Mi chiamano “Fiocco” sin dal primo anno in Italia, a Bergamo, perché quando mi butto in terra per recuperare una palla sembro un “Fiocco di neve”: mi piace, fa parte di me, così come la mia pelle più scura. In realtà il colore non conta, ma si sa che quelli come me di razza mista hanno una marcia in più. No, non mi sento bella. Quando mi dicono “Ciao, bella” al telefono, penso che hanno sbagliato numero, se invece conosco la persona penso a un modo di intercalare, ma mi sento nella media. E, comunque, per me, la bellezza esteriore, non è fondamentale. Certo, lo so, mi si nota: sono grande, sono alta 2.02, ma tendenzialmente non cerco l’attenzione, né mi fa piacere essere un personaggio. Non lo sono, non mi sento tale, cerco da sempre di rimanere me stessa nei rapporti con le persone e spero davvero di non essere cambiata perché gioco a pallavolo. Del resto, chi mi conosce, sa che sono grande ma sono anche piccola, timida, riservata. Leggo molto, cose diverse, dipende dl mio stato d’animo. Dove leggo? Dove capita, di certo non sono un prato perché sono allergica a tutta la natura. Qualche volta scrivo anche, come tutte le persone sensibili.
Una persona sensibile che ha saputo da un sms del ct Bonitta di essere stata esclusa dalle convocazioni per l’Olimpiade. Certo, moralmente mi ha tolto qualcosa: era il mio sogno. Materialmente invece no, non ci penso proprio a quello che ho perso economicamente. I soldi non danno la felicità, anche se aiutano. Certo, mi sono chiesta il perché dell’esclusione, ma solo al momento, ho anche smesso presto di chiedermelo perché in fondo non dipendeva da me e non potevo farci nulla. Spero che la decisione non sia venuta dalla convivenza in squadra con Egonu: penso che potremmo coesistere, nella vita tutto è possibile, se lo si vuole veramente. Adesso, dopo il primo no, ho ridato la mia disponibilità alla nazionale e sono a Roma a fare le visite mediche per vedere come va il ginocchio sinistro: forse sarebbe meglio fermarmi, e riposare, ma vediamo che dicono i dottori. Perché il bello della pallavolo è lo sport in sè, stare insieme, la partita, lo spettacolo, ma il brutto è che non stacchiamo mai: io mi alleno tutti i giorni, meno quello dopo la partita, quando devo fare mille commissioni. Altrimenti faccio le cose più impensabili e, se posso scegliere una passeggiata in città, la mia città, Milano, l’unica dove potrei vivere, vado a farmi un giretto in Duomo. Io sono nata qui, mamma è di Viganò, papà è senegalese, ora vivo a Settimo. Milano è una città europea, ma è una città difficile come tutte per quanto riguarda certi problemi di razzismo, anche se io non ne sono mai rimasta vittima, non mi hanno mai preso di mira, impazzisco se penso a certe cose che succedono. Non mi è accaduto nemmeno in un palasport, succede nel calcio, ma quello è un mondo più difficile sei tanto di più sotto i riflettori.
Gioco a Busto Arsizio perché mi ci ero trovata bene nel 2014-2015, e quando Modena è fallita ed è cambiato tutto, ci sono tornata volentieri. No, non ho pensato mai che adesso potevo essere lì a giocarmi lo scudetto contro Novara: che è più forte, con la Barun che sta facendo un gran campionato e l’esperienza della Franci (Francesca Piccinini), ma Modena sta sorprendendo tutti. Comunque, ogni stagione ha la sua storia, ognuno fa il suo percorso, non mi guardo indietro: io sono uno spirito libero, molto, vivo alla giornata.
Fino all’anno scorso ero fidanzata, ma la convivenza non ha funzionato e la vita va avanti. Capisco la Sharapova quando dice incute paura agli uomini, vale anche per me: non sono un’oca, sono una donna forte, che sa quello che vuole, ho tante amicizie e vivo benissimo da sola. So che ho delle responsabilità, so che tante ragazze seguono il mio esempio e cerco di comportarmi bene, ho i miei valori che cerco assolutamente di seguire, ma sono per un’anarchia moderata: fai quello che vuoi nel rispetto delle altre persone. La prima cosa che mi hanno insegnato è che chi sta bene con se stessa sta bene anche con gli altri, ora sto imparando ad apprezzare l’altra metà di me che avevo sempre rifiutato dopo che papà se n’era andato, e voglio conoscerla, mi affascina proprio. Così mi sono tatuata una mano di Fatima, che poi è anche il mio secondo nome. La mia grande passione è l’Oriente, lo vedo come il mio habitat, ovunque, ne adoro la misticità. Sono atea, ma rispetto tutte le religioni, il fanatico è un’altra cosa, è estremismo.
Non sono d’accordo con questa legge che in Italia permette di sparare contro chi entra in casa: penso che stiamo tornando alla legge del taglione. Però, quando vedo tutta questa violenza sulle donne penso che queste persone si meriterebbero lo stesso trattamento che riservano alla loro compagna. E’ una questione di rispetto, di disciplina verso se stessi e gli altri, che in Oriente c’è: in Giappone non fumano nemmeno all’esterno, non puoi gettare per terra le cose. Il mio futuro sarà lì? Chissà, fra dieci anni dove sarò e a fare che cosa. Io non so neppure quando farò vacanza, figurati fra mare e monti… Diciamo pianura, a Milano. Di sicuro stasera vado al cinema a vedere Guardiani della Galassia 2. E se mi augurano: “In bocca al lupo”. Rispondo: “Viva il lupo!”.
Vincenzo Martucci