Otto scrittori giovani e meno giovani, otto capitoli: ecco “Azzurro Davis, Sinner, Panatta, Pietrangeli e gli altri. Le finali dell’Italia del tennis”. Io me lo sono bevuto davvero in fretta, un po’ perché catturato dall’argomento, noto, amato e intimamente vissuto spesso sul posto, grazie al mio ruolo di cronista, un po’ perché attratto dalla scrittura, davvero accattivante, un po’ perché incuriosito dal particolare racconto delle storie e dall’analisi dei personaggi, un po’ perché intrigato dagli intrecci anche storici e culturali cui erano legate le otto meravigliose avventure del tennis italiano nella competizione a squadre più famosa della disciplina, e fra le più famose di tutto lo sport.
A condire questo elettrizzante cocktail, per rivivere le otto storiche finali di Davis, ci sono poi le interviste, anche inedite, dei protagonisti che si legano agli eventi colorandole di nuove sfumature ed arricchendo la narrazione. Tutto questo mantenendo comunque inalterata la personalità e lo stile degli autori, che hanno vissuto in modo totalmente diverso quelle situazioni, restituendone comunque una narrazione fedele, appassionante e molto ben delineata.
«Siamo stati sempre al centro di qualche cambiamento, protagonisti di momenti importanti:
la vicenda politica del Cile, la finale a San Francisco
dopo la morte di Bitti Bergamo, quella di Praga con la polizia ceca e il tristemente famoso giudice di sedia,
ma anche la semifinale in Sudafrica 1974, durante l’apartheid. Non ci siamo fatti mancare nulla! Il tennis è sempre una bella storia da raccontare, e Azzurro Davis lo dimostra», scrive giustamente nell’introduzione Paolo Bertolucci, protagonista sul campo prima come giocatore e poi come capitano.
Mi sono appassionato nel rivivere personaggi meno noti come Orlando Sirola, così diverso e così complementare a Nicola Pietrangeli, col quale ha formato una coppia mitica in nazionale negli ancor più mitici confronti delle finali interzone e dei Challenge Round, contro i campioni uscenti nelle indimenticabili sfide coi maestri australiani e statunitensi. Ho rivissuto momenti epici della storia italiana tutta, col secondo dopoguerra, la trasformazione dell’Italia e La Dolce Vita, momenti che sia sono incrociati con altri momenti, col miracolo italiano, con l’immigrazione dal Sud al Nord, con personaggi tanto particolari, unici, come Fausto Gardini, e anche con Charlton Heston che stava recitando Ben Hurr a Cinecittà.
Non voglio e non posso anticipare tutto “Azzurro Davis”, rivivendo la finale del 1976 con tutte le sue problematiche politiche pre e post trionfo, le difficoltà successive allo straordinario quartetto creato da papà Mario Belardinelli al centro tecnico federale di Formia, il pungo e travagliato purgatorio, lontano dal tennis di vertice. Eppoi, eppoi, sempre meglio, sempre più su, come non mai, fino ad arrivare al Rinascimento del tennis italiano. Che, grazie al Profeta dai capelli rossi, Jannik Sinner, ha portato alla conquista della nuova Coppa, l’anno scorso a Malaga.
Leggete con attenzione e passione questo romanzo, tenetevelo sul comodino e ogni tanto tortate a sfogliarlo: scoprirete sempre qualcos’altro di nuovo. E di intrigante.