Elise Mertens è il nome più fresco del tennis mondiale donne. A 22 anni, ha vinto un torneo di singolare (Hobart) la passata stagione e tre in questa (ancora Hobart, Lugano e Rabat), salendo dal numero 124 al 16 della classifica Wta (oggi 19). E collezionando anche cinque titoli in doppio. Sulla scia delle semifinali agli Australian Open di gennaio, dove, al debutto nel tabellone principale di Melbourne, ha eliminato anche Elina Svitolina – la prima top 5 di sempre, che le aveva negato il titolo in finale a Istanbul – e ha ringraziato pubblicamente il suo idolo, Kim Clijsters. Perché, crescendo, l’aveva preferita all’altra campionessa di casa Belgio, Justine Henin, sin da quando, a cinque anni, l’aveva vista giocare alla tv la finale dl Roland Garros. Tanto da chiederle di allenarla, negli ultimi tre anni, alla sua scuola tennis, e da convincerla a seguire anche al suo angolo, nei grandi tornei.
“Sono una ragazza, normale e tranquilla”, dice giustamente di sé. E, anche come tennista, non spicca per caratteristiche particolari, quanto piuttosto per la completezza, sorretta da un buon fisico (1.80) e dalla caparbietà di chi vuole arrivare. E si è fatto da sé. Sin dagli studi, in casa, con la mamma, scegliendo di non frequentare la scuola tradizionale. Coltivando la passione per l’ornitologia, tanto da possedere un’uccelliera dove alleva polli, fagiani, pavoni e gru. E pensando, pensando molto, facendo il paragone con altre giovani come Ostapenko e Stephens. Che, l’anno scorso, sono arrivate a vincere addirittura uno Slam. Tanto da sviluppare una filosofia spiccia molto efficace nel tennis donne senza vere padrone: “Non ho niente da perdere, devo solo dare tutto quello che ho, giocare un match dietro l’altro e fare i conti alla fine. Poi, del resto, di settimana in settimana, c’è sempre un altro match, un altro torneo, un’altra possibilità”.
Non fidatevi, però, dietro quel vicino dolce e delicato, nasconde artigli da leonessa. Come ben sanno le veterane russe Pavlyuchenkova e Vesnina che ha sbaragliato l’anno scorso e anche le nostre Sara Errani e Jasmine Paolini che ha dominato quest’anno, sempre in Fed Cup, dove si prende in spalla la nazionale. O come la naturalizzata australiana Daria Gavrilova che, a Melbourne, ha raggiunto e rimontato, rovesciando lo 0-5 iniziale, dopo aver salvato 8 set point. Del resto, Elise ha una gran voglia di progredire. Così come ha dimostrato vincendo singolare a doppio a Lugano sulla terra rossa dove si sente meno sicura del veloce, ma sta imparando l’arte dell’equilibrio. Come testimonia la striscia vincente degli ultimi dodici match. “Se ti muovi bene, e quindi sai scivolare, anche sulla terra puoi giocare aggressiva. Senza esagerare, però, perché la palla torna indietro più spesso. Ma devi soprattutto essere pronta a lottare duramente su ogni punto. E, quando sei in fiducia, come me, ti funzionano servizio e risposta, e così tutto diventa più facile. A prescindere dalla superficie”.
Nel tennis pro, bisogna essere molto forti, soprattutto nella gestione delle situazioni. In questa volata magica del 2018 che le sta cambiano la carriera, Elise s’è spostata da Lugano a Genova, appena il lunedì, e anche adesso, subito dopo la finale di Rabat, ha raggiunto Madrid, per affrontare nuove partite e nuove condizioni. Nel tragitto verso la Fed Cup in Italia, era in auto insieme alle compagne Van Uytvanck e Flipkens. Invece, in Spagna, ha debuttato appena 24 ore dopo aver vinto il titolo in Marocco, proprio contro una delle amiche della nazionale, la più giovane, Alison, con la quale sta rivivendo – certamente molto più in piccolo – l’antagonismo che c’era fra le straordinarie connazionali Cljsters ed Henin dal ’98 al 2006. Visto che la 24enne Van Uytvanck dai capelli rossi ha fatto anche lei il salto di qualità, quest’anno, aggiudicandosi a febbraio Budapest, battendo Cubulkova e salendo al numero 48 del mondo. Come premio Elise ha guadagnato la vincente di Halep-Makarova, cioè la numero 1 del mondo, Simona Halep, contro la quale non ha mai giocato. “Da Rabat, mi sono mossa subito, per raggiungere Madrid, Madrid, ma non ho nulla di cui lamentarmi: la consistenza del mio gioco è davvero cresciuta, e sono pronta di testa come di fisico”. Parola di nome nuovo del tennis mondiale, Elise Mertens, dal piccolo, orgoglioso, tenace, Belgio.
Vincenzo Martucci
(tratto da federtennis.it)