Floyd Mayweather jr nasce in una famiglia che ha due passioni travolgenti. La boxe. E questo è bene. La droga. E questo è male. Floyd sr nasce nel Bronx e fa il pugile negli anni Ottanta. Batte rivali di medio livello, perde contro Sugar Ray Leonard e Marlong Starling.
Poi entra nel mondo della tossicodipendenza. Di giorno in palestra, di notte in strada a vendere roba pesante sino a finire in prigione. Prima però lascia nella testa del figlio un ricordo impossibile da cancellare.
Sono in casa, Floyd sr sta litigando con un parente. Questione di soldi e di patti non mantenuti. Un’accusa tira l’altra. Un insulto provoca una replica. Sino a quando quello punta una pistola contro papà Mayweather.
“Che vuoi fare, uccidermi?” Un attimo dopo Floyd sr prende Floyd jr in braccio e lo usa come scudo. “Questo è tutto quello che ho nella mia vita, mio figlio. Se devi sparare, spara”.
L’altro gli pianta un proiettile nella gamba. Paura, terrore, vita salvata, carriera finita.
Floyd jr non può neppure correre tra le braccia della mamma, tossicodipendente acclarata. Non gli resta che la boxe. Il sogno agli inizi è quello di seguire le orme di zio Roger, due volte campione del mondo dei superleggeri negli anni Novanta.
Leggenda vuole che Floyd jr indossi il primo paio di guantoni quando ha appena un anno. Vivono uno sull’altro, in sette dentro una piccola casa a Grand Rapids, Michigan. Un zio muore di Aids. Ci sono quasi solo disgrazie attorno al ragazzo che continua a inseguire il sogno.
Parte da qui il volo di Floyd Mayweather jr, pugile che ha un record di 49-0.
È difficile uscire alla grande da un passato così pesante. Lui ce la fa, ma il ricordo di quei tempi condiziona il presente.
“Sono diverso da ogni altra persona, ma sono anche semplicemente umano. Faccio errori”.
“Interpreta il ruolo di una persona facile da odiare” scrive Cathal Kelly sul quotidiano canadese The Globe and Mail.
“Floyd è come un personaggio del wrestling sbarcato nella vita reale. E i personaggi forti vendono, nessun dubbio su questo” dice Kurt Bodenhausen di Forbes.
La stampa americana non ama Floyd Mayweather jr. “È furfante ed è volgare” ha scritto Maureen Callahan sul New York Post.
Una condanna per violenza domestica, novanta giorni di carcere. Ha picchiato l’ex fidanzata davanti ai loro bambini di 9 e 10 anni.
“Mi ha preso per i capelli e mi ha buttato a terra, ha cominciato a prendermi a pugni sulla testa. Mi ha girato il braccio destro dietro la schiena mentre urlava che mi avrebbe ucciso”.
Questa l’agghiacciante testimonianza di Josie Harris che con Floyd ha avuto tre figli. Il tribunale giudica l’accusato colpevole e lo condanna a 90 giorni di prigione. Ma la pena può essere gestita con comodo.
Il giudice di pace Melissa A. Saragosa decide infatti che la giustizia non è uguale per tutti e permette al pugile di scontare la condanna a partire dall’1 giugno 2015 e non dal 6 gennaio come recita la sentenza. Perché? Per il semplice fatto che il 5 maggio all’MGM Grand di Las Vegas è in programma un mondiale che porta un centinaio di milioni nelle casse della città. Quindi. si può aspettare.
Michael Powell mette in fila sul New York Times i peccati di Money a cominciare dall’alba di quel 9 settembre del 2010 quando picchia Josie e minaccia i figli Koraun e Zion di riempirli di botte se chiameranno la polizia.
Racconta dell’agosto 2003 quando prende a pugni Kaara Blackburn, un’amica di Josie. Ognuno può avere l’opinione che vuole di Floyd Mayweather jr pugile.
Il fatto che abbia preso a pugni una donna lo rende decisamente colpevole di un gesto ignobile con l’aggravante di aver perpretato il reato davanti a due bambini.
