Questo pazzo, pazzo, tennis. Si diverte un mondo a contraddire chiunque azzardi un pensiero, se non un giudizio o un pronostico. Prendiamo Novak Djokovic, uscito rinfrancato dal torneo di Montecarlo, dopo il successo su Coric e la sconfitta in tre set con Thiem. L’ex dominatore di due stagioni fa non ha fatto in tempo a gioire per la prima volta, quest’anno, dopo i problemi al gomito e al suo io che, a Barcellona, ha perso d’acchito contro il numero 140 del mondo, il mancino Martin Klizan, col quale aveva vinto quattro volte su quattro. E quindi ripiomba nei suoi dubbi nel bel mezzo della stagione sulla terra rossa, prima del trittico Madrid-Roma-Roland Garros. Anche se Klizan, promessa junior non mantenuta fra i pro, ha intanto eliminato anche Feliciano Lopez.
Vogliamo parlare dell’ormai spelacchiato talento Richard Gasquet che, nella dolce serata al Country Club sulla Costa Azzurra, aveva messo alle corde per tre set il presuntuoso astro nascente Sascha Zverev, meritandosi tutti gli applausi del pubblico? A Budapest, il numero 29 del mondo ha perso in due set con l’emergente azzurro Lorenzo Sonego (159) di nove anni più giovane, dando da pensare al nuovo coach Santoro. E il finalista di Montecarlo, il redivivo Kei Nishikori, che si era arreso con onore al cannibale del rosso, Rafa Nadal? Il giapponese dai piedi veloci non ha fatto in tempo a ritrovare il sorriso, anche lui reduce da problemi fisici – stavolta al polso – che, sempre a Barcellona, dove cercava un’altra spinta psicologica, s’è ritirato dopo appena un set contro Guillermo Garcia Lopez: “Sentivo dolore in tre parti diverse del corpo già nel riscaldamento e non sono riuscito ad esprimermi al meglio. Il problema maggiore era al polpaccio destro, è peggiorato in fretta e non riuscivo più a muovermi”.
E Pablo Andujar? Lo spagnolo è appena tornato alla ribalta, dopo tre operazioni al polso, rimbalzando negli ultimi due mesi dal numero 1824 al 153, aggiudicandosi il torneo di Marrakech, ma a Barcellona è stato battuto nelle qualificazioni dallo statunitense Bjorn Fratangelo. Ma, ripescato come lucky loser, supera proprio l’americano nel primo turno del tabellone principale. Come giudicare questi risultati?
Se poi passiamo alle donne, le controindicazioni sono ancora più sconcertanti e confusionarie. Petra Kvitova ed Angelique Kerber si sono affrontate nel weekend di Fed Cup proprio sulla terra rossa di Stoccarda, sede del torneo Wta di testa settimana. Quindi, nelle identiche condizioni di gioco. Eppure, il 62 62 a favore della mancina ceca si è rovesciato nel 63 62 per la tedesca. Che valutazioni trarre da un simile doppio confronto? Non c’è eppure da provarci, si rischia una figuraccia. Qualsiasi valutazione, nel tennis moderno, può trasformarsi in un boomerang micidiale.
Prendiamo poi Kiki Mladenovic, una delle stelle francesi più indecifrabili e impronosticabili, insieme all’ex amica Caroline Garcia. Sempre nelle semifinali di Fed Cup del weekend, l’amazzone bionda di ceppo slavo ha superato in tre set l’incostante statunitense, Coco Vandeweghe, ma si è poi arresa a Sloane Stephens. Cioè la regina a sorpresa degli Us Open di settembre e poi di nuovo, all’improvviso, di Miami, ma discontinua al massimo sul circuito Wta. E, a Stoccarda, due giorni dopo, la Mladenovic ha ceduto alla Kontaveit con un punteggio epico – 57 76 76 -, Coco ha schiacciato la compagna di squadra a stelle e strisce, Sloane, con un impressionante 61 60. Che, tecnicamente, non ci sta, ma che la simpatica Stephens, sempre troppo distratta dall’extra tennis, può regalare.
Evitiamo di analizzare quello che succede spesso all’interno della stessa partita. Con su e giù psico-tecnici impressionanti, parziali mostruosi, da una parte e dall’altra, e match point salvati a go-go. Certo, poi alla fine della stagione, i valori della classifica sono per lo più veritieri ma, invertendo continuamente l’ordine dei fattori, c’è da farsi venire il mal di testa. In questo pazzo, pazzo, tennis.
Vincenzo Martucci
(tratto da federtennis.it)