Il tempo passa per per tutti e alla fine ti presenta il conto. E’ accaduto anche a Francesco Totti, capitano dotato di grande carisma. Giocatore meraviglioso che ha incarnato la simpatia della Roma vera, quella che sa scherzare e divertirsi con impareggiabile autoironia.
Roma, città unica nel panorama mondiale, piena di problemi che appaiono irrisolvibili con l’uscita di scena del suo giocatore perde un pezzo particolarmente pregiato, un simbolo idolatrato in casa ma rispettato e applaudito fuori. Venticinque anni con la stessa maglia cucita sulla pelle sono un sogno, un profondo orgoglio per gli amanti dello sport. Tutti sugli spalti e davanti al televisore, con gli occhi velati dalle lacrime, hanno ascoltato le parole che ha dedicato ai propri tifosi. Una lettera straziante, un tormento lancinante, uno spasmo angoscioso. Da tifoso guardone è stata una delle cose più toccanti cui mi sia capitato di assistere. Ogni volta che una bandiera smette di garrire scende sempre un velo di tristezza e di malinconia e bastava volgere lo sguardo nelle tribune per comprendere l’importanza del momento.
Io, in quanto tennista girovago, al termine della carriera, non avrei meritato neppure un centesimo di tanta partecipazione ma i tifosi delle altre squadre, vedendo le suggestive immagini che arrivavano dallo stadio Olimpico, si saranno morsi le mani. Loro non sono stati in grado di omaggiare, come dovuto, i vari Maldini e Del Piero. Adesso Francesco non deve aver paura del domani, è un giovane uomo con una splendida famiglia, tutta una vita davanti, mille strade percorribili davanti a lui e il perenne affetto dei tifosi.
Se davvero ha voglia di sgambettare in mezzo al campo, ha un sistema molto semplice: trasferirsi in un paese di lingua anglosassone, con la famiglia, e stare un anno o due fuori, cosicché i bambini imparino perfettamente l’inglese. Farebbe così un altro grande regalo a se stesso e ai suoi bambini, che avrebbero in dote una lingua che deve obbligatoriamente essere parlata da tutti. America, Australia, Canada sono le sue mete. Come ha fatto del Piero.
Paolo Bertolucci