Una cosa l’abbiamo capita. Non siamo i soli a vivere con l’idea fissa del complotto. Nell’ultima settimana sui siti americani meno affezionati all’etica è stato un rimbalzare di illazioni. Su una cosa erano tutti convinti, che Mayweather avrebbe fatto il tuffo. Avrebbe rispettato un patto scritto, riscosso i milioni di dollari che gli servivano per pagare le tasse e sarebbe tornato a casa.
È andata in modo leggermente diverso…
Conor McGregor era un debuttante. Cosa diavolo pensavate facesse?
Lento, macchinoso, impacciato. Mai in controllo del match.
Floyd Mayweather mi ha sempre dato l’impressione della serenità. Ha lasciato che l’altro si facesse del male da solo. L’irlandese ha cominciato meglio. Ma neppure nei primi tre round, che sono stati i migliori di McGregor, c’è stata incertezza. Li ha vinti (sicuramente i primi due), ma provate a rivederli e poi ditemi quanti colpi puliti ha messo a segno.
Dopo sei riprese era già a corto di fiato. È un lottatore, un guerriero. Per questo ha tenuto la scena, aiutandosi con clinch e colpi irregolari, sino alla decima. Non c’è stata storia, come era lecito pensare. È andata avanti fino a quando Mayweather non ha spinto per chiudere.
Deluso?
E perché mai?
Se entro in un ristorante romano e trovo sul menù carbonara, matriciana, cacio e pepe non mi lamento per il fatto che non siano sulla carta pâté de foie gras e zuppa di cipolle. Sapevo benissimo cosa avrei visto, è andata anche meglio di quanto pensassi.
Il fatto è che il match non mi ha regalato emozioni, strano per un evento pugilistico. Ma questo lo era? Per dieci round ho avuto la sensazione di assistere a due grandi protagonisti che interpretavano un copione che conoscevano a memoria. No, non dico che la sceneggiatura del match fosse stata scritta prima (anche se avvio favorevole all’antagonista, ripresa e successo per kot del campione potrebbero installare qualche dubbio…), ma che sia Mayweather che McGregor hanno confermato quello che di loro si sapeva.
Floyd a quarant’anni, dopo due di assenza dal ring, ha ingigantito i suoi (pochi) difetti. Non concede molto allo show, e in questo caso potrebbe sembrare davvero un paradosso, rischia il minimo indispensabile, accelera solo quando è sicuro. E io non sono così convinto che siano davvero dei difetti…
Spettacolo accettabile, ben recitato. Ma a me è sembrato privo di passione. Alla fine Mayweather fresco come se fosse reduce da un pomeriggio sul divano a guardare la tv, McGregor con qualche gonfiore sulla faccia e un ematoma sotto l’occhio sinistro. Per tutti quei milioni di dollari che hanno intascato, credo sia stato il minimo della pena.
Non penso che questa sfida abbia sancito la superiorità della boxe sull’UFC. Si combatteva con le regole del pugilato, se così non fosse stato probabilmente il risultato sarebbe stato invertito. Penso che alla fine sia rimasta in piedi la domanda che ci ha accompagnato per questi lunghi mesi di approccio all’evento: Mayweather vs McGregor, a quale sport apparteneva questo show?
Il match va rivisto senza la tensione della diretta, senza il coinvolgimento emotivo di una visione notturna, senza la pressione del tifo per l’uno o per l’altro, senza l’antipatia che Mayweather attira naturalmente, senza i condizionamenti che ci sono pervenuti dall’esterno spediti da professionisti della gestione delle emozioni, senza l’amore per l’una o l’altra disciplina. Se faremo così, forse, potremo convincerci che il tutto è stato decisamente noioso.
Ma non potremo lamentarci, perché nessuno di noi pensava di trovarsi davanti a un altro Hagler vs Hearns. Ricordate? Quello era un match di boxe…
Superwelter: Floyd Mayweather jr (50-0; 67,814) b Conor McGregor (0-1; 69,399) kot 10 dopo 1:05. Cartellini al momento della sospensione: Clements 89-82, Moretti 87-83, Cavalleri 89-81.
Dario Torromeo (https://dartortorromeo.com)