La Ferrari deve stare attenta. Dopo un ottimo inzio di campionato, con le tre vittorie di Vettel e la leadership nel campionato, non può dormire sugli allori. Tutti hanno detto quest’anno, con la rivoluzione tecnica che ha completamente trasformato le vetture che la sfida per i titoli, piloti e costruttori, sarebbe stata basata soprattutto sugli sviluppi portati di gara in gara sulle monoposto. E sembra che la Mercedes sia già partita di slancio. Non ha impressionato tanto la 66.a pole position ottenuta a Baku da Hamilton, quando i distacchi che l’inglese e il suo compagno di squadra Bottas hanno inflitto alle «rosse». Oltre un secondo di distacco in un circuito dove contano la potenza del motore e il miglior compromesso aerodinamico, è pesante.
E’ vero che Vettel ha dovuto affrontare la qualificazione senza aver preso parte in pratica dalla terza sessione di prove, e che ha dovuto sostituire il motore termico per una perdita di pressione dell’acqua, ma non giustifica del tutto la superiorità dimostrata dalle Mercedes. Il rischio, per Maranello, è dunque quello di perdere il contatto e di trovarsi immischiata in una lotta con gli altri rivali alle spalle del team tedesco.
Sinora la SF70H si era dimostrata competitiva in tutti i tipi di tracciato, confermando la qualità del progetto e la capacità di adattarsi a ogni circuito. Ma la Mercedes ha saputo superare i momenti più difficili e tornare ad essere la squadra da battere. Anche se il suo direttore tecnico dei primi tre titoli mondiali, Paddy Lowe ha stranamente preferito passare alla Williams, le «stelle d’argento» non hanno perso lo smalto, anzi sono riuscire e ristabilire un gap che sembravano avere perso. Il fatto incredibile e che hanno rimediato ingaggiando al posto di Lowe, quel James Allison che aveva lasciato Maranello a metà della scorsa stagione. Questo significa che il gruppo è valido e compatto, che non conta un solo uomo, ma l’intero organigramma, diviso tra le due fabbriche situate in Inghilterra, una per i motori, l’altra per la progettazione e la costruzione dell’aerodinamica e dalla meccanica.
La Ferrari rispetto al 2016 ha fatto un balzo enorme in avanti. Però non basta. Anche perché alle sue spalle sta crescendo come al solito la Red Bull, trascinata da uno straordinario Verstappen, il quale sta annichilendo nelle prestazione il suo partner Daniel Ricciardo (anche se alla fine i punti li porta a casa l’australiano di origine italiana) e si conferma competitiva la Force India.
Se a Montecarlo si dice che qualificazione e gara sono come un colpo alla roulette, a Baku, nell’Azerbaigian, dove si corre sul circuito più strano del mondo, i players, cioè i piloti sono seduti a un tavolo di poker, perché il rischio di danneggiare la monoposto si presenta in ogni curva. Ogni tornata può essere diversa e sono in tanti a poter vincere, almeno sulla carta, considerando però che Hamilton, dopo la batosta subita lo scorso anno da Rosberg, sta tornando ad essere quell’ammazza gare che lo ha portato non soltanto a conquistare tre titoli mondiali ma anche a battere tutta una serie di fantastici record. Almeno quattro squadre hanno dunque la possibilità di imporsi, tenendo conto, tuttavia, del fatto che davanti c’è un pilota che sta facendo la storia.
Cristiano Chiavegato