Ha ragione il mio amico Mario Sconcerti quando, a proposito di Gattuso, rievoca l’umanità molto particolare di Nereo Rocco. Il salto generazionale è audace: sono convinto che ai ragazzi di oggi il nome del “Paron” che guidò il Milan ai tempi di Rivera, dica ben poco. Ma per chi ha una certa età e giocava con le figurine Panini, Rocco è stato un maestro di vita oltre che un apprezzabilissimo stratega della panchina. Gattuso invita i suoi ragazzi a fare l’amore, una cosa che avrebbe potuto dire anche il vecchio Nereo, aggiungendo semmai l’invito ad alzare i calici. Ma Gattuso, detto Ringhio e non c’è bisogno di spiegare perché, ha anche accumulato una dose robusta di buon senso, quello che ci voleva per navigare nelle acque agitate del Milan post-berlusconiano. Lui che aveva guidato il Pisa dove lo stipendio era poco più di un optional, è stato altrettanto bravo a superare le diffidenze e soprattutto le assenze di una proprietà tuttora misteriosa e chisà‡ quanto affidabile.
Il Milan, che era una accozzaglia di “vorrei ma non posso”, è stato rimesso in piedi con l’aiuto di qualche schiaffone e adesso si trova nuovamente a sognare dopo avere impartito una lezione di calcio alla Roma, maltrattata all’Olimpico. I giocatori che non lo conoscevano si sono consegnati a questo stravagante personaggio che nella vita di occupa anche di molluschi e che dedica somme non indifferenti alla beneficenza preoccupandosi dei ragazzi che non hanno avuto la sua fortuna. Cutrone è il simbolo della sua saggezza: ci voleva coraggio per puntare su un ragazzo sconosciuto che adesso lo considera un fratello maggiore.
State calmi se potete, dice adesso Ringhio: è proprio vero che si nasce incendiari e si muore pompieri.
Enrico Maida