Irresistibile sempre, nel bene e male, Nick Kyrgios ne ha fatta un’altra delle sue. Stavolta nel bene, dal punto di vista sportivo, dominando Rafa Nadal che, a fine settimana tornerà dopo tre anni sul trono della classifica mondiale ma che, sul cemento americano e ancor di più nell’umidità di Cincinnati, paga sempre dazio. Ancor di più se deve giocare due partite in un giorno per recuperare il giovedì di pioggia. Così da regalare un record: con lo spagnolo fuorigioco, è la prima volta da Parigi Bercy 2012 – da 42 tappe! – che le semifinali di un torneo Masters 1000 non hanno in gara in “Fab Four”, anche se Federer, Djokovic e Murray erano assenti giù in partenza.
Nick di papà greco e mamma malese, emigrati in Australia, è irreggibile sempre, con la sua prorompente fisicità e la sua proverbiale volubilità. Quand’ha la luna storta, e ciondola svogliato pensando alla fidanzata o al basket Nba dove non ha potuto sfondare, quando litiga con gli spettatori ignoranti o con gli organizzatori perché scopre che sta giocando con le palle sbagliate (del torneo femminile), è meglio cambiare canale tv, o campo, perché diventa snervante, odioso, pessimo. E può perdere male da qualsiasi avversario, soprattutto se il pubblico è scarno, inadatto al figlio di Norlaila (“Nill”), discendente della famiglia reale Selangor: “E’ facile tirar fuori il meglio di te quando giochi in uno stadio pieno, contro i giocatori più grandi, a Lione quando ho perso con Kicker ero davanti a 15 persone”.
Infatti, quand’è stimolato, quand’è in vena, quando comincia a scambiare “5 alto” con gli spettatori della prima fila della tribuna, quando trova il servizio-bomba e lo doppia col mellifluo, straordinario, timing di rovescio, quando balla per il campo, coprendolo tutto, da fondo a rete, diventa avversario temibile per tutti. Del resto, al di là delle condizioni di Cincinnati – davvero particolarmente difficili – che Rafa non ama, Kyrgios aveva già battuto clamorosamente il famoso mancino nel primo scontro, a Wimbledon 2014, e con questo successo si porta 2-2 nel bilancio contro l’avversario che ha appena definito il GOAT del tennis. Anche se poche settimane fa aveva detto lo stesso di Federer.
Nick era talmente colpito da Rafa che gli ha rifilato subito impressionanti spallate, con dieci punti su undici vinti al via, dominando il primo set e poi reagendo alla rimonta subita sul 5-3, per chiudere il match 7-5. Il “bad boy” del tennis, che proprio si diverte a sconvolgere avversari e giudizi, ha evidenziato una superiorità troppo netta nei primi punti del game, cioè nel servizio e nella risposta, perché Rafa non sospendesse il giudizio sulla propria prova: “Ho giocato un povero tennis”. Di certo, Nick ha avuto il fondamentale aiuto dell’età, dovendo giocare due match in un giorno, contro un avversario di nove anni più anziano e sicuramente più provato dalla lunga militanza e dai tanti infortuni, e più sotto pressione nel torneo che lo riporterà all’insperato primato in classifica. Ma, quando gioca così, contento, libero, sciolto, creativo, imprevedibile, divertente, efficace, concentrato e vario, fa rabbia pensare che sia scivolato al numero 23 del mondo, e finisca sulla ribalta più spesso per comportamenti negativi che per il suo tennis. Concediamo tempo ai giovani: non possono essere tutti già maturi come Sascha Zverev. Magari l’amico di Kyrgioso, l’altro australiano Bernard Tomic di due anni più anziano, che la prossima settimana scenderà addirittura al 146 della classifica, ritroverà anche lui gli stimoli perduti. Magari bisogna cadere proprio molto in basso per risalire.
Vincenzo Martucci