Papà, che cos’è lo “Ius soli”? “E’ la legge che dà l’automatica cittadinanza nel paese di nascita, a prescindere da quella dei genitori”. “Ma dai, è una cosa così semplice e giusta? Allora, perché se ne discute tanto?”. Questo dialogo è davvero avvenuto fra un padre e un figlio, io e il mio Alessandro 15enne, inframmezzato da un racconto sul compagno di classe, cinese, da un altro arabo, che poi il ragazzo ritrova ogni giorno agli allenamenti di tennis e basket.
Il discorso è chiaro: bambini e sport non conoscono barriere. Anzi, le abbattono, con un sorriso, col fare quotidiano, con le passioni comuni dell’età, con l’assenza di sotterfugi ed interessi. Epperciò non ci ha sorpresi, ma ci ha comunque regalato molta soddisfazione l’iniziativa “Fratelli di sport” che, con lo slogan “l’integrazione è la vittoria più bella”, cancella anche tutti quegli stupidi “BU’UUUH” e quegli insulti che, dalle tribune, coperti dall’anonimato e dalla massa, accompagnano negli stadi di calcio italiani le giocate degli atleti di colore. In evidente contrasto con la presenza nella propria squadra di altri atleti di colore. Vogliamo pensare che non sia autentico razzismo, quanto, piuttosto, lo sfogo – sia pur brutto, sbagliato e da biasimare sempre – ai problemi e alle frustrazioni lavorativi ed esistenziali della vita quotidiana. Dobbiamo pensare che proprio grazie ai nostri figli e allo sport questi sfoghi si sopiscano e si spengano totalmente, nel mondo multietnico nel quale viviamo. E non per necessità, ma per convinzione.
Il video dell’iniziativa sembra disegnata dalla campagna di Oliviero Toscani di tanti anni fa per i maglioni multicolori più famosi. Mischiando razze e culture, storie e sport, viene fuori questo splendido aquilone: “Ragazzi fate sport, divertitevi, andate per i campi, perché fare sport è il modo migliore per fare amicizia, riuscire, superare tutte le differenze; lo sport è fondamentale per contribuire all’integrazione, ti insegna che siamo tutti uguali, si va avanti per meritocrazia, non per il colore della pelle; lo sport e la cultura scolastica sono i modi migliori per migliorare il nostro tessuto sociale e il nostro grado di civiltà; non mi sono mai sentito discriminato nello sport; lo sport è la cosa che mi ha dato di più per integrarmi in questo mio nuovo paese, da tredici anni vivo e lo considero mio, invito tutti a praticare uno sport anche per questo motivo; grazie allo sport si riesce a stare insieme, si riesce a condividere tante cose, si combatte anche il razzismo, perché il risultato dell’uno, dell’atleta anche straniero, contribuisce a far vincere tutti; lo sport può aiutare molto nel far capire agli stranieri che vengono da una realtà che nello sport siamo tutti insieme, tutti accomunati da un’unica passione, e fa capire che non sei diverso, il gruppo, fare sport insieme, aiuta veramente tanto e porta anche alla passione per una disciplina; lo sport è molto importante, specialmente quello di squadra aiuta moltissimo, diverse culture si riuniscono per arrivare a un obiettivo comunque. Prova ad immaginare una squadra senza numeri sulle maglie, senza ruoli stabili e nemmeno confini, dove si ride, si scherza e qualche volta ci si consola. Una squadra dove tutti possano giocar, in cui è facile sentirsi fratelli. Questa squadra è l’essenza stessa dello sport ed appartiene a tutto il mondo”.
Grazie Coni e Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. Andiamo tutti sul sito web www.fratellidisport.it e rifacciamoci gli occhi, riabbracciamoci.
VINCENZO MARTUCCI