Intuire, intravedere nei tornei juniores le stelle di domani, e dirlo al momento, non anni dopo, come certi autocelebratissimi vati, è sempre un giochino divertente e stimolante per i cosiddetti “addetti ai lavori”. A volte ci prendi, a volte no, perché coi giovani è sempre difficile leggere la sfera di cristallo: troppe sono le variabili in gioco, dalla motivazione al fisico, dai vari talenti che devono combinarsi assieme alle persone giuste da frequentare per crescere continuamente. Coi giovani australiani è anche più difficile, per via del fattore-genitori, spesso immigrati e quindi motivatissimi al riscatto sociale attraverso i figli e del fattore-libertà estrema che caratterizza quelle terre lontane. Davvero “down under”, all’opposto, in tutto, rispetto alla vecchia Europa. Avevamo detto che Ashleigh Barty avrebbe sofferto troppo il fattore altezza e non avrebbe primeggiato nel tennis, a dispetto del suo tennis delizioso. E avevamo affermato che A-Tomic, al secolo Bernard Tomic, che è alto 1.96 e serve come un’iradiddio, avrebbe avuto un freno troppo importante nel caratteraccio suo e di papà John, e avrebbe dilapidato il suo enorme potenziale tecno-fisico. Ci abbiamo preso – ahinoi, ahitennis – ma proprio non avremmo pensato che la piccola aborigena sarebbe uscita dalla porta di servizio del tennis, svicolando per un anno e mezzo nella pesca e nel cricket, ma sarebbe rientrata nel suo sport risalendo abbastanza in alto. Anche se, ancora, non davvero al vertice al quale, con altre racchette, e quindi in un’altra epoca, avrebbe potuto legittimamente aspirare. Così come non avremmo immaginato che Tomic si sarebbe perso così totalmente, fino appunto da vedersi negare una wild card nel tabellone del Grand Slam di casa, gli Australian Open che scattano il 15 gennaio a Melbourne.
Temevamo che si sarebbe persa di più e più clamorosamente la Barty, vaso di coccio costretta a viaggiare fra tanti vasi di ferro nel tennis donne, delusa da se stessa e da troppi muscoli in circolazione. Invece la ragazza ha reagito da leonessa e rilancia la sfida in questo 2018 che può darle grandi soddisfazioni. Avevamo visto che Tomic non amava il sacrificio e l’allenamento, ed immaginavamo che potesse reagire male davanti ai rovesci, l’aveva già fatto troppe volte, mal educato in famiglia e quindi convinto a nascondersi dietro il dito della presunzione, evitando gli specchi dell’autocritica. Ma non immaginavamo che, a 25 anni, scendesse addirittura al numero 140 della classifica, da 17 che era a gennaio di appena due anni fa, nel 2016, e minacciasse ora per ripicca quel cattivone de direttore del torneo, il boss di Tennis Australia, Craig Tiley, di iscriversi allo show tv “I’m a Celebrity …”, che si disputerà non sul cemento di Melbourne Park ma nella giungla africana e metterà in palio non 2.600.000 euro al vincitore del singolare, bensì 391.000. Una bella differenza di retribuzione per chi, di soli premi, ha incassato oltre 4 milioni di euro. Epperò, con la racchetta in pugno, l grande promessa del tennis dei canguri non passa due turni dal torneo sull’erba di Eastbourne del luglio scorso, e si è fatto notare più in negativo che in positivo, fino a rendersi indisponibile per l’ennesima volta per la coppa Davis e a essere costretto a deragliare verso il circuito Challenger. Ben poca roba per chi adora scialacquare in locali notturni ed auto sportive, e s’è ormai troppo abituato alle luci della ribalta.
Bernard, dalla grande potenza e dallo slow motion che toglie il tempo agli avversari, avrebbe preso lo spunto della sua ultima disputa con la Federtennis australiana da un mancato sostegno finanziario alla sorella minore, Sara, anche lei tennista e anche lei allenata dal famoso papà John. E così, offesissimo, dopo aver disertato i playoff delle wildcard del mese scorso, ha saltato pure il torneo di Brisbane e, a meno di un ripensamento in extremis, non si allineerà al via del torneo di qualificazione. Non si umilierà a dover cercare un posto nel torneo a 128 vincendo tre partite contro i giocatori di peggior classifica, e blasone. E quindi resterà fuori da quello che potrebbe essere il suo torneo più importante dell’anno.
“Attraverso Lleyton (Hewitt, l’ex pro ora capitano di Davis che invece avrà wild card a gogo a Melbourne…) gli avevamo offerto di giocare i playoff, promettendogli che, anche solo giocandole, l’avremmo tenuto poi in considerazione per una wild card in tabellone”, ha rivelato Tiley. “Sappiamo tutti che Bernard può giocare a tennis, ha anche avuto grandi vittorie a Melbourne, è uno dei giocatori australiani di punta, e vorremmo rivederlo in campo”. Ma, l’anno scorso, dopo aver raggiunto il terzo turno agli Australian Open, Tomic ha vinto appena 8 partite sul circuito Atp. E, a Wimbledon, è stato multato di 20mila dollari per aver dichiarato in conferenza stampa di aver perso al primo turno contro Mischa Zverev “perché ero un po’ annoiato”. Povero lui. In attesa delle lune di Nick Kyrgios, gli australiani trovo più agevole puntare sulla Barty, l’ex reginetta di Wimbledon juniores che è salita fino al numero 17 del mondo delle pro. Curioso questo numero 17, che da noi, in Italia porta male: Tomic era proprio 17 del mondo, due anni fa…
Vincenzo Martucci