L’idea è di Mike Dickson, un arguto giornalista del Daily Mail inglese, ed è un’idea geniale. Al punto tale che l’Atp, il sindacato dei tennisti professionisti che gestisce i tornei al di fuori dei quattro Slam e della coppa Davis, l’ha subito sposata. L’idea parte dal presupposto che, sia pure in uno sport fortunato come il tennis, è inimmaginabile che ci siano subito campioni straordinari come Roger Federer e Rafa Nadal, e rivalità epiche come le loro. Che trascendono addirittura la propria disciplina ed entrino nella leggenda dello sport tutto. Sarà, del resto, altrettanto improbabile che si aggreghino subito al vertice altri fenomeni come Novak Djokovic ed Andy Murray, e ricreino in tempi brevi un quartetto incredibile come i Fab Four, capaci, dal 2004, di aggiudicarsi tutti gli Slam, con appena sei eccezioni: tre di Wawrinka, una a testa di Gaudio, Safin, Del Potro e Cilic. Da cui la brillante pensata del cronista inglese: perché non lanciare una lunga volata di gruppo, con i giovani under 21 più promettenti che, presumibilmente, saranno i prossimi protagonisti?
Così sono nate le NextGen Finals, una sorta di Masters, sigla storica e perfetta, ma protetta dal copyright, in dimensione giovani. Non è una gara inedita perché nel 1985, sull’onda del fenomeno Boris Becker, c’era stato lo Young Masters, proprio in Germania, la patria di “Bum Bum”, per la gloria, tutti e tre gli anni, del novello Sigfrido. Non è nuova neppure la formula, sempre con due round robin, cioè gironi all’italiana di quattro atleti che determinano i quattro semifinalisti. E’ invece nuovissima la filosofia, che non dà punti validi per la classifica mondiale Atp, ma ha una graduatoria propria, in base ai risultati dei giocatori durate la stagione, fino a promuovere i migliori sette alla prova finale. Aggiungendoci poi, a discrezione dell’organizzazione, un ottavo elemento, locale, per offrire un bonus agli spettatori che già possono vedere all’opera i migliori tennisti giovani del mondo un attimo prima che esplodano a livello assoluto. O magari in parallelo sui due binari.
L’Atp, chiamata a scegliere con oculatezza una sede adatta della nuova gara del 7-11 novembre ha privilegiato la candidatura di Milano per la vicinanza geografica con le Atp Finals della settimana successiva a Londra e per le garanzie organizzative di un paese con un torneo Masters 1000 di grande successo come Roma ma che cercava un secondo grande evento da ospitare. Così, in attesa del nulla osta per il Palalido, che sembra la sede più adatta, la prima delle cinque edizioni italiane delle NextGen Finals si terrà a Fiera Milano e sarà la passerella ideale per le tante giovani promesse di questo sport. E’ un campionario vasto e multiforme, nel quale spicca soprattutto il tedesco di genitori russi, Alexander “Sascha” Zverev (20 ad aprile), il primo candidato al ruolo di futuro numero 1 del mondo, già capace di toccare la posizione 18, grazie alla conquista di due titoli Atp Tour. C’è una folta scuola di russi, guidati da Karen Khachanov e Daniil Medvedev (già top 60), con Alexander Bublik e Andrey Rublev molto caldi; c’è il croato Borna Coric, il ragazzo prodigio finora bloccato da un infortunio dopo aver battuto Nadal; ci sono gli yankees, l’elegante Taylor Fritz, il bombardiere Opelka, la rivelazione degli US Open, Jared Donaldson, il brillante Frances Tiafoe, il volitivo macedone naturalizzato Usa, Stefan Kozlov, il figlio di messicani, Ernesto Escobedo, Michael Mmoh nato a Ryad in Arabia Saudita e, soprattutto Noah Rubin, campione a Wimbledon juniores 2014 che sta rialzando la test dopo un brutto infortunio alla caviglia; ci sono i coreani, Hyeon Chung, che è arrivato al tennis per correggere la miopia e fa esperienza dominando la scena Challenger, e Duckhee Lee che è sordo dalla nascita; c’è il francese Quentin Halys, già grande stella juniores; c’è Elias Ymer, svedese di discendenti etiopi, che ha già scritto la storia aggiudicandosi col fratello minore, Mikael, il primo titolo di doppio Atp a Stoccolma. E poi c’è anche il nostro Matteo Berrettini, 21 anni ad aprile, alto 1.93 con un bel servizio, primo candidato al ruolo di wild card, e quindi a ottavo partecipante alle Finals di Milano.
Quale altro sport ha lanciato una campagna così massiccia per i suoi giovani? Chi ha saputo sfruttare meglio questo interessante campionario tecnico ed umano, tenendo vivo l’interesse anche sui social media dove questi giovani sono così attivi? L’iniziativa merita davvero grande attenzione, anche perché tiene accesi i riflettori in due direzioni e ravviva l’attesa per un trapasso che i Fab Four vedono comunque ancora lontano.