Non era mai accaduto, nella storia dell’Atp, che i primi due giocatori del mondo sparissero dai top 10 nel giro esatto di 12 mesi. Andy Murray, numero 1 del 2016, chiuderà il 2017 al numero 16, Novak Djokovic, numero 2 del 2016, sarà numero 12 nella classifica end year del 2017.
Due scivolono epocali che hanno solo 3 precedenti, in periodi in cui le classifiche mondiali venivano redatte da super esperti come Wallis Myers, Gordon Lowe e Lance Tingay. Era accaduto la prima volta nel 1939 quando Donald Budge e Bunny Austin, 1 e 2 del 1938, erano passati professionisti. Stessa cosa nel 1957 quando Lew Hoad e Ken Rosewall, 1 e 2 dell’anno precedente, erano stati assoldati nella truppa di Jack Kramer. E nel 1959 quando successe la stessa cosa all’1 e al 2 del 1958 (Ashley Cooper e Malcolm Anderson).
Nell’epoca gestita del computer ci sono comunque stati dei casi di sparizione, dovuta a ritiri, infortuni o perdita d’interesse. Si sono praticamente ritirati da top 10 Bjorn Borg (n° 4 nel 1981, senza classifica nel 1982), Arthur Ashe (n° 7 nel 1979, senza classifica nel 1980) e Patrick Rafter (n° 7 nel 2001 e senza classifica nel 2002).
Hanno fatto dei tonfi clamorosi lo svedese Kent Carlsson per il problema al ginocchio sinistro (303 posizioni perse, n° 6 nel 1988 e numero 309 nel 1989), l’argentino Juan Martin del Potro per l’infortunio al polso destro (252 posizioni perse da numero 5 nel 2009 a numero 257 nel 2010), lo statunitense Andre Agassi per problemi fisici che lo hanno portato al ritiro (143 posizioni, da numero 7 del 2005 al numero 150 del 2006), ancora una volta Del Potro per problemi al polso sinistro (133 posti, da numero 5 del 2013 a numero 138 del 2014), ancora Agassi per mancanza di motivazioni (114 posti, da numero 8 nel 1996 a numero 122 nel 1997), l’argentino Guillermo Coria per perdita di stimoli (108 posti, da numero 8 del 2005 a numero 116 del 2006) e per finire Henti Leconte (106 posti persi da top 10), Mark Phlippoussis (97), Mario Ancic (76) e Marat Safin (74).
Ma come sono spariti, ci sono giocatori che invece sono apparsi magicamente tra i top 10 dopo aver fatto un salto di decine e decine di posizioni. Quest’anno Zverev si è migliorato di 21 posti (da numero 24 a 3) e Carreno Busta di 20 (da 30 a numero 10). Nulla in confronto a quanto fatto da Agassi, che tornò prepotentemente alla ribalta nel 1998 recuperando 116 posizioni (da 122 a 6), o Nicolas Lapentti, migliorato di 84 posizioni tra il 1998 (n° 92) e il 1999 (n° 8). Grandiosa l’annata del 1990 per Pete Sampras, culminata con la vittoria all’Open degli Stati Uniti; l’americano aveva iniziato l’anno da numero 81 e chiuse al numero 5 (+76). Bene anche tra svedesi come Jonas Bjokrman (+65 nel 1997), Thomas Enqvist (+63 nel 1995) e Mats Wilander che iniziò il 1982 da numero 69, poi vinse il Roland Garros e chiuse al numero 7. Altri salti in paradiso per Patrick Rafter (da numero 62 a numero 2 nel 1997), per Boris Becker (da numero 65 a numero 6 nel 1985) e per Miloslav Mecir (da numero 60 a numero 9 nel 1985).
E il prossimo anno? Toccherà a uno dei protagonisti della NextGen balzare tra i top 10? E quale big sparirà?
Chi li ha visti? Sparizioni e New Entry da record
Un viaggio tra top 10 spariti nel giro di 12 mesi, a rapide e veloci incursioni nell'elite del tennis mondiale. Da Borg, Agassi, Wilander, a Becker, Sampras e Del Potro.