Sharapova, Radwanska, Pliskova. Guardando la collezione di scalpi Vip messa insieme da Naomi Osaka a Indian Wells, insieme alle meno quotate Vickery e Sakkari, alla numero 1 del mondo, Simona Halep, che deve affrontarla adesso in semifinale tremano i polsi. Anche se nei testa a testa è 3a 0, con il 63 62 di inizio stagione, a Melbourne, non è confortata dalle proprie partite degli ultimi giorni, spesso altalenanti, con punteggi sempre recuperati, ma dopo sbalzi di rendimento e contro avversarie meno blasonate. Come Dolehide, Wang e Martic.
Del resto, la ventenne nippo-americana di sangue haitiano, è una delle giovani emergenti più solide, sulla scia del primo approdo al quarto turno in uno Slam, agli Australian Open di gennaio, ma accreditata appena del numero 44 del mondo a dispetto di un potenziale importante. Non parlatele di gioventù: “Io mi sento vecchia, mi sembra di essere sul Tour da sempre. Mi sembra di conoscere un sacco di cose. Non mi sembra proprio di essere una novizia. E, comunque, cerco sempre di ragionare così, essenziale, senza altri pensieri: ‘Quali sono i miei punti di forza? Quali sono quelli dell’avversaria?’ Non credo proprio che l’età conti, vedendo quante giocatrici forti ci sono al vertice che di sicuro non sono anziane”. La parolina magica, per lei, è piuttosto “focus”, concentrazione, che rincorre in ogni discorso. “Sembrerà strano, ma almeno per me, è sempre stato meglio affrontare le giocatrici più forti. Perché contro di loro so che devo assolutamente restare concentrata, e motivata”.
Così è stato in questo torneo di Indian Wells da favola, dove all’esordio ha incrociato il suo idolo, Sharapova, lontana dieci anni d’età e cinque titoli dello Slam: “Quand’ho visto il tabellone, non l’ho vista come una sconfitta sicura in partenza, ho pensato che quest’anno avevo già giocato tanti match più di lei, che doveva rappresentare un vantaggio. Mi sono sentita onorata di avere la possibilità di affrontare una campionessa che seguivo sin da bambina, sapevo che lei avrebbe lottato su qualsiasi punto, e l’ho presa con lo spirito di volermi assolutamente godere quest’esperienza”. Da lì, ha preso l’abbrivio per una volata esaltante, fino al test contro Halep da mani, piedi e cervello fini, ma meno potente di tante altre avversarie. Come Osaka, che è cresciuta idolizzando le sorelle Williams e ha adottato come coach l’ex sparring partner storico di Serena, Sascha Bajin. “Nei testa a testa fra Maria e Serena, ho sempre tifato per Serena, anche se ero davvero impressionato dalla Sharapova. Non sapevi mai che le passasse per la testa, non sembrava mai giù, lottava sempre. E comunque, dopo che ho giocato contro di lei, e ho ottenuto una delle vittorie più importanti, adesso sogno di affrontare Venus (bilancio 1-1, ndr) e, soprattutto, Serena (inedito). Sono sempre stata impressionata da lei, e sin da piccolina ho sempre cercato di giocare come lei. Speriamo di riuscirci”.
Pelle ambrata, pettinatura afro con punte bionde, occhi a mandorla e 180 centimetri di altezza fotografano il cocktail culturale di Osaka, da Osaka, di padre haitiano e madre giapponese, e una palestra tennistica fra New York e Fort Lauderdale, Florida. “Capisco il giapponese più di quanto lo parli, e quando vado in Giappone la gente è confusa: vedendo il mio nome non si aspetterebbe di vedere una ragazza di colore. Sono unica, e mi piace, così come mi stimola questa sfida nella sfida di gareggiare come giapponese”. Perché ha la doppia nazionalità, ma non ha mai pensato di gareggiare come figlia degli Stati Uniti il paese d’adozione. Naomi, è abituata a sorprendere, e ha sorpreso da sempre, anche nel tennis, sin dall’esordio Wta, a Stanford 2014, dove, partendo dalle qualificazioni, appena 17enne, eliminò la regina Us Open 2011, Sam Stosur, per poi segnalarsi coi terzi turni a Roland Garros, Wimbledon Flushing Meadows 2016, e demolire l’anno scorso agli Us Open, la regina locale uscente, Angelique Kerber.
Potente ed atletica, piena di varietà, rovescio e diritto ugualmente validi, sempre aggressiva, alla ricerca della soluzione. S’è meritata l’attenzione del suo idolo, Serena Williams: “L’ho vista giocare, è giovane ed aggressiva. Gioca bene, ha talento, ed è molto pericolosa”.
di Vincenzo Martucci
(tratto dal sito www.federtennis.it)