Gigio Donnarumma è un gioiello, splende così tanto che mezza Europa è abbagliata dalle sue qualità. Che possa diventare il portiere più forte al mondo è fatto accertato, ma le “sliding doors” possono portare una grande promessa ai confini del mondo, ma anche nel sottoscala del calcio. Non può essere una scelta facile per un ragazzo che, a 18 anni compiuti, guarda davanti a sé con gli occhi stupiti e incantati e senza la ragione che può diversamente orientare chi è di qualche anno più vecchio.
Donnarumma vuole vincere e non sa, al momento, se potrà farlo con il Milan, società in trasformazione e che ancora non ha tra le mani il bandolo della matassa del futuro. Restare può essere un rischio, cioè quello di navigare per un’altra stagione nel magmatico calcio delle illusioni perdute. Andarsene può essere un rischio perché la scelta non può essere d’istinto, come spesso fanno i giovani, e neppure monetaria perché spesso dietro ingaggi stratosferici si nascondono insidie altrettanto onerose.
Quale sarà la decisione di Donnarumma? La Juve sarebbe disposta a prenderlo a occhi chiusi e Gigio saprebbe che a Torino – per organizzazione societaria, ambiente e programmi ambiziosi – potrebbe crescere molto bene, sostituire Buffon nel cuore dei tifosi e diventare un re del calcio. Potrebbero andare molto bene anche le ipotesi europee: in Inghilterra (derby tra i due Manchester, tra Guardiola e Mourinho) troverebbe un luogo ideale per crescere, ma anche un altro mondo, comunque pieno di lusinghe per un ragazzo di ambizioni. Una sirena, quella della Premier, che ha un suono acuto, insistente, difficile da allontanare.
E poi c’è il Milan. Ecco, sì, la squadra che l’ha cresciuto e lanciato, quella che gli ha dato l’occasione di mettere in mostra le sue grandi qualità. Decidere di restare sarebbe la sfida più bella, non solo per riconoscenza, ma anche perché in rossonero potrebbe diventare il fulcro di un progetto di crescita, protagonista di una scalata che accomunerebbe un giovane e grande del calcio italiano con una società che tenta di rimettersi in piedi dopo i grandi fasti, poi appassiti, dell’era Berlusconiana. Se noi dovessimo dare un consiglio a Gigio gli diremmo di restare. Di non guardare agli assegni che gli sventoleranno davanti agli occhi, alle lusinghe, alle promesse, ma al senso di appartenenza che per un giovane dovrebbe essere molto forte. Per cambiare aria c’è tempo, si possono firmare contratti che tengano aperto il futuro altrove, in una grandissima italiana o europea. A 18 anni si può aspettare, si può decidere di crescere ancora in un ambiente che lo proteggerebbe per farlo diventare più forte. E poi, fra tre anni, avrebbe tutto il tempo di staccarsi dalla casa madre e conquistare il mondo.
Una delle scelte più apprezzate di Gigi Buffon fu quella, dopo Calciopoli e dopo aver vinto il Mondiale di Germania, di restare alla Juventus in serie B per diventare una bandiera bianconera. Non era scontato, allora, che la squadra bianconera potesse risorgere, ma Buffon più di tutti ha fatto una scelta di campo precisa. Si è rimesso in gioco nel modo più difficile e ora è il capitano di un progetto vincente e sul piano personale un numero uno da leggenda. Ecco, Donnarumma mediti sulle scelte di Buffon e tolga il proprio destino dalle mani di Raiola, il suo procuratore. Si faccia consigliare, lo ascolti, discuta con lui e poi scelga con il cuore, non con il portafogli.
Sergio Gavardi