Bryant ha vinto l’Oscar. Quello vero. Lo ha ricevuto come produttore esecutivo del cortometraggio animato “Dear Basketball”, tratto dalla lettera aperta scritta dall’asso dei Lakers nel 2015, al momento del suo ritiro. Si è rivolto anche alla sua famiglia, a cui ha dedicato il premio, in italiano: “Vi amo con tutto il mio cuore” ha detto a moglie e figlie. Che in un momento così emozionante abbia scelto di parlare nella nostra lingua mostra quanto la sua esperienza da noi lo abbia segnato, per sempre. Siamo contenti. Ma il basket non è sempre una favola, neppure negli Stati Uniti. Mentre milioni di appassionati stanno scaldando i motori prima di buttarsi nella March Madness, la follia di marzo, quando per quattro settimane saranno le finali del basket universitario a monopolizzare l’attenzione e il tifo degli americani, l’Fbi, sì proprio quella dei film, sta indagando proprio sul mondo dei college, l’unico ad alto livello sportivo rimasto assolutamente dilettantistico. O, meglio, dove i giocatori-studenti sono dilettanti puri e non possono neppure parlare con dei procuratori, figuriamoci ricevere un paio di scarpe in dono, un viaggio a casa a Natale o una cena (non consideriamo neppure, ovviamente, soldi cash, regali costosi come automobili o contratti pubblicitari), senza infrangere le regole purissime della Ncaa, la National Collegiate Athletic Association. Che, invece, per i programmi sportivi dei suoi atenei sostenuti da studenti-atleti senza paga incasserà quest’anno da televisione e marketing 10.8 miliardi di dollari. Per una singola università, chiudere la stagione con la conquista delle Final four del basket può valere quasi 30 milioni. In più, tutti gli atenei di grido hanno contratti milionari con i grandi marchi di scarpe, abbigliamento e attrezzature sportive oltre che media locali, incassano al botteghino cifre notevoli e strapagano i migliori allenatori. Va da sé, che per una università riuscire a “reclutare” i giocatori più forti per costruire squadre competitive e vincenti, vale milioni di dollari l’anno. E, dove ci sono i soldi, c’è anche la corruzione.
Kobe da Oscar, ma il basket non è una favola: è una indagine… Fbi!
Bryant vince la statuetta per il suo corto d'animazione "Dear Basketball" mentre l'agenzia federale indaga sulla corruzione nel mondo dei college, dove girano miliardi di dollari e solo i giocatori-studenti sono rimasti dilettanti allo stato purissimo
[…] Sportsenators.it a cura di Luca […]