La tragedia di Matilde Lorenzi non ha colpito soltanto il mondo dello sci italiano, ma l’intero sport tricolore che ha iniziato a interrogarsi su quali precauzioni debbano esser prese per evitare che ciò si ripeta. La storia della 19enne di Villarbasse ricorda però un altro dramma che ha squarciato il settore invernale, quello di Leonardo David, il giovane campione scomparso nel 1985 dopo sei anni di coma causato da due gravissime cadute in pista.
Storie che si assomigliano, si ripetono e che a distanza di quasi quarant’anni ci ricordano l’epopea di Leonardo, l’ “uomo nuovo” dello sci azzurro che alla fine degli Anni Settanta è considerato l’erede di Gustav Thöni. L’epopea della Valanga Azzurra sta ormai per tramontare e alla corte di Mario Cotelli è tempo di rinnovamenti. Dopo la vittoria della Coppa Europa nel 1978 David appare l’uomo giusto per questo cambiamento, un giovane bravo a destreggiarsi fra i pali stretti dello slalom e le porte larghe del gigante, ma anche di mettersi in luce ad alta velocità in discesa libera.
Doti fondamentali per tentare di arginare l’ascesa imponente dello svedese Ingemar Stenmark e che Leonardo prova mette in mostra a partire dal 9 dicembre 1978 quando, in occasione dello slalom gigante di Schladming, conquista il terzo posto alle spalle di Stenmark e dello svizzero Peter Luscher.
David è un prodigio, due settimane dopo si ripete a Kranjska Gora in slalom chiudendo ancora una volta alle spalle dello scandinavo e del rappresentante del Liechtenstein Paul Frommelt. L’atleta di Gressoney-Saint-Jean infila una top ten dietro l’altra sino al febbraio 1979, il punto più alto della sua carriera quando a Jasna arriva in seconda posizione alle spalle soltanto dell’americano Phil Mahre, ma soprattutto quando a Oslo vince la sua prima gara di Coppa del Mondo fra i pali stretti lasciandosi alle spalle in entrambe i casi Stenmark.
Sembra l’inizio di una carriera piena di successi quando il 16 febbraio, in occasione dei Campionati Italiani a Cortina d’Ampezzo, cade in discesa libera lungo l’Olympia delle Tofane. Leonardo scivola a 80 chilometri orari, rimbalzando più volte sul ghiaccio veneto battendo così forte la testa tanto da perdere il casco. Nonostante la situazione, David si rialza e raggiunge il traguardo sugli sci complimentandosi con il vincitore.
Non sembrano esserci gravi conseguenze nonostante la spettacolare caduta, i medici del Codivilla gli danno il nullaosta per partecipare due giorni dopo allo slalom, tuttavia quando si reca al Col Drusciè capisce che c’è qualcosa che non va. Soffre di cefalea e vertigini, per questo motivo sceglie di saltare l’appuntamento agonistico per trasferirsi a Lecco dove viene sottoposto a un’attenta visita del primario di Neurologia dell’ospedale lariano.
David svolge approfonditi esami, ma le radiografie e l’encefalogramma dicono che non c’è alcun danno al cervello. La Federazione lo dichiara quindi idoneo per partecipare alla prova pre-olimpica in programma a Lake Placid. I disturbi continuano a tormentare lo sciatore valdostano come sottolinea il compagno di squadra Paolo De Chiesa, è talmente provato che non riesce nemmeno ad allenarsi visto che le vibrazioni prodotte dallo sci sul ghiaccio gli causano il mal di testa.
Nonostante ciò Leonardo parte per l’America e il 3 marzo è al via della discesa libera di Lake Placid. Tutto sembra andare per il meglio quando, affrontando lo schuss finale, l’azzurro perde il controllo dello sci sinistro. Nel tentativo di recuperare la posizione, la gamba destra cede all’improvviso e David finisce per rimbalzare con la spalla destra più volte sul terreno prima di sbattere la testa di striscio.
La caduta di Leonardo David sulla pista di Lake Placid
Come a Cortina il talento di Gressoney-Saint-Jean si rialza e raggiunge il traguardo, ma stavolta gli mancano le forze. Si accascia davanti a un attonito Pierino Gros che tenta di sorreggerlo in attesa dell’intervento di un medico. I soccorsi tardano ad arrivare e quando arrivano, lo trovano privo di sensi.
Il viaggio in elicottero dura una quarantina di minuti, ma quando Leonardo giunge in ospedale è già riverso in uno stato comatoso. I medici americani decidono di operarlo d’urgenza, ma Leonardo non riesce a risvegliarsi da quel “coma vigile” che da quel momento lo accompagnerà per tutta la vita. Passano due mesi e mezzo, ma la situazione non cambia, così i genitori decidono di riportarlo a casa nella speranza di affrontare un percorso di riabilitazione neurologica e ritrovare proprio figlio.
Tuttavia nemmeno un ricovero a Innsbruck sembra sortire effetti sperati tanto che Leonardo è costretto a combattere una battaglia senza fine. Da quel “coma vigile” non si risveglierà mai, concludendo il proprio calvario il 26 febbraio 1985 a quasi sei anni di distanza da quell’incidente a Lake Placid. Cosa sia successo in quei giorni che trascorrono fra la caduta di Cortina e quella in Nord America non si saprà mai, ma come successo per Matilde Lorenzi, ciò che è certo che lo sport italiano ha perso un giovane pieno di talento e dal futuro limpido.