I primi 15 anni della mia “carriera” di mamma li ho vissuti in gran parte sui campi da golf circondata da bambini impegnati nelle gare giovanili e sono stati gli anni più belli della mia vita. Poi d’un tratto quei bambini non erano più tali, attorno a me c’erano i più grandi nomi del golf mondiale ma io ero ancora la mamma di quel ragazzino che nella mia mente continuavo ad accompagnare in campo.
C’è voluto del tempo ma alla fine ho elaborato il cambiamento….Matteo era cresciuto, forse non era più necessaria la mia presenza, e mi abituo alla nuova vita e quei giorni sembrano sempre più lontani. Tutto torna in equilibrio ma poi… aiuto una amica a raccogliere fondi per la sua Onlus e mi trovo nel mezzo di una gara giovanile della US KIDS circondata da bambini di ogni età che venivano ad accreditarsi per la gara che di lì a poco avrebbero giocato…!
Tuffo al cuore, un susseguirsi di emozioni, vedevo in ogni bambino il mio Matteo e nelle mamme me stessa. L’odore degli alberghi rigorosamente Tre Stelle, l’autostrada, l’agitazione di non trovare il golf e di non arrivare in tempo X alla gara, l’attesa nei circoli, le chiacchiere con le altre mamme…un’altra vita!
Sono cambiate molte cose rispetto ad allora, tutto è molto più organizzato e “professionale” i bambini stessi sono più preparati e abituati alla vita da gara, ma ho rivisto quei bambini di allora. Quelli più timidi, quelli più spavaldi, quelli vestiti da mini professionisti e quelli sempre un po’ “stropicciati”, a quanti infilavo la maglia perennemente fuori dai pantaloni oppure correvo dietro per dargli il panino alla buca9!
Ma quanta nostalgia di quei momenti…! Molti di loro hanno seguito altre strade, altre carriere, molti invece giocano ancora a golf sono diventati professionisti e ogni volta che li ritrovo provo una gioia grande nel vedere che belle persone sono diventate, mi riconoscono, si ricordano e mi salutano con affetto.
Spesso incontro persone che mi chiedono di raccontare come ho fatto a crescere un figlio come Matteo ma non ho una risposta, non ho grandi meriti, ho avuto fortuna, ho seguito il mio modo di essere, ho agito d’istinto e mi è andata bene. Penso che l’unico presupposto che deve perseguire un buon genitore sia quello di cercare di capire i desideri e le propensioni dei propri figli a prescindere dai propri…!
Qualsiasi scelta di un figlio presuppone il sacrificio del genitore, capire le loro attitudini e riuscire ad assecondarle senza cercare di influenzare le loro scelte non è facile ma è necessario.
Se i bambini mostrano passione per qualcosa che sia musica, sport, danza o altro saranno anche disponibili a fare dei sacrifici per poter seguire quello che li rende felici ma il primo sacrificio tocca noi. Sacrificando il nostro tempo permettiamo loro di appassionarsi, li responsabilizziamo nell’impegno di perseguire il loro obiettivo e intanto li facciamo crescere.
No, non è facile, devi accompagnare senza sconti, assecondare senza accondiscendere, sostenere senza prevaricare e intanto educare.
Educare al rispetto nei confronti del genitore stesso, degli avversari, delle regole, dei doveri scolastici…
Devi essere presente ma non protagonista, di supporto, pronto a condividere le gioie dei successi e a consolare le delusioni, rimanendo però sempre un passo indietro. Devi imparare a controllare l’istinto di agire, di intervenire per proteggere. Bisogna imparare ad aspettare che siano loro a chiedere il nostro aiuto e non soffocarli con le nostre premure.
Certo, messa così, sembra una missione impossibile…forse bastava dire che il presupposto per essere un buon genitore è che sappia agire con buon senso.
Francesca