Ho conosciuto Walter Zenga tanti, troppi anni fa a Milano: lui giocava nell’Inter e aveva una compagna, Roberta Termali, che conduceva una trasmissione sportiva su una rete privata insieme a Fabio Fazio, non ancora in rampa di lancio. Ha difeso per 473 volte la porta dell’Inter, ha giocato i Mondiali delle notti magiche, ha sempre sognato di tornare nella tana senza riuscirci. Le lacrime dopo il pareggio del Crotone con la banda Spalletti non erano di repertorio. Era commozione autentica, era un misto di rimpianti e risentimenti. Non ha avuto fortuna come tecnico, costretto come è stato a girare intorno a lidi improbabili: Romania, Turchia, Arabia, serie B inglese.
Nel frattempo ha avuto tre mogli e svariati figli: l’ultimo dalla compagna rumena che in un piccolo impulso di vanità ha chiamato Walter junior.
In Italia solo la Sicilia gli ha offerto una possibilità: a Catania e a Palermo stava lavorando bene ma le due società avevano problemi di dimensioni troppo grandi per poter avviare una programmazione seria. Ha provato come commentatore televisivo, un ruolo interpretato con entusiasmo e partecipazione soprattutto nella disgraziatissima serata che, guarda caso sempre a San Siro, ha sancito l’eliminazione dell’Italia dai Mondiali.
Il Crotone è l’ultima avventura di questo vecchio ragazzo che ti trasmette entusiasmo per quanto crede nel suo lavoro. Un’altra squadra del profondo Sud che si affida al talento di un personaggio poco convenzionale, uno che dice pane al pane, uno che non smette di commuoversi se lo stadio della sua vita lo invoca anche se nell’occasione è un avversario. Uno che dopo avere fermato l’Inter ha raccontato di avere raccomandato ai suoi giocatori una cosa su tutte: divertitevi.
Enrico Maida
