L’ultima moda, poi, corre sulle fasce perché per il nuovo calcio i terzini non sono più quelli adibiti a marcare le ali nemiche, ma devono funzionare da stantuffi sull’esempio del romanista ex laziale Kolarov che consente al famoso Monchi di mettere sul mercato un altro esterno mancino di belle speranze, l’italo brasiliano Emerson Palmieri, reduce da un doloroso infortunio di cui pochi si sono accorti tutti presi come erano dalle lacrime per l’addio di Totti.
E’ francamente difficile orientarsi in questa specie di suk pallonaro. Il Napoli, per esempio, accertato il limite numerico della sua rosa, cerca con insistenza Verdi, talentuoso fantasista del Bologna, uno dei pochi calciatori europei capace di usare indifferentemente il destro o il sinistro. Tutto bene se non fosse che uno dei limiti denunciati dal Napoli dopo l’ennesimo infortunio che ha messo fuori uso Milik consiste nella statura brevilinea di tutti i suoi attaccanti che per altro non ha impedito la cessione di Pavoletti.
La realtà dice che il mercato di riparazione si svolge troppo spesso sull’onda di un’emotività che andrebbe controllata. Sempre pensando al Napoli fresco campione d’inverno, non è sfuggito agli osservatori più attenti come il risveglio di Hamsjk abbia tamponato le avvisaglie di una piccola crisi. Perché per vincere serve qualcosa che non si trova ai saldi di gennaio. Serve il leader, l’uomo squadra che gioca sul campo e negli spogliatoi. Una volta le chiamavano bandiere.
Enrico Maida
Esterni o fantasisti? Quanta emotività lassù in vetta, basterebbe una … bandiera!
Le prime di serie A cercano correttivi all’organico ma rischiano di creare altri doppioni. Quel che manca davvero è il carisma, in mezzo al campo