Agli albori dell’Ottocento l’ippica è tra gli sport che furoreggiano, unitamente alla ginnastica e al canottaggio. Le prime gare di galoppo disputate a Milano datano 1807, le si improvvisa in aperta campagna, nella zona che oggi è quasi centro città, l’attuale corso Buenos Aires. Si disputano anche alle spalle del Castello Sforzesco, in Piazza d’Armi e, fuori città, negli ippodromi di Senago, Casbeno e Castellazzo. La prima società di corse lombarda, una sezione del Circolo dell’Unione, nasce nel 1842. La svolta si produce nel 1885 quando la “Società Lombarda per le corse dei cavalli”, in origine allocata a Senago, decide di allestire un ippodromo limitrofo a Milano, fuori Porta Magenta, in località San Siro. Un’idea luminosa.
Il progetto viene affidato all’architetto Giulio Valerio che concepisce l’impianto (tribune, casotto della direzione con il portico per le operazioni di peso, sala caffè, spazi di servizio per i fantini, infermeria, scuderie) in tutta semplicità e in economia, dotandolo di costruzioni leggere, che si addicono a uno sport essenzialmente stagionale. L’ippodromo del galoppo a San Siro viene inaugurato il 10 maggio 1888 e l’ippica diventa sempre più importante nella vita sociale milanese. Come riferiscono le sapide cronache del tempo “lo spettacolo del ritorno dalle corse attira una folla sempre più numerosa: le carrozze che occupano la zona dell’ippodromo come tante piccole tribune, tornano in città sfilando in doppia fila, dirigendosi verso il nuovo Parco (l’attuale parco Sempione) dove compiono un giro finale prima di disperdersi”. L’ippica italiana e i suoi impianti sportivi ricalcano lo stile britannico del XIX secolo. In questo contesto si muoverà Ernest Hemingway quando raggiungerà Milano all’inizio del Novecento, riferendone nel suo “Addio alle armi”.
Ben presto è tempo di migliorie e cambiamenti, nel 1909 la Società allestirà la pista di allenamento del galoppo a Trenno, nei pressi all’ippodromo. Per gli allenamenti invernali nasce un trotter coperto di 500 metri, utilissimo. Si affollano in quegli anni d’inizio secolo le scuderie, s’insediano quella di Trenno, la Tesio-Incisa, la Forlanini, la Ramazzotti, la Berlingieri, la Lorenzini, la Tommy Never. Molte scuderie sono sopravvissute all’ingiuria del tempo e alle alterne vicende economiche dei loro proprietari, un tempo nobili o agiatissimi borghesi appassionati di cavalli, oggi – almeno in Italia – confusi tra i tenutari di scommesse, lecite o clandestine.
L’architettura delle scuderie, ci sono ancora, segue le logiche dei cottage inglese o delle cascine normanne, con tetti molto alti e spioventi, “camere d’aria” ricavate tra le coperture e la soletta del primo piano, ampi fienili: tutto è studiato per consentire una temperatura costante a beneficio dei cavalli. La pianta delle scuderie è una U su due piani: a piano terra i box per gli equini, al piano superiore il magazzino per il fieno, le estremità della U ospitano gli alloggi per gli addetti ai lavori.
Tutto procede al …galoppo, pure la necessità di adattare l’ippodromo alle nuove esigenze, alla passione di un pubblico sempre più numeroso. Nel 1911 la “Società Lombarda per le corse dei cavalli” lancia un concorso internazionale per il rinnovo dell’ippodromo, inclusa la tribuna principale, ormai inadeguata. Vi partecipano numerosi architetti e non pochi elaborati terranno banco al palazzo della Permanente dove saranno esposti. Si aggiudicano il concorso gli architetti Paolo Vietti-Violi e Arrigo Cantoni che ricevono l’incarico di costruire ex-novo l’Ippodromo rimpiazzando integralmente il campo corse. I lavori hanno inizio nel 1914, l’asse maggiore delle piste si orienta in direzione est-ovest, mentre il vecchio ippodromo sostava in asse nord-sud, con vantaggi tangibili per il pubblico perché le tribune sono rivolte a nord. Quanto ai collegamenti, sono ben più diretti: ippodromo, piste di allenamento e scuderie sono limitrofi. Li potete ammirare ancora oggi, felice commistione tra elementi della scuola neoclassica francese e l’allora emergente stile liberty. Il nuovo impianto sarà inaugurato nel 1925 e in seguito dichiarato “monumento d’interesse nazionale”, unico ippodromo al mondo ad avere questo privilegio.
Sergio Meda