Cosa significa il fatto che Milano stia dominando la stagione italiana nonostante abbia chiuso all’ultimo posto l’Eurolega? E’ una domanda che ci siamo fatti tutti. A chi me l’ha posta ho risposto così: “significa due cose: che l’EA7 ha bucato la stagione europea giocando ben al di sotto delle sue potenzialità da playoff e che il livello del campionato italiano è al punto più basso, rispetto ai migliori d’Europa, di sempre. Ora la cosa sbagliata sarebbe archiviare la questione come un insuccesso solo di Milano oppure mettersi tutti l’anima in pace dicendo che non possiamo più competere al vertice dando la colpa solo ai soldi che non ci sono”. Perché tiro fuori ancora questa storia? Perché si sta concludendo la stagione regolare della serie A e temo che si comincino a srotolare le scuse utilizzate per i nostri insuccessi europei, legati soprattutto ai budget più alti degli avversari e non alle nostre lacune, per giustificare il fatto che la più ricca e potente Milano non abbia rivali nei playoff e si debba ineluttabilmente avviare verso il secondo triplete consecutivo. Se Venezia, Avellino, Sassari, Reggio Emilia (bisognerebbe aggiungere anche Trento per la qualità del gioco ma evidentemente più corta delle altre, soprattutto adesso) accettassero come un dato di fatto che contro i soldi di Giorgio Armani non c’è nulla da fare, compiendo la stessa analisi fatta in Europa guardando solo a Cska, Real Madrid o Fenerbahce e non a Vitoria, Efes o Stella Rossa, sarebbe un grave errore non solo di club con budget comunque competitivi e squadre lunghe e di discreto talento, ma di tutto il basket italiano. Rispetto alle previsioni di inizio stagione che davano Milano senza rivali soprattutto per il numero smisurato di giocatori a disposizione, l’EA7 ha perso due grandi nomi come Alessandro Gentile e Zoran Dragic, mentre le loro avversarie si sono rinforzate con pedine importanti e, soprattutto Venezia, oggi è profonda quanto i campioni in carica in ogni ruolo. La realtà è che alla vigilia dei playoff, le distanze tra le sfidanti e Milano sulla carta si sono accorciate e non sono mai stati così vicine. In più, la squadra di Jasmin Repesa deve ancora dimostrare di saper esprimere il 100% del suo potenziale, cosa quasi mai accaduta quest’anno. Le avversarie dovrebbero sentire l’odore del sangue. Ma la storia dice che è difficile possa accadere qualcosa di clamoroso nei playoff se non se ne sono visti i prodromi nella stagione regolare: nel 2015, Sassari vinse la coppa Italia, prima di conquistare lo scudetto. Ma i segnali che le contendenti hanno lanciato, in una stagione molto travagliata per l’Olimpia, non sono molto bellicosi, e non solo per la loro mancanza di continuità al vertice e carenze nella qualità del gioco nei momenti decisivi. Nelle sfide che contavano davvero qualcosa, anche psicologicamente, Milano ha dato l’impressione di controllare la situazione, meno che nella semifinale di coppa Italia con Reggio Emilia, vinta all’ultimo tiro. Quasi mai, insomma, le avversarie le sono saltate addosso e solo Trento lo ha fatto al Forum dove, chiunque abbia una minima ambizione, deve per forza venire a vincere per eliminare l’EA7. Invece, nella maggioranza dei casi, è stato perfino manifestata una certa soddisfazione per aver perso con onore. Un dato? Nelle sfide con Milano, Reggio Emila e Sassari hanno subito 10 punti in più rispetto alla media stagionale, Venezia 8, Avellino 6. Diciamo che Milano è stata fatta giocare e la difesa ha raramente lasciato il segno. Un leggerezza, soprattutto mentale, che rende ancora più difficile batterla. Insomma, anche chi deve dare l’assalto a Milano non è stata capace di esprimere il proprio potenziale esattamente i campioni d’Italia. Pesa, secondo me, anche il fatto che solo l’EA7, quest’anno, abbia alle spalle tante sfide europee di primo livello, cosa che è stata negata a Reggio Emilia e Trento dal tragico diktat federale pro Fiba e che Venezia, Sassari e Avellino hanno solo parzialmente rimediato partecipando alla Champions League. Che, arrivata alla Final Four, è certamente una buona competizione molto difficile da vincere, con la terza in classifica in Spagna, la n.2 in Italia, la n.1 di Francia e la n.5 di Turchia. Ma che, come partecipazione, non è paragonabile all’Euroleague e all’Eurocup. Significa che quest’anno le squadre italiane di vertice sono meno pronte per affrontare partite di playoff contro una avversaria che, pur malissimo, ne ha già giocate 30 al piano di sopra. E che per loro sarà importante arrivare più in alto possibile a fine anno per sperare di disputare, la prossima stagione quando varrà il liberi tutti federale, l’Eurocup. Tornando alla domanda iniziale: essere ultimi in Eurolega e primeggiare in Italia non è un controsenso, anzi. Sono due livelli completamente diversi di competizione. E il fatto che Venezia sia alle Final Four di Champions non significa in sé che le distanze tra le due squadre si siano azzerate, anzi conta abbastanza poco. Ma che Milano non sia imbattibile, questo è certo, come lo è che resti la favorita. Per batterla ci vorrebbe una squadra come Sassari del 2015. Secondo me, oggi, sulla carta, ce ne sono anche di più forti, ma non con la stessa ferocia nei momenti decisivi e con così tanta voglia di stupire il mondo.
Luca Chiabotti