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“A Genova conta solo il derby. Se non lo vinci è come rapinare una banca e accorgersi di aver portato via una valigia piena di stracci”. Nessuno più di Giuseppe Baldini sapeva quale fosse il valore del Derby della Lanterna. Nonostante fosse nato lontano dalla Liguria, “Pinella” (com’era noto dai tifosi della Dominante), è diventato un simbolo della Stracittadina per i numerosi gol realizzati con le maglie dell’Andrea Doria, della Sampdoria e del Genoa che lo hanno reso il capocannoniere dell’evento.
Originario della provincia di Ravenna, Baldini inizia la carriera alla fine degli Anni Trenta a Pontedera prima di venir notato dalla Fiorentina con cui esordisce in Serie A nel 1939 a diciassette anni conquistando l’unico trofeo della carriera, la Coppa Italia. Scherzo del destino, vinta proprio in finale con il Genoa.
Quando la strada sembra segnata, ecco mettersi di traverso la guerra che costringe l’intero calcio italiano a ridurre i propri impegni. Ciò non impedisce a Giuseppe di passare nel 1942 all’Ambrosiana e vivere una stagione di vertice nonostante l’imminente stop causato dall’invasione nazifascista. Baldini perde a quel punto alcuni degli anni più importanti della sua vita giungendo per la la prima volta a Genova nel 1945 con la maglia dell’Andrea Doria.
Baldini va a segno a ripetizione e non si ferma nemmeno il 16 dicembre 1945 nello 0-3 inflitto al Genoa in cui realizza la seconda rete del match. E’ la prima nel Derby della Lanterna, una delle ultime per l’Andrea Doria in una Stracittadina. Tutto ciò perché l’anno successivo la squadra si fonde con la Sampierdarenese dando vita così alla Sampdoria.
E’ proprio in blucerchiato che esplode il talento di Baldini che, con il compagno di reparto Andrea Bassetto, compone l’incredibile tandem conosciuto come “attacco atomico”. I due si trovano a meraviglia, permettono alla Sampdoria non solo di salvarsi, ma dopo pochi anni pure di affacciarsi ai piani alti della classifica. In quegli anni ruggenti arrivano una serie di successi nel derby per la Samp, targati puntualmente Baldini che nel 1948 viene ingaggiato da Giorgio Simonelli per un cammeo nel film “11 uomini e un pallone” dove si ritrova a interpretare sé stesso insieme a una serie di campioni dell’epoca.
Il picco della fulgida carriera di Baldini arriva il 27 febbraio 1949 quando, davanti al suo pubblico, esordisce in Nazionale in un’amichevole contro il Portogallo. E’ il giorno del debutto di Ferruccio Novo sulla panchina dell’Italia in compagnia di Roberto Copernico ed Ermanno Aebi, tutti e tre chiamati a comporre la nuova commissione tecnica dopo l’addio di Vittorio Pozzo. La squadra è pressoché composta da giocatori del Grande Torino di cui Novo è presidente e che sta di fatto rivoluzionando il calcio italiano, ma fra loro c’è spazio anche per un rappresentante della compagine locale, quasi si tratti di un’esca per attirare maggior pubblico allo stadio.
Il ruolo toccherebbe a Bassetto, ma l’attaccante blucerchiato si infortuna prima del match così viene chiamato Baldini che a ventisette anni veste per la prima volta l’azzurro sul terreno del Ferrraris. Vista la forza del Grande Torino, il centravanti romagnolo non dovrebbe aver problemi a centrare la porta avversaria, tuttavia il “complesso granata” sembra prendere il sopravvento costringendolo a mettersi a disposizione della squadra.
E’ una mazzata per l’autostima di Baldini che, dopo soli novanta minuti, perde il posto in azzurro, mentre con la Sampdoria raggiunge un insperato quinto posto, non replicato l’anno successivo e che costa all’attaccante la permanenza a Genova, sponda blucerchiata. Nella città della Lanterna Baldini ormai si è fatto un nome ed ecco quindi farsi avanti il Genoa che lo mette sotto contratto per la stagione 1950-51. Andando oltre qualsiasi questione di tifo, Giuseppe segna nel derby del 3 dicembre 1950 perso per 2-1 e diventa così il giocatore più prolifico con sei reti, unico peraltro a segnare con tre maglie diverse.
Gli highlights di Italia-Portogallo 4-1 del 27 febbraio 1949
Un record ormai imbattibile visto che a Genova esistono ormai solo due squadre di vertice, ma che non basta a salvare il Genoa dallo spettro della Serie B cambiando così nuovamente aria e trasferendosi al Como. E’ una parentesi che lo segna, ma che non riesce a tenerlo lontano dal capoluogo ligure dove ritorna nel 1953, nuovamente sponda sampdoriana. Baldini è ormai sul viale del tramonto, partecipa al prestigioso 5-1 inflitto alla Juventus il 30 gennaio 1955, ma a fine stagione se ne va, questa volta per sempre, deciso a svernare per un’ultima volta sulle rive del Lario.
Chiuderà la carriera a 39 anni nel 1961 con il Como, ma Genova rimarrà la sua unica vera città tanto da trasferirsi in pianta stabile a metà degli Anni Sessanta quando ormai è diventato un allenatore affermato, guidando peraltro la Samp per una stagione. Dalle rive del Mar Ligure non se ne andrà più, spegnendosi a 87 anni il 25 novembre 2009, due giorni prima della 101a edizione del Derby della Lanterna, quella sfida di cui è diventato il simbolo.