Ma anche un avvocato che chiede clemenza proponendo come elemento a discarico il fatto che sul piatto ci siano tanti soldi e ascoltare un giudice che accetta il concetto e permette che l’affare si realizzi, mi dà la nausea.
Condannato con la condizionale e agli arresti domiciliari, negli ultimi dieci anni è stato accusato di avere assalito cinque differenti donne in sette differenti occasioni come riporta in un articolo l’Associated Press.
Cosa pensi del genere femminile, Floyd lo esprime chiaramente nel documentario “30 days in May” andato in onda su Showtime.
“Le donne sono come le macchine. Se puoi permettertene venti, ne tieni venti”.
In un’intervista al Jimmy Kimmel Live pochi giorni fa ha detto che festeggerà la vittoria su McGregor nel suo Strip Club e ha fornito dettagli in proposito, spalleggiato dall’intervistatore.
“Come si chiama il tuo club?” “Girl collection” “Girl collection?” “Certo, i clienti vengono per collezionare donne”. “Perché sei diventato proprietario di uno strip club?”
“Sono entrato nell’affare perché so che i seni, la vagina, la musica e l’alcool saranno sempre di classe”. “Quindi ti godi la lap dance?”
“L’ultima volta che ho pagato per una lap dance è stato vent’anni fa”. “Non è un bel messaggio che dai ai tuoi clienti”….
Su Instagram ha scritto. “Dal 17 al 28 agosto sarò lì, nel mio Strip Club. Da una settimana prima del match al lunedì dopo, portate i vostri amici. Ci incontreremo lì”.
Il campione ha tirato l’ultimo colpo basso. Le donne per lui sono oggetti e come tali vanno trattate.
Koraun, uno dei figli di Mayweather, dice in un’intervista a Usa Today: “Mio padre è un codardo, solo un codardo picchia una donna”.
Arrogante, vanagloriosa superstar con harem, un’epica attitudine al gioco e una capacità senza pause di esibire la sua grandezza.
“Recita il personaggio di Money Mayweather, lo fa da quando ha capito che interpretando il ruolo di cattivo il registratore di cassa ha cominciato a suonare” scrive Dan Rafael di ESPN.com.
Per la commedia contro Conor McGregor sono in arrivo altri trecento milioni di dollari che porteranno a 1,5 miliardi i suoi incassi sul ring.
Come pugile è un fenomeno. Non perde dal 1996 quando all’Olimpiade di Atlanta è stato sconfitto con un verdetto che ha scatenato polemiche dal bulgaro Serafin Todorov.
Come affarista è un fuoriclasse assoluto. È il più ricco di sempre, ha messo in piedi un vero e proprio impero. Ma si porta inevitabilmente dietro i peccati della giovinezza, quando non aveva guide certe e attorno a lui c’era solo disperazione.
Tutto questo ha generato un ego mostruoso che lo fa addirittura parlare in terza persona (“Nessun atleta si allena come Floyd Mayweather”), quasi si riferisse a qualcun altro.
Nel novembre del 2015 ha postato su Instagram e Twitter un video.
“Un normale party casalingo alle 5:16 del mattino per il Signor La Mia Vita è Una Merda” (Sh*t nell’originale, perché i veri signori non scrivono parolacce).
Questo il testo geniale e arguto del messaggio lanciato online.
Si vede un gruppo di ragazze sculettanti e lui che lancia dollari verso la telecamera. Un gesto di classe, la conferma di cosa pensi delle donne.
Ha vinto tanto. Ma fuori dal ring non riesce proprio a gestire i sentimenti e lascia che sia la vita a gestire lui dandogli l’illusione che arroganza, potere e negazione del rispetto dovuto agli altri possano essere qualità e non difetti.
Un fenomeno del pugilato.
Un uomo incapace di avere rispetto per qualcuno. Neppure per se stesso.
di Dario Torromeo (https://dartortorromeo.com)