A prescindere da come vada a finire l’affaire Ronaldo, viene da chiedersi quale sia il limite oltre il quale il calcio può spingersi. Sono passati 60 anni da quando Achille Lauro l’armatore che in campagna elettorale regalava al popolo la scarpa sinistra in attesa del voto, scandalizzò l’Italia dei benpensanti portando a Napoli l’asso svedese Hasse Jeppson. Bene, se ci pensate bene, i 105 milioni pagati dal Comandante non si discostano poi troppo, fatte le debite proporzioni, dai 450 milioni che dovrebbero trasferire a Torino o altrove il portoghese che colleziona palloni d’oro. Per di più, Lauro aveva alle spalle solo se stesso, oltre alla scarpa destra da consegnare ai suoi elettori, mentre intorno a Ronaldo si muovono multinazionali, sceicchi e televisioni. Una marea di danaro per un giocatore di 34 anni che al massimo potrà esibirsi ad alto livello per altri due anni.
Il punto, secondo me, è un altro: fin dove si spingeranno le valutazioni? E soprattutto cosa succederà quando emiri, sceicchi e capitalisti di lungo e medio corso decideranno che è arrivata l’ora di chiudere bottega? La mia impressione è che tutto sia pericolosamente in bilico davanti al rischio di una devastante reazione a catena. Il Milan escluso dalle Coppe è passato come una notizia di secondo piano. Il decreto italiano che vieterò di pubblicizzare le scommesse viene da molti considerato un problema di nicchia. E le televisioni? Occhio ai nuovi manager che ritengono spropositato il budget per i campionati senza nemmeno l’esclusiva.
Meditate gente, meditate.
Enrico Maida
