Quando spari 49 vincenti (contro 18) – fra cui spiccano ben 33 dritti – e commetti 41 errori ma costringi l’avversario a farne comunque 29, quando reagisci al primo set e, spinto dal tuo pubblico e
dai 18 anni e di elettrizzante fisicità, strappi secondo e terzo set in un crescendo agonistico impressionante, allora non c’è classifica ed esperienza che tenga, e anche un mostro come Rafa Nadal, dopo due ore e tre quarti di battaglia, deve arrendersi al sosia di Bjorn Borg giovane, il mancino Denis Shapovalov (appena 143 del mondo), uno dei prospetti più frizzanti della famosa NextGen di scena il 7-11 novembre a Milano. Lasciando sul cemento di Montreal non solo il successo nel terzo turno del Masters 1000 ma anche la possibilità di riprendersi il numero 1 del mondo dalle mani di Novak Djokovic, lui che era tanto favorito, dall’altro dei 30 titoli Masters 1000, ma che era ugualmente un po’ spaesato, dopo la lunga sosta post-Wimbledon.
E’ una sorpresa, ma non è una enorme sorpresa. Anche se Rafa commenta: “E’ la mia peggior sconfitta dell’anno perché viene contro l’avversario di peggior classifica e perché avevo la chance di diventare numero 1”. Perché il biondo vikingo dal tennis elettrico, campione in carica a Wimbledon juniores, con l’Orso svedese che ha rivoluzionato il tennis imponendo il top spin e l’atletismo esasperato da fondocampo non ha in comune solo l’aspetto, ma anche una personalità forte, importante. Che contrasta con un’anima ribelle e, quindi, con una macchia comportamentale. Perché, così come Borg, da ragazzo, urlava e distruggeva le racchette, prima di imporsi la sua glaciale attitudine una volta diventato professionista, anche Denis deve farsi perdonare una pallata di stizza che ha colpito un arbitro di sedia in coppa Davis, ferendolo all’occhio, e costringendolo a squalificarlo. E, come Borg, è ugualmente precoce, tanto da diventare il più giovane promosso ai quarti dei Canadian Open proprio da Borg nel 1974 (a 18 anni e 2 mesi.)… E da stabilire anche, a 18 anni e 3 mesi, il nuovo primato di più giovane ai quarti nella storia dei Masters 1000 (nata nel 1990), oltre che il secondo più giovane a battere Nadal dopo Coric, a Basilea 2014.
Marchiato da quel fattaccio, deluso da se stesso, colpevole davanti alla squadra, al pubblico e alla bandiera, Denis lo spavaldo, allevato dall’ottima scuola canadese, si è rintanato quindi nel circuito Challenger, deciso a conquistarsi la ribalta pian pianino, in sordina, ma ben conscio delle sue enormi qualità. E, fortificandosi sempre più, atleticamente e tecnicamente, ma soprattutto mentalmente, accettando di più le situazioni anche negative che gli riserva il campo, ha imparato a rovesciare il destino, ad annullare match joint (quattro a Montreal nel primo turno contro Dutra Silva) e si è fatto trovare pronto all’incrocio col destino, infilando uno dietro l’altro due colossi come Del Potro e Nadal. E trovando, contro lo spagnolo, la forza di reagire a tutto, anche al micidiale 0-3 d’inizio tie-break, quando tutta la fatica che aveva fatto sembrava vanificata: “Ho cercato soprattutto di stare calmo e di giocare punto dietro punto, seguendo il mio gioco. Raga è così duro, tante volte mi ha fatto dei colpi che erano semplicemente troppo buoni, con quella sua palla così pesante che ti fa capire perché ha vinto tanti tornei dello Slam, e quell’attitudine da guerriero. E’ il più forte che ho mai incontrato in vita mia, onestamente, battere un giocatore così mi fa realizzare un sogno”.
Per noi non lo è, ne abbiamo parlato due volte l’anno scorso su www.federtennis.it
vi riproponiamo i due testi
IL CANADESE ELETTRICO BATTE KYRGIOS
Toronto, che colpo il re di Wimbledon juniores
Il tennis canadese sta lavorando molto bene, lontano dalle pressioni che soffocano il movimento statunitense, bloccandolo nella ricerca di talenti di prima qualità. Sfrutta al meglio l’enorme serbatoio dei canadesi di seconda generazione, e di tecnici stranieri. Così promette benissimo. Al di là delle punte, Milos Raonic ed Eugenie Bouchard, possiede un covata di giovanissimi da mandare in orbita fra i pro. Roberto Brogin, il tecnico italiano giramondo, che lavora da anni per la Federtennis canadese, ci aveva convinti a osservarli già da ragazzini. Così avevamo scoperto il mancino “elettrico”, Denis Shapovalov prima che a Wimbledon si aggiudicasse il titolo di singolare juniores e perdesse la finale di doppio accanto al connazionale, ed amico del cuore Felix Auger-Aliassime, sulle ali del doppio di categoria degli Us Open 2015 e della Davis dei giovani. Un’amicizia fra i due che è anche rivalità, spirito d’emulazione e quindi molla per migliorarsi continuamente, “sempre con Milos (Raonic) come punto di riferimento, là davanti, protagonista fra i primi del mondo”, puntualizza il 17enne Shapovalov. Che, al Masters 1000 di Toronto, da wild card ed appena numero 370 del mondo, approfitta dei 18 doppi falli di Nick Kyrgios (21 anni, numero 19 Atp) e delle sue mattane (“Certo che sono cresciuto, ma sono ancora quello che si diverte e catturare Pokemon”), e ha la meglio per 7-6(2) 3-6 6-3. Un punteggio che dice tutto sulla tenuta mentale dei due giovani, e sull’attitudine agonistica del canadese che tira a mille qualsiasi palla gli capiti a tiro.
“Adoro giocare sulle grandi ribalte, amo far impressione sulla gente”, ha raccontato la grande speranza di casa che aveva espressamente richiesto di giocare sul centrale, davanti ai genitori, agli amici e a chissà quanti conoscenti. “Mi sono divertito molto”. Con l’australiano che s’inchina: “Ha fatto uno dei più grandi risultati della carriera, ha un grande futuro, sono davvero curioso di vedere come progredisce. E’ un giocatore da vertice”. Intanto, se volete farvi un’idea, guardatevelo su you-tube. Un suo passante “inventato, con un rovescio a una mano, da destra, stronca definitivamente quel puledro di Kyrgios e le sue sicurezze. Del resto, la peggior paura di un attaccante, è quella di essere pressato, soffocato, attaccato. Ben arrivato, ancora, Denis Shapovalov, già idolo delle ragazzine. Proprio come un paio d’anni fa era il prossimo avversario, Grigor Dimitrov, oggi tremebondo. Ma magari troppo disperato per perdere con un 17enne.
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ASPETTANDO MARIA, LO “SHA” E’ DENIS
Dalla divina Sharapova alla promessa Shapovalov
La divina Maria, se volesse, potrebbe diventare (e forse questo sarà il suo futuro prossimo) la video blogger più famosa del pianeta. E forse anche più in là, risvegliando l’attenzione di mondi ancora sconosciuti. Ma lo staff di Maria Sharapova ha pianificato il “low profile”, almeno fino a Wimbledon, quando dovrebbe essere emessa la sentenza sul suo scivolone Meldonium, e la buona, cara, Masha, se la caverà – così sperano i suoi fans – con una tiratina d’orecchi e un’urlataccia, come si fa con le brave bambine, troppo belle per essere sgualcite dalla vita. Intanto, il web ci propina quasi di sotterfugio una fotografia lì, una notizia là, un allenamento sulla spiaggia, un red carpet per lo sponsor, frammenti di vita da star, oggi più irraggiungibile e misteriosa che mai. Come passerà il tempo l’algida siberiana “made in Usa”? Con quali compagnie? Le mancherà il tennis, e che cosa le mancherà di racchette e palline: il gioco in sé, l’adrenalina, la vittoria, la sfida, l’invidia delle colleghe, l’ammirazione (eufemismo) degli spettatori uomini, i soldi facili facili? Chissà. Di sicuro la sua assenza, complice la fuga di Serenona e la carenza di primedonne, è ingombrantissima. Lassù, al vertice, nessuna sembra volere, più che potere, avere continuità, mostrare sicurezza, prendere il comando, farsi davvero rispettare e temere.
E così, tutte le volte che vediamo quello “Sha” in un titolo, in uno strillo dei media, sobbalziamo e scrutiamo alla ricerca di novità. Inutile. Dopo la sceneggiata dell’hotel quand’ha confessato una condanna già certa, Maria è scomparsa. Al suo posto c’è un altro “Sha” che campeggia: non è una donna, non è un tennista russo, ma è pur figlio di quella straordinaria filiera, parliamo di Denis Shapovalov, 17enne di bandiera canadese che si sta mettendo in luce nei tornei Challenger e promette di avere un bel futuro, anche se oggi è appena numero 450 del mondo. Nato il 15 aprile 1999 a Tel Aviv, in Israele, dai genitori russi Viktor Shapovalov e Tessa Shapovalova, il mancino ha cominciato a giocare a tennis a 5 anni nel circolo dove insegnava la madre ed ha continuato con lei – con accanto il co-coach Adriano Fuorivia (di chiare origini italiane) -, fino a vincere il doppio agli Us Open juniores 2015 col compatriota Félix Auger-Aliassime (e anche la coppa Davis under 18) e ad affacciarsi sul mondo pro. Dove si sta facendo notare. Quest’anno, nel torneo di casa, a Drummondville, da wild card, appena al primo torneo Challenger in carriera, ha vinto il derby con l’altra speranza canadese, Felip Peliwo, diventando il primo del 1999 ad aggiudicarsi un match di categoria, liquidando poi il n. 2 del torneo, il 101 del mondo, Austin Krajicek, e nei quarti il 5 del tabellone, Renzo Olivo, per arrendersi poi in semifinale al più formato Daniel Evans, con la coccarda di primi 16enne in una semifinale dopo Stefan Kozlov (a Sacramento 2014). Dopo di che si è aggiudicato i Futures di Memphis ed Orange Park, per arrivare a quota tre titoli, dopo quello d’inizio stagione a Weston.
Biondo, carino, col sorriso che conquista, classico teenager di scuola americana, Denis non passa inosservato con la sua voglia di fare e la combattività: basta saccheggiare you-tube per capirlo. E’ la stella della sua classe, la grande speranza canadese dopo Raonic. E così, intanto che la divina Maria si fa desiderare, per copione, è lui lo “Sha” – o Scià (come si legge)? – più presente sul web.
Vincenzo Martucci