Tombini che saltano, muretti che si spostano, temperature al limite della sopravvivenza. Tutto ciò è quello che accade nella mattinata di domenica 8 luglio 1984 sul circuito di Dallas, sede del Gran Premio degli Stati Uniti di Formula 1.
Un appuntamento controverso vista la composizione del tracciato, disegnato lungo le strade di Fair Park nei pressi del Cotton Bowl, ma soprattutto caratterizzato da ben ventitré curve distribuite lungo i 3900 metri in programma. Una situazione che preoccupa i piloti, già terrorizzati dalle condizioni dell’asfalto e dall’assenza di misure di sicurezza.
A ciò si aggiungono le elevate velocità che, secondo Niki Lauda, sono paragonabili a quelle di un tracciato tradizionale, ma che si aggiungono ai pericoli di un circuito cittadino. L’austriaco della McLaren se ne accorge già nei giorni precedenti quando, insieme al ferrarista René Arnoux, provano la pista con vetture stradali venendo però pizzicati dalla polizia per aver superato i limiti di velocità vigenti.
Nonostante le minacce dei piloti e della FOCA, l’ente guidato da Bernie Ecclestone e in grado di raccogliere la maggior parte delle scuderie dell’epoca, la FISA conferma l’appuntamento mostrando però tutte le sue lacune a partire dalle prime prove libere. Gli organizzatori sono costretti a rinviare di due ore e mezzo la sessione del giovedì per sigillare alcuni tombini e soprattutto ampliare le vie di fuga. Ciò non previene però incidenti e nuove lamentele con Elio De Angelis che afferma di “sentirsi ridicolo” nel guidare su quella pista proponendo il boicottaggio.
Lo show prosegue anche nei giorni successivi con il caldo a farla da padrona visto che le temperature non scendono mai sotto i 40 gradi toccando picchi di 55 nell’abitacolo e 60 sull’asfalto, destinato a sgretolarsi al passaggio delle monoposto. Le gomme da qualifica si distruggono dopo nemmeno un giro e per questo diversi piloti finiscono a muro distruggendo le auto e saltando così la gara domenicale.
Nelle prove del venerdì Martin Brundle si schianta riportando due fratture alla caviglia, ma soprattutto spostando nell’impatto uno dei blocchi di cemento che cingono la pista. Poco dopo Niki Lauda impatta contro le barriere e riporta una contusione al polpaccio, mentre Philippe Alliot rompe l’auto in una rovinosa carambola e deve dir addio alla competizione prima di iniziarla.
A segnare i tempi migliori sono le Lotus di Nigel Mansell, alla prima pole position dopo oltre cinquanta gran premi disputati, e di Elio De Angelis che precedono un sorprendente Derek Warwick, unico in grado di migliorarsi il sabato dopo che le monoposto di Colin Chapman preferiscono non compiere nemmeno un tentativo. Più distanti René Arnoux e Niki Lauda che completano la top five, mentre in sesta piazza compare a sorpresa il debuttante Ayrton Senna con la sua Toleman.
Il pilota brasiliano è veloce, preciso e tutto ciò emerge fra i muretti di Dallas che per certi versi ricordano quelli di Montecarlo dove ha conquistato un clamoroso secondo posto alle spalle della McLaren di Alain Prost, costretto a scattare proprio a ridosso del pilota verdeoro.
Per evitare problemi con il caldo eccessivo, gli organizzatori anticipano quindi la partenza del gran premio alle 11 del mattino e il warm up addirittura alle 7.30 dopo gli interventi degli operai per sistemare le buche che si sono create lungo il tracciato a causa della gara di contorno della Can-Am. A questo punto i piloti tentano in ogni modo per far saltare la gara, ma Ecclestone non ci sta e costringe i piloti a scendere in griglia concedendo loro un accorciamento di dieci giri.
La gara parte subito male per la Ferrari con Arnoux che rimane fermo in griglia a causa di un problema che lo fa scattare dall’ultima fila dove condivide lo stesso destino di Manfred Winkelhock. Chi invece scatta al meglio sono le Lotus di Mansell e De Angelis che mantengono il comando davanti a Warwick, mentre Senna risale subito al quarto posto. Nel tentativo di agguantare il podio il brasiliano va in testacoda e finisce anche per un urtare un muretto forando una gomma. Il giovane sudamericano è costretto a lasciar passare mezzo gruppo prima di ripartire e completare il giro a bassa velocità sino a rientrare ai box dal quale fuoriesce in fondo alla classifica.
Nulla di preoccupante considerato che la gara si fa là davanti con De Angelis, alle prese con un problema all’iniettore, che è costretto nel giro di sette tornate a cedere la posizione prima a Warwick e poi a Lauda. L’inglese della Renault sembra indiavolato e all’undicesimo giro tenta il sorpasso a Mansell; tuttavia, i freni sono troppo freddi e questo lo porta a finire in testacoda contro le barriere, ma soprattutto a concludere lì la propria prova.
Nel frattempo De Angelis si riprende, torna in seconda posizione e al dodicesimo giro tenta invano il sorpasso su Mansell, alle prese con noie al cambio, dovendosi accontentare della piazza d’onore. Chi invece sembra aver trovato il ritmo giusto è Keke Rosberg che con la sua Williams si è preso il terzo posto ai danni di Lauda, infastidito da problemi al propulsore. Il finlandese è scatenato, al diciannovesimo giro supera De Angelis e si porta negli scarichi di Mansell, deciso a tener chiusa la porta.
Keke non ci sta, ci prova e ci riprova, ma proprio questo aspetto lo penalizza visto che da dietro arriva prepotente Prost, in grado al trentatreesimo giro di risalire al secondo posto prima di lasciare nuovamente la posizione a causa di un errore di guida. Tre tornate dopo Mansell tocca un muretto con l’alettone posteriore dovendo lasciare la testa a Rosberg, pronto a riprendersi il maltolto. Il leone britannico non ci sta e rischia addirittura la collisione, non riuscendo però a completare l’impresa. Questa guida aggressiva rovina definitivamente le gomme di Mansell che a stretto giro è costretto a rientrare ai box e a dir così addio alle chance di vittoria.
Dietro, intanto, Senna prova la rimonta, va oltre i limiti della propria macchina quando al quarantasettesimo giro, mentre è in lotta per la zona punti, finisce per “baciare” il muretto laterale terminando così la corsa con un ritiro. Quando rientra il pilota paulista è furibondo, all’ingegnere di pista Pat Symonds ripete continuamente che il muro si è spostato. Il tecnico non ci crede, è convinto che si tratti di uno scherzo, ma Senna non demorde: il muro si è spostato. La situazione è talmente paradossale che a fine gara Symonds decide di andare a controllare insieme al brasiliano e nota come effettivamente la barriera si sia spostata di pochi centimetri ostruendo la traiettoria del verdeoro.
Tornando alla cronaca, la risalita di Prost prosegue sino al primo posto, guadagnato al quarantanovesimo giro grazie a un errore di Rosberg; tuttavia, per il francese non è giornata. Alla tornata numero 57, a curva 6, termina contro le barriere rompendo una sospensione e parcheggiando così a lato la McLaren. Un punto maledetto visto che, prima della conclusione, anche il compagno di scuderia Niki Lauda vive la medesima situazione.
Questo apre la strada a Keke Rosberg che, allo scadere delle due ore di gara, riporta una macchina motorizzata Honda sul gradino più alto del podio dopo diciassette anni. Alle spalle arriva un coriaceo René Arnoux, scattato dall’ultima posizione, e un costante Elio De Angelis, mentre al quarto posto arriva l’altra Williams di Jacques Lafitte.
Finale drammatico invece per Mansell che all’ultimo giro rompe la scatola del cambio ritrovandosi con la Lotus piantata sul rettilineo conclusivo. Nel tentativo di cogliere qualche punto, l’inglese scende dalla monoposto e inizia a spingerla nonostante un peso a dir poco eccessivo e un caldo soffocante. Le temperature elevate e gli effetti della disidratazione hanno però la meglio su di lui che cade svenuto sull’asfalto bollente di Dallas. Mansell chiude quindi al sesto posto alle spalle del bergamasco Pierluigi Ghinzani che, complice una gara pulita, chiude in quinta piazza e riporta l’Osella in zona punti a distanza di tre anni.