Dall’argento olimpico di Rio, dietro i fortissimi Usa, al successo al tradizionale torneo “Villa de Portugalete” (a 15 chilometri da Bilbao), battendo Russia, Spagna e in finale Grecia, nell’ultimo test prima dei mondiali del 23-30 luglio a Budapest. Il Setterosa si candida così dichiaratamente al podio. Ma, quando giriamo la domanda al cannoniere azzurro, Roberta Bianconi, la risposta è di quelle umili, intelligenti, da campioni: “Io mi aspettodi vedere una bella luce nei nostri occhi, perché quando ci divertiamo noi facciamo divertire anche il pubblico col nostro gioco”.
Insistiamo: chi vede insieme all’Italia sugli altri gradini del podio in Ungheria?
“Gli Stati Uniti restano le avversarie da battere, da raggiungere, sugli altri nomi sono in difficoltà: dico Australia, Ungheria, Russia, Spagna, è davvero difficile, ci sono tante squadra davvero vicine, e molte che hanno pure ringiovanito e quindi presenteranno facce nuove”.
Sembra che la pallanuoto sia uno di quegli sport che hanno raggiunto la saturazione, senza possibili sviluppi.
“Diciamo che ci conosciamo tutte molto bene, perché negli ultimi anni è aumentato il fattore studio, la video-analisi dei punti di forza propri e dei difetti degli avversari. Anche noi, nella prima parte della preparazione privilegiamo fisico e tecnica, ma poi nei tornei facciamo un’ora in sala video a studiare. Così non ci sono più segreti fra squadre che già sono di grandi qualità, senza tanti punti deboli eclatanti”.
A Bilbao avete vinto tre partite di un solo punto: possedete una forza mentale superiore alle avversarie dirette?
“Ormai la differenza è quella, non ci sono più i 4-5 gol di scarto, e non ci saranno nemmeno nei gironi preliminari di Budapest, saranno tutte partite tirate fino alla fine”.
Alla fine decide l’episodio, il singolo, o che cosa?
“Decide il singolo, certo, ma la cosa fondamentale è il blocco della squadra, il livello di solidità che raggiungi nel tenere nei momenti difficili, nell’esprimere il proprio gioco e nel trovare la soluzione, tutte insieme”.
Beh, però, Roberta Bianconi, in qualunque squadra si trasferisce, sposta l’ago della bilancia.
“I fatti dicono così, ma non lo dico certo io. Anche nei tre anni che ho giocato in Grecia, ho vinto tre scudetti e una coppa Campioni, e quest’anno siamo arrivati secondi in coppa Europa”.
Il prossim’anno giocherà ancora in Grecia?
“Non lo so, mi sono presa un po’ di tempo per pensarci, deciderò dopo i Mondiali. Non so se rientrò in Italia, non è un problema economico, anche se lì si guadagna intorno ai 15-20 mila euro l’anno, mentre in Italia, se pure ti danno quei soldi, a volte non sai se e quando li prenderai. Il problema non è affettivo – un amore c’era e non c’è più – ma devo pensare al futuro anche fuori della pallanuoto”.
L’8 luglio compie 28 anni, in che fase si vede della carriera?
“Dopo l’Olimpiade mi sentivo scarica, com’è sempre dopo un’Olimpiade, ma ultimamente ho ritrovato begli stimoli, mi sto ritrovando, mi sento bene. Non mi sento nella fase calante della carriera, credo di poter essere ancora fra le migliori. Non come centro-boa o solo come attaccante, ma come giocatrice universale, che può fare tutto”.
Magari col Setterosa può prendersi un’altra bella soddisfazione.
“L’argento di Rio non è stato valorizzato come si poteva, in Italia è difficile pubblicizzare il nostro sport, da anni ne parliamo per cercare di valorizzato di più e meglio, ma sotto questo aspetto siamo carenti”.
Eppure il Settorosa continua a crescere e a vincere.
“Negli ultimi due anni, noi del Setterosa, ci siamo prese quelle soddisfazioni che pensavamo di meritare. Abbiamo imparato dai nostri errori, abbiamo lavorato tanto sul fattore mentale e sulla concentrazione, finché non siamo riuscite a migliorarci”.
Vincenzo Martucci