La vittoria è stata troppo risicata per poter davvero gioire e tranquillizzarsi, ma c’è stata. La tradizione del tennis ha salvato il match point e, almeno nell’ultimo Annual General Meeting (AGM) dell’ITF a Ho Chi Minh City, in Vietnam, ha votato contro le più preoccupanti e radicali riforme di coppa Davis e Fed Cup proposte dal board dell’Itf. Il no alla riduzione dei set dal meglio di cinque a tre in campo maschile e la garanzia delle nazioni finaliste di giocare in casa il primo turno nell’anno successivo sono due risultati importanti, peraltro dopo tanti preoccupanti segnali in senso opposto rilanciati dai media. Come testimonia il voto favorevole del 63.54% dei membri delle nazioni, che non arriva al quorum necessario dei due terzi dell’assemblea.
Il disegno del neo presidente della Federtennis mondiale, lo statunitense David Haggerty, in nome dello spettacolo e quindi di tv, sponsor e principali campioni, ha già dato un violento e – temiamo – tragico scossone, con la creazione della Coppa del mondo. cioè delle finali, in sede unica, di tutt’e due le massime gare a squadre per nazioni. Con l’abbandono della formula tradizionale che prometteva alle finaliste di organizzare l’ultima partita nella propria nazione. Per cui il rischio di crollo della tradizione e quindi delle radici stesse del tennis non è cancellato, ma solo rimandato: “Abbiamo promesso il cambiamento e già lo stiamo facendo con una significante serie di riforme, un altro anno di tempo per consolidare il consenso per questo nuovo, grande, appuntamento, ci permetterà di finalizzare al meglio l’iniziativa”.
Del resto, insieme ai due partner ideali, il presidente della Federtennis Usa, Katrina Adams, e quello della Federtennis francese, Bernard Giudicelli, è già stata annunciata la sede dell’evento triennale, il 18 novembre a Ginevra, nel Palexpo da 18mila posti. Sulla falsariga del Superbowl e degli altri massimi eventi sportivi mondiali. Con la forte sensazione che la corsa al gigantismo continui implacabile a dispetto delle piccole realtà, sostenute e lanciate negli anni dalla Itf, col coinvolgimento di sempre più nazioni e l’aspetto davvero mondiale del tennis. Piccole realtà che il nuovo corso di stile statunitense – “cambiare per cambiare” -, vorrebbe tacitare con la promessa di minori costi di organizzazione a forte discapito della promozione dello sport stesso.
Questo sembra infatti il senso della decisione minima dell’AMG di abbassare la disponibilità del campo di gioco ed i requisiti dei campi di allenamento. Così come sembra l’ennesimo contentino ai giocatori la riduzione ad un unico impegno pubblico prima delle sfide di Davis, col trittico sorteggio-conferenza stampa-cena ufficiale. Quando invece è sempre stato importante il senso di festa e il contato col pubblico delle singole, diverse, città di tutt’il mondo dove sbarcano Davis e Fed Cup. Proprio per la possibilità di tutti di vedere ed avvicinare i giocatori.
“Naturalmente rispettiamo le decisioni dell’Assemblea anche se siamo rimasti delusi dalla mancata approvazione di tutte le riforme di coppa Davis e Fed Cup che erano state suggerite dal Board ITF”, ha commentato il numero 1 del tennis mondiale, il presidente Itf, David Haggerty. “Siamo convinti che i cambiamenti per un futuro a lungo termine delle nostre storiche ed iconiche competizioni siano assolutamente necessari, rinnoviamo da subito il nostro impegno a lavorare insieme con le Federazioni nazionali e tutte le parti interessate per migliorare Davis e Fed Cup“. Viva il tennis.
Vincenzo Martucci