Fra le miscele più esplosive del tennis donne spicca quella fra la ragazza dalla pelle color latte della porta accanto, apparentemente normale, ma con piedi e mani dolci e veloci, e grinta di acciaio, la numero 1 della classifica mondiale, Simona Halep, e l’afroamericana rubata all’atletica leggera che vola bellissima per tutto il campo, ricca di forza veloce, la numero 3, Sloane Stephens. Dopo le prime due tappe, nei testa a testa, ha sempre vinto la romena, lasciando in bianco l’avversaria. Ma quest’anno, sia nella finale del Roland Garros che in quella di domenica a Montreal, la campionessa uscente degli Us Open ha strappato un set importante, confermando, contro l’avversaria più tenace, le sue grandi qualità. Ahilei, a singhiozzo, perché trova motivazioni e forma solo contro le più forti e, soprattutto, solo nei tornei maggiori. Alternando peraltro, sconcertanti eliminazioni d’acchito, come quest’anno agli Australian Open e a Wimbledon, a squilli esaltanti come il primo trionfo Major di settembre e la finale sulla terra rossa di Parigi.
Il bello della rivalità fra le due ragazze sta infatti nella tenuta a tempo dