Uno sport che ripropone come favoriti del primo grande appuntamento stagionale le star del decennio precedente, soprattutto due campioni avanti nell’età e reduci da infortuni, può apparire come uno sport in difficoltà, che richiama poco pubblico e sponsor. Ma nel caso del tennis è esattamente il contrario. Perché Roger Federer e Rafa Nadal sono campioni straordinari, come artisti della specifica disciplina, come atleti in generale, e come uomini, e rimarranno indimenticabili per tutti. E stanno lasciando un’eredità magari troppo pesante, ma talmente significativa da influenzare le ottime generazioni future, a cominciare dalla NextGen vista in azione alle prime finali di novembre a Milano. Sono talmente forti, Roger e Rafa, che hanno spezzato il gomito e la schiena agli unici due antagonisti che hanno tentato di tenere quel ritmo indemoniato nei maggiori tornei, e cioè Novak Djokovic ed Andy Murray.
Uno sport che ripropone come favoriti agli Australian Open i finalisti di dodici mesi prima non è un sport in difficoltà, ripensando alla straordinaria finale 2017, ai contenuti psico-tecnici di tutti i due fra i rivali più famosi dello sport, alla difficile ripresa di entrambe dopo problemi fisici della seconda metà del 2016. Oggi, sulla carta, Federer è più favorito di Nadal, più in palla, più sorridente, più fiducioso, più rilassato dopo aver aggiunto addirittura Australian Open e Wimbledon alla collezione record di 19 urrà ed aver sconfessato ancora una volta l’anagrafe, per uno di classe ’81, aggiudicandosi anche i Masters 1000 di Indian Wells, Miami e Shanghai e tenendo un ritmo di vittoria impressionante: col 91,2% (52-5). Vincendo meno partite di Nadal (67), Goffin (59) e “Sascha” Zverev (52), ma perdendo tanto di meno e selezionando che moltissimo gli eventi, come non era mai riuscito in carriera.
A Melbourne, dove ha trionfato in cinque occasioni, Federer sbandiera anche un impressionante 40-4 sul cemento, unico, coll’eloquente 90% di successo sul duro a superare l’82% sulla superficie oggi più frequentata dal tennis. Convintissimo del nuovo rovescio e della ricerca di scambi sempre più rapidi e offensivi, e pieno di fiducia dopo quell’ultimo set dell’anno scorso nella finale di Melbourne quand’ha rimontato da 1-3 contro Rafa, piazzando per la prima volta quattro successi consecutivi contro l’avversario che l’ha fatto piangere in più di una occasione ed è ancora avanti 23-15 nei testa a testa. “Non sono così terrorizzato di come lo sono stato in passato contro di lui, evitarlo sulla terra mi ha aiutato come giocarci contro sul duro e sul veloce, ma soprattutto, so che ci ho giocato molto bene quando l’ho incontrato”. Un sentimento che, insieme alla felicità della famiglia al seguito e del successo alla Hopman cup di Perth, vale di più del diabolico sorteggio di Melbourne, con un cammino più che delicato, con gli incroci col folletto Goffin (che l’ha clamorosamente eliminato al Masters di Londra) e la bestia nera Del Potro e, all’orizzonte, chi emerge dal poker Zverev-Thiem-Wawrinka-
Completamente diverso il discorso fra le donne, dove le pretendenti al titolo, dopo la rinuncia di Serena Williams, sono davvero troppe: spunterà una giovane scatenata come Ostapenko al Roland Garros, magari Svitolina, o si riproporrà una delle seconde, da Kerber a Venus, da Wozniacki a Pliskova a Muguruza a Kvitova ad Halep? Le variabili sono tantissime, con il talento di casa Australia, Barthy, in agguato come troppe possibili guastatrici nello Slam più duro fisicamente per via dell’estate australiana, ma che propone anche gli atleti tutti carichi di energie, di speranze e di fiducia.
Che l’Happy Slam abbia inizio.