La tv insiste sul rapporto genitori-figli: da “Come fai sbagli” a “Tutto può succedere” all’attuale “Scomparsa”. Il tema è cruciale almeno dal 1800, da “Padri e figli” di Turgenev, e ancor di più, oggi, coi problemi sociali ed economici che ci sbattono drammaticamente in faccia nella nostra vita quotidiana. Che pensiamo, sinceramente, di tanti colleghi genitori quando li incrociamo ai consigli di classe o quando intercettiamo le non-regole che impongono alla loro progenie? Più passa il tempo, più capiamo certi urlacci, un tempo incomprensibili, dei nostri mamma e papà, e più ci convinciamo di svolgere il ruolo più difficile del mondo. Un ruolo soggettivo, interpretabile in tutti i modi, legato alle emozioni, e quindi sempre sofferto e discutibile e soggettivo.
Papà Federer
Prendiamo tre casi di genitori che ci sono saltati agli occhi nelle ultime ore. Il primo è legato a papà Robert Federer, coi suoi baffi paciosi che acuiscono l’impressione di un buon uomo, che comunque sarà sempre il numero 2, in famiglia, dopo la determinata mamma Lynette, ma che in realtà, scopriamo più serio e deciso nell’educazione del giovane Roger. Ben diverso, da adolescente, dall’esempio per i giovani e dal mito che ammiriamo oggi, che di anni ne ha 36 ed è padre a sua volta di due coppie di gemelli. Ebbene, proprio il Magnifico ha raccontato di quando, un giorno, stufo dalle intemperanze di Federer junior, che urlava, sbraitava, rompeva racchette e faceva vergognare i genitori tanto da spingerli addirittura a disertare le sue partite, Federer senior si è seduto accanto al suo ragazzo coi capelli ossigenati di due colori, gli ha lasciato 5 franchi svizzeri sulla panchina e gli ha detto: “Me ne sto andando, ci vediamo a casa”. Rogerino rimase attonito, pensò che poi il padre l’avrebbe perdonato come sempre: “Non potevo crederci, dovevo farmi 45 minuti di autobus per tornare a casa. Ho aspettato un’ora che tornasse, ma non arrivava mai. Così sono andato al parcheggio e lui se n’era già andato davvero… Per certi versi, ecco come tutto è cominciato”.
Il papà di LaVar Ball
Il secondo caso riguarda LaVar Ball, papà del promettente cestista della Ucla University, LiAngelo. Il quale, in una tournée ad Hangzhou, Cina, è stato arrestato, insieme ai compagni di squadra Cody Riley e Jalen Hill, per aver rubato degli occhiali da sole in un grande magazzino. Hangzhou. Ebbene, il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, è dovuto intervenire personalmente col presidente cinese, Xi Jinping, perché i tre potessero rientrare liberamente in patria con la squadra, dribblando le severi leggi locali in materia che prevedono la reclusione fino a 10 anni. Ebbene, malgrado anche i ragazzi abbiano chiesto pubblicamente scusa, ringraziando il presidente degli Stati Uniti, senza peraltro evitarsi l’espulsione a tempo indeterminato dall’università, papà LaVar ha reagito in modo sconsiderato. “Finché il mio ragazzo è qui con me, sto bene. Sono felice di come sono andate le cose. Molta gente si diverte a raccontare la sua verità su questa storia. Come gli ho detto io: “Certe volte, si cerca di fare una cosa più grande di quanto sia veramente”. Io sono di Los Angeles e ho visto accadere molte cose peggiori di un ragazzo che prende un paio di occhiali”. Giustamente, per una volta – probabilmente sarà la prima e anche l’ultima – , siamo d’accordo con Trump, che ha risposto, stizzito: “Ora che i tre giocatori di basket sono fuori della Cina e li ho salvati da anni di prigione, LaVar Ball, papà di LiAngelo, sostiene che quello che ho fatto per suo figlio è inaccettabile e che quel taccheggio non è un grosso problema. Avrei dovuto lasciarli in cella!”.
Serena Williams
La terza storia vede protagonista Serena Williams. Che – per il sollievo delle avversarie sul campo da tennis -, da neo-mamma, sta diventando sempre più dolce. E, dopo aver scritto una lettera di ringraziamenti alla madre Oracene prima del parto, nella quale sperava di trasmettere alla nascitura i valori che aveva ricevuto lei, dopo 11 settimane di vita, ha dedicato alla sua Alexis Olympia uno struggevole, dolcissimo, messaggio, che vogliamo considerare solo come tale e non come lo spot pubblicitario che è subito diventato per una nota marca di bevande. “Piccola mia, non mi interesserà se non giocherai bene a tennis, e non mi arrabbierò se, anzi, deciderai di non toccare mai una racchetta. Però, ti prego, in questo gioco della vita, di non smettere mai di giocare. Come ha insegnato a me, lo sport insegnerà anche a te ad essere forte, così scoprirai la potenza e la grazia del tuo corpo, imparerai a muoverti e capirai come far muovere gli altri, e capirai la forza della squadra. Non importa che con la squadra avrai un legame di sangue o solo di spogliatoio, non importa che tu condivida lo stesso colore della pelle o della maglia, in campo troverai le tue sorelle. A volte farai gol, altre no. Ma tutti gli obiettivi, li raggiungerai come una squadra. Così, con lo sport, troverai il coraggio per andare a testa alta, per lavorar sodo e per urlare sempre più forte nel campo nel quale deciderai di giocare. Quindi, continua a giocare piccola mia, continua a giocare”.
Padri e figli….
VINCENZO MARTUCCI