Quando Oreste Bolmida suona la tromba, sono dolori per tutti. Lo sanno i giocatori del Torino che, al richiamo del condottiero presente sugli spalti del Filadelfia, devono iniziare a macinare gol per regalare i due punti ai granata. Lo sanno gli avversari della squadra piemontese, costretti a far i conti con la furia sabauda divenuta celebre nel Secondo Dopoguerra.
La Lazio si presenta quindi al Filadelfia come una vittima sacrificale di Valentino Mazzola e compagni, ma quel pomeriggio le gambe dei granata sembrano non girare a fronte delle geometrie dei biancocelesti, in grado di sfruttare il momento d’oro di Flavio Cecconi. Dopo soli tre minuti Leandro Remondini sfrutta un’uscita fuori area da Valerio Bacigalupo costringendo l’estremo difensore a gettare il pallone in angolo dopo una spinosa punizione.
Passano altri tre giri di lancette e Costantino De Andreis riparte velocissimo saltando di netto prima Mario Rigamonti e poi Sauro Tomà presentando al centro una palla deliziosa per Aldo Puccinelli che da due passi non può far altro che spedire la sfera in rete.
La Lazio sembra indemoniata e al 13′ un’azione serrata fra Cecconi, Romano Penzo e Puccinelli porta quest’ultimo a un cross all’indietro per il centrocampista laziale che tira verso Bacigalupo, ma la palla sfiora la testa di Giuseppe Grezar ingannando l’estremo difensore torinista. E’ 2-0. Al 22′ è ancora una volta Bacigalupo protagonista in negativo sbagliando un passaggio a Grezar che non controlla e consegna il pallone a Penzo che insacca per il 3-0.
La partita sembra ormai finita, ma il Torino ha uno scatto d’orgoglio e al 25′ trova Eusebio Castigliano pronto a spezzare la difesa opposta da Uber Gradella per realizzare il 3-1. Un gol che non fa paura ai laziali che però qualche minuto dopo perdono per infortunio Cecconi. La Lazio si scompone, perde l’attenzione mostrata fino a qualche minuto prima e al 43′ arriva il 3-2 del Torino con Franco Ossola che serve Romeo Menti su calcio d’angolo che rimette in mezzo e consente a Guglielmo Gabetto di sfoderare una delle sue proverbiali rovesciate.
La situazione sembra più tranquilla, eppure nell’intervallo arriva lo squillo di Bolmida che scuote gli animi di tutti e soprattutto da’ il via al cosiddetto “quarto d’ora granata” accompagnato dal proverbiale gesto di Mazzola che si tira su le maniche e accende il gioco del Torino. Al rientro in campo la squadra di Roberto Copernico sembra rivoluzionata, imprendibile come dimostrato dal palo di Mazzola che arriva nei primi minuti del secondo tempo. Al 55′ però arriva il pareggio: Aldo Ballarin porta avanti la palla dalle retrovie, la passa a Menti che una volta la passa a Ossola. Cross in mezzo a spiovere e tocco risolutivo in mischia di Castigliano.