O capitano! Mio capitano! Non scomodiamo Walt Whitam che nel 1865 ricordò con questi versi immortali il presidente Usa Abramo Lincoln, né il filo conduttore dell’Attimo fuggente del 1989 che è diventato il sogno di tutti gli studenti del mondo. I nostri capitani sono quelli del gruppo mondiale di Coppa Davis. Grandi ex giocatori. Come Corrado Barazzutti e Yannick Noah, che sono parte importante nel delicato confronto di Genova fra Italia e Francia. Come Sergi Bruguera che prende in mano la Spagna e convince Nadal a tornare in nazionale contro la Germania di Sascha Zverev. Come Jim Courier che, per calmare l’euforia dei suoi, strafavoriti contro il Belgio orfano dei terribili Pollicino, Goffin e Darcis, recita un po’ come Robin Williams, non salendo in piedi sulla cattedra per guardare le cose da un’altra prospettiva, ma quasi: “La palla da tennis non si cura di chi la colpisce e della sua classifica. Va solo dove gli viene detto di andare. La classifica non avrà alcun ruolo in questo weekend”.
Quello che vuole, a Nashville, è il calore del pubblico. “Come se guardasse una partita di basket di college, dev’essere un tifo educato, rispettoso dell’avversario, ma diverso dagli altri tornei di tennis. Perché la Davis è la nostra coppa del mondo, non è più uno sport individuale, è uno sport di squadra”.L’ex numero 1 del mondo, campione di quattro Slam (due Australian Open e due Roland Garros) e finalista anche a Wimbledon e Us Open, da vincitore di due coppe Davis sa benissimo che il pericolo, per l’ambiente come per i suoi giocatori è quello riconsiderarsi già in semifinale. Potendo schierare singolarità come John Isner (n. 9 del mondo) Sam Querrey (14) e Jack Sock (16), super riserve come Steve Johnson (52) e Ryan Harrison (54), e anche un doppio fortissimo con Sock, Isner e Harryson, tutti già campioni Slam della specialità. Perciò punta sull’amor patrio: “Tutti questi ragazzi amano giocare per gli Stati Uniti, abbiamo una vera mentalità di squadra e quest’anno possiamo fare una gran bella corsa”. Perché l’obiettivo dei tuttora primatisti di Davis Usa, con 32 titoli, è rivincere la Coppa, interrompendo il tabù che dura dal 2007, e superando intanto i quarti come non accade dal 2012. E quindi il tam-tam di Davis riparte con i capitani a fare da megafoni. “Niente è garantito, questa è la gara delle sorprese, le classifiche non valgono, ci sono giocatori che rendono molto di più e altri che rendono molto di meno, il pubblico può diventare decisivo, attenti a come lo trattate”. O capitano! Mio capitano! Siamo sicuri che gli altri grandi ex, da Barazzutti a Noah, a Bruguera, hanno messo tutto lo stesso disco.
di Vincenzo Martucci
(tratto da federtennis.it)
Foto di Francesco Cardinali