Tre anni fa, Jannik Sinner partecipava per la prima volta alle Nitto ATP Finals per sostituire un infortunato Matteo Berrettini. L’anno scorso, da n. 4 del mondo, si è issato nientemeno che in finale, superato solo da Novak Djokovic (dopo averlo battuto per la prima volta in carriera nel Round Robin) che, con il settimo sigillo di fine anno, ha strappato l’ennesimo record a Roger Federer, ormai fermo a sei vittorie al Masters. E quest’anno?
Intanto oggi, al suo esordio a Torino, supera senza brillare l’amico Alex de Minaur per l’ottava volta in altrettanti scontri, nei quali l’australiano ha vinto solo un set. I due sono l’unica coppia, iniseme a Rublev/Tsitsipas, ad incontrarsi alle Finals dopo essere stati avversari anche alle finali NextGen. L’azzurro vince 6-3 6-4 in un’ora e 24 minuti; va via veloce nel primo parziale e, nonostante abbia concesso il break sull’1-1 ad un Alex brillante, rimedia immediatamente con il contro-break, spinge sull’acceleratore e scappa via lontano, chiudendo 6-3 in 36 minuti. Ordinato Jannik con i passanti ed estremamente incisivo da fondo campo. In affanno e fuori giri invece l’australiano, che fa fatica a trovare soluzioni adatte per contrastare l’avversario. Nel secondo parziale, resta comunque attaccato allo score, ma non basta; Jannik riesce a gestire molto meglio l’andamento della partita, soprattutto negli ultimi giochi, riuscendo ad essere “velenoso” con back insidiosi e volé perfette. Il prossimo avversario sarà Taylor Fritz, vittorioso contro un Medvedev in totale confusione e in preda ad una crisi di nervi.
“Dopo questa settimana c’è ancora la Coppa Davis, ma non c’è un posto più bello per me per terminare la stagione del circuito. Per me è un grandissimo onore, non ho giocato a Roma e la cosa mi ha fatto parecchio male. L’anno scorso qui ci siamo andati vicini, ora ho giocato bene e vediamo come va il torneo. Con Fritz sarà una partita difficile. Non gioco da un po’ perché ho dovuto saltare Parigi-Bercy e sono arrivato qui una settimana prima per prepararmi bene. Taylor ha giocato molto bene, ha servito bene, ma vedremo, pensiamo a un match alla volta”.
Impeccabile come sempre, Jannik, anche nelle parole e nell’atteggiamento. L’azzurro giunge al rendez-vous di Torino da super favorito sulla carta, in quanto n. 1 del mondo e con un percorso più vincente di tutti gli altri sette “maestri”. Un numero 1 decisamente consolidato e consapevole, che Jannik si è cucito addosso passo dopo passo, con sacrificio, dolore, e tanta calma e sangue freddo. Sinner è il 19esimo tennista a chiudere l’anno da n. 1 , comunque vada l’esito delle Finals; il coronamento di una stagione pazzesca entrata nella storia del tennis italiano e mondiale. L’azzurro vanta, per ora, 7 titoli stagionali (Australian Open, Rotterdam, Miami, Halle, Cincinnati, US Open, e Shanghai) con oltre 12 milioni di dollari di prize money. Disputa, inoltre, la finale a Pechino e la semifinale al Roland Garros. In totale, invece, i trofei finora sono 17.
Con il successo contro de Minaur, le vittorie stagionali salgono a 66 a fronte di sole 6 sconfitte (con Alcaraz a Pechino, al Roland Garros e a Indian Wells; con Rublev in Canada; Medvedev a Wimbledon e Tsitsipas a Montecarlo). È il quinto giocatore dell’Era Open ad aver vinto almeno due Slam e 3 Masters 1000 nella stessa stagione dopo Sampras, Federer, Nadal e Djokovic. Grazie al trionfo a New York, a 23 anni e 23 giorni, Jannik è il più giovane tennista dell’Era Open a vincere due Slam, dopo Jimmy Connors, nel 1974 (22 anni e 6 giorni).
Non solo, è il quinto giocatore dell’Era Open ad essere riuscito, a 23 anni, a conquistare almeno 6 titoli sul duro in una stagione. Ricordiamo che Jannik, dopo la vittoria di Shanghai, è il primo tennista a non aver concesso palla break contro Djokovic. È il sesto giocatore a superare gli 11.000 punti del ranking dopo i Fab Four. E non è ancora finita…