Giuliani (RTL): “Giusto snobbare l’Europa? Il Napoli non ha la forza, la Juve i ritmi”
Dalla scorsa settimana, con la debacle del Napoli in Europa League e le fatiche della Juventus in Champions, contro l’ottimo, ma non irresistibile Tottenham, è tornato a infuriare l’eterno dibattito calcistico italiano. A contare è solo il risultato?
Ha fatto bene Sarri, dunque, impegnato in una storica corsa-scudetto con la Juve, a snobbare l’Europa? Detto che, per coerenza, il Napoli ha fatto abbastanza pena anche in Champions League, con l’eccezione delle due partite con il City, una risposta univoca non c’è. Perché gli azzurri non hanno oggettivamente rosa e forza mentale, per reggere su più fronti. La cosa, dunque, assolverebbe l’inguardabile gruppo di giovedì, ma c’è un ma. Come si può pensare di crescere, maturare, evolvere, come squadra e come ambiente, se si dovesse accettare supinamente prove così imbarazzanti?! Se fosse vero che a contare sia solo il risultato, un’eventuale vittoria della Juventus in campionato – con gli Azzurri fuori da tutto – sancirebbe il fallimento totale dell’Utopia sarriana. Un’esagerazione, a mio modesto avviso.
Perché nessuno può negare che il Napoli abbia provato qualcosa di nuovo e diverso, partendo da un collettivo oggettivamente inferiore all’avversario. Forse, la verità è che non può contare SOLO il risultato e che pertanto sportività imporrebbe un atteggiamento più maturo e responsabile. Discorso diverso per la Juventus, considerato che non si può certo parlare di scarsi stimoli in Champions League. Resta, nel caso dei bianconeri, la sensazione di una difficoltà tutta italiana ad adattarsi ai ritmi, ai sapori, alla pressione psicologica delle partite europee, con la nostra Serie A non “allenante”, come ebbe lucidamente a dire Fabio Capello.
Si badi, questo non è solo pallone: in nessun altro Paese è “normale” giocare fregandosene (il Napoli di giovedì, aldilà dei contorsionismi dialettici del buon Sarri, che si è assunto tutta la responsabilità, per non essere riuscito a infondere stimoli ai suoi). È un problema culturale, di cui il calcio è una scintillante copertina. Da noi, c’è quasi sempre una scusa, un motivo per cui se non dai il massimo, nelle attività quotidiane, la colpa non è tua, ma del sistema, dei ‘poteri forti’, della scuola, della società o – se tutto manca – del destino cinico e baro.
Dite che esagero? Che, alla fine, è solo una partita di pallone, oltretutto dell’Europa League che non frega nulla a (quasi) nessuno? Anche a pallone, però, ormai siamo periferia e il Mondiale ce lo guarderemo in Tv. Sicuri sia tutto un caso?
Fulvio Giuliani