Non ci è simpatico, lo confessiamo. Ci ha portato via la più bella del reame tennis, Ana Ivanovic, e così, Schweinsteiger,
campione del Mondo con la Germania nel 2014, ha dichiarato, alla vigilia dei campionati in Russia: “L’Italia è la favorita con l’Olanda”. Non ci è passato per la testa che fosse distratto dalla lontananza, visto che gioca nel campionato di soccer statunitense, o dal primogenito Luka. Nè ci ha fatto sorridere quel nome, Bastian, che da noi spesso si accomuna all’aggettivo “contrario”. Anzi, ci ha dato più fastidio di una impennata del Pil tricolore. E, un attimo dopo il 2-0 col quale la Corea ha clamorosamente eliminato già nei gironi eliminatori la Germania, non abbiamo pensato alla statistica che negli ultimi anni è assolutamente disastrosa per i campioni uscenti, dalla Francia, campione 1998, fuori subito quattro anni dopo, all’Italia, dal paradiso del 2006 all’inferno immediato 2010, alla Spagna, regina 2010 subito a casa nel 2014, ma abbiamo pensato proprio al sorrisetto sardonico del solido centrocampista tedesco che si è trasformato in una smorfia di fastidio e sofferenza. Lui così irridente verso l’Italia, anche se, per sposarsi, due anni fa, aveva scelto la nostra Venezia.
Immediatamente dopo, però, come tutti quelli che sanno un po’ di storia di calcio o semplicemente hanno qualche annetto per ricordare i Mondiali del 1966, ci è venuta inesorabilmente in mente quando, il 19 luglio di 52 anni fa, a Middlesbrough, toccò all’Italia essere eliminata a sorpresa dalla Corea. Legando per sempre quel nome, Corea, a qualsiasi altra disfatta sportiva del nostro sport, come Waterloo nella storia per il resto del mondo, non solo per i cugini francesi. Quella Corea era ancor più debole di quella di oggi, era fatta solo da dilettanti, era la formazione più debole del torneo ed era la Corea del Nord, che, nel giugno del 1950, aveva invaso la Corea del Sud. Quella Corea segnò l’1-0 al 42mo del primo tempo con un tiro da fuori di Pak Doo Ik che forse era davvero un dentista o forse no, ma veniva bene nel confezionare quella tragedia sportiva. Con l’Italia in dieci, perché la nostra stella di allora, Giacomo Bulgarelli, aveva male al ginocchio e all’epoca non si potevano effettuare sostituzioni. Finì male e, al rientro in patria, gli azzurri furono accolti dai tifosi col lancio di pomodori.
La Corea, che ha eliminato per la prima volta la Germania nella prima fase ai Mondiali, è invece quella del Sud, più forte dei colleghi del Nord. A cominciare dalla stella, Son, miglior marcatore asiatico nella storia della Premier League con 30 gol per il Tottenham, per continuare con Hwang, ventiduenne del Red Bull Salisburgo e con il portiere, il sorprendente Hyen Woo. Anche se a fare la differenza, come sottolinea Arrigo Sacchi alla tv, sono le motivazioni. Che, nei tedeschi, sempre almeno ai quarti dal 1982, sono molto ma molto più labili che per i coreani. Tanto da risultare lenti e prevedibili, peraltro senza un attaccante da area di rigore che facesse da terminale ai loro cross nella difficilissima ricerca del gol dei favoriti di questo calcio sempre più fisico ed asfissiante.
Al resto ci ha pensato la dea bendata, certo, e quel pizzico di follia che contraddistingue il calcio e lo rende uno sport unico. Ingiusto? Anche. Ma, almeno stavolta, giriamo volentieri questa parola, e la mastichiamo beati e compiaciuti nella bocca, mentre ci mettiamo alla guida di una delle tante, impeccabili, automobili tedesche, sempre silenziosissime, con l’area condizionata e lo stereo che funzionano tanto meglio delle nostre utilitarie. Sorridi, Italia chiassosa e imperfetta: anche l’altezzosa, presuntuosa, imbattibile Germania ha avuto la sua Corea. Sai che risate si faranno oggi a Seul, sai quante se ne faranno in futuro negli incontri di lavoro che avranno da qui in avanti con Berlino: i tedeschi sono il loro primi partner commerciali… Sembra addirittura una barzelletta: vero, Bastian contrario, Schweinsteiger? Anche i più perfetti, per un giorno, sono caduti nel ridicolo.
VINCENZO MARTUCCI