzione, tutto nel pieno silenzio – riservato al collega Marco Bortolotto, onesto doppista molto meno noto del n.1 del mondo.
Vista da sotto, in quanto positivo per due volte al Clostebol, Sinner dovrebbe essere squalificato per almeno due anni, ossia il minimo previsto dai regolamenti antidoping. È quanto sostiene Fritz Soergel, professore all’università di Duisburg-Essen, secondo cui il massaggio sulla pelle della sostanza contenente il Clostebol “è ideale perche’ a basse dosi penetra nella pelle e raggiunge esattamente il punto dell’infiammazione o della lesione, cio’ significa che l’atleta puo’ recuperare piu’ rapidamente, ma se lo fai per qualche settimana e’ semplicemente doping”. Inoltre, “per spiegare questi valori e’ necessario che il farmaco venga assunto da molto tempo, pochi giorni non bastano”.
Vista da… abbiamo finito le “posizioni”: sconfinare nella terza dimensione, dal piano al solido, non serve perché una volta esaurita anche quella, avremo ancora tante altre interpretazioni della vicenda. Come i due esperti intervistati da Repubblica, Domenico Pellegrini, farmacologo dell’Università di Firenze e Simona Pochini, capo del Centro nazionale dipendenze e doping dell’Istituto superiore di Sanità, secondo i quali “ci vorrebbero dosaggi altissimi per aumentare il tono muscolare e ridurre i tempi di recupero tra una gara e l’altra”.
E qui ci cadono le braccia: se sono i Kyrgios, gli Shapovalov e i Pouille a dire la loro, in aperta contestazione dell’operato di Sinner, è tutto legittimo, ma se due scienziati dicono uno l’opposto dell’altro – dosi piccole che migliorano le prestazioni per Soergel, dosi troppo piccole per favorire il recupero per Pellegrini e Pochino – allora alziamo bandiera bianca. Non se ne esce.
A questo punto ci cimentiamo anche noi: in casi come quello di Sinner, una soluzione “privata”, non rivelata pubblicamente, non è praticabile: non il primo e nemmeno il secondo, ma già il terzo torneo saltato da un tennista senza guai fisici noti verrebbe letto col sospetto di uno stop in attesa di giudizio, con ITF, ATP e WTA prive di credibilità. Non rimane che comunicare ufficialmente le verifiche in corso, con dati e procedimenti in essere, auspicando che in caso di assoluzione i sospetti sul giocatore spariscano. Alla fine, per uscirne, moriremo democristiani. Che tristezza…