Con l’arrivo della stagione sul cemento nordamericano che culmina con gli Us Open del 28 agosto a New York, il tennis mondiale attende nelle prossime ore notizie certe sul futuro dei due protagonisti delle ultime stagioni, i Fab Four che hanno usurpato il regno di Federer & Nadal, e che l’anno scorso si sono dati il cambio al vertice della classifica. Che cosa deciderà lo strepitoso Djokovic che l’anno scorso ha sfatato il tabù Roland Garros – l’unico Slam che gli mancava – e che cosa farà l’eterno secondo dei gemelli del maggio ’87, Murray, che ha poi infilato sei mesi da sogno e, al Masters, proprio nella sua Londra, è diventato il numero 1? E’ molto probabile che, com’è spesso successo fra i due amici-nemici, cresciuti assieme, e simili anche nel gioco così intenso e così logorante fisicamente da fondo campo, la prima mossa di Novak, sofferente da tempo al gomito destro, provochi la contromossa di Andy, claudicante alle anche.
Sulla deludente scia di Wimbledon, col clamoroso ritiro nei quarti, e con il secondo figlio in arrivo, è sempre più probabile che Djokovic imiti i fortunati esempi di Federer e Nadal e rinunci a tutto il resto della stagione, per ripresentarsi carico alla campagna d’Australia di gennaio. Lo Sportski Zurnal di Belgrado sostiene che i sanitari avrebbero suggerito uno stop di almeno tre mesi, per la precisione dalle 6 alle 12 settimane, secondo il dottor Zdenko Milinkovic, che vorrebbe dire saltare appunto gli Us Open dal 28 agosto sul cemento di Flushing Meadows.
“I sintomi si sono un po’ calmati, Novak ha visitato uno specialista a Toronto per altri test”, ha aggiunto Milinkovic. “E ne ha visti anche altri. Ora la cosa più importante è verificare differenti tipi di procedure e scegliere quale seguire perché guarisca al meglio”. E’ probabile che il campione serbo scelga la via della vacanza forzata perché è emotivamente provato dal k.o. di Wimbledon dopo un set contro Tomas Berdych, dopo tanti sforzi per essere in condizione, e lunedì uscirà per la prima volta dai primi 4 della classifica dal giugno 2007, dopo 524 settimane, cioè oltre dieci anni. Una statistica che lo colloca al terzo posto fra i più regolari a livello più alto, dopo Connors, con 650 settimane, e Lendl, 532, e prima di Federer, 522, e Sampras, 403.
A 30 anni, dopo le tante battaglie del decennio, Djokovic ha rivelato che si trascina il problema al gomito da un anno e mezzo, e sicuramente vuole porvi rimedio in modo definitivo per lanciare poi l’ultima volata della trionfale carriera. Ed è probabile che, in scia, anche Murray, che a Wimbledon camminava vistosamente handicappato, accetti l’idea dello stop nei prossimi mesi, a cominciare dalla campagna sul cemento nordamericano, al solito modo dura per il fisico. Solo che per lui è più probabile un’altra operazione chirurgica, dopo quella alla schiena. E i tempi di recupero potrebbero allungarsi. Cosicché, per gli Us Open, i soliti due, Roger Federer e Rafa Nadal, già finalisti agli Australian Open, che si sono spartiti i successi di Parigi (il decimo di Rafa) e Wimbledon (l’ottavo di Roger), saranno sempre più gli assoluti favoriti.
Vincenzo Martucci