Gli organizzatori, dopo aver resistito per anni a qualsiasi richiesta di cambiamento, starebbero già impiantando un campo specifico di prova sul Centre Court per farlo testare da giocatori professionisti. A convincerli sarebbero state le proteste delle giocatrici all’ultima edizione del torneo: “Non è giusto che dobbiamo essere noi a sloggiare dal Centre Court perché si rovina troppo per gli uomini”. Visto che, al massimo, sul campo centrale più famoso ed ambito del tennis si possono disputare tre partite al giorno.
“In un mondo ideale” – spiega sempre Henman, ex numero 4 del mondo – “vorresti quattro match sul Centre Court e sull’1, ma l’erba è una superficie naturale e non puoi rischiare di ucciderla nei primi cinque giorni di torneo, quando deve reggere per due settimane. Del resto, se andiamo indietro nel tempo, negli Stati Uniti, Australia, India e altri posti, i campi in erba sono spariti per il loro mantenimento, il costo e la qualità della superficie. Se questi discorsi possono evolvere, potrebbe avere influssi rilevanti per Wimbledon. Non c’è niente di meglio di un campo d’erba sotto i piedi, ma non c’è niente di peggio di un cattivo campo di erba. La gente ha in mente che un campo d’erba sintetica equivale a tuffi e a bruciature da scivolate, ma se funziona nel rugby… Eppoi vediamo che succede ai test, e che percentuale di sintetico è accettabile per il tennis”.
Soltanto per il Centre Court, durante il torneo, occorrono 51 milioni di piante. Che muoiono in fretta con tutto quello scalpiccio sempre più in orizzontale e sempre più a fondo campo dei piedi dei giocatori. E così, avendo perso la guerra alle racchette e alle corde, e poi quella alle palle, forse l’erba un po’ sintetica è l’unica salvezza del tennis.
Vincenzo Martucci
(tratto da federtennis.it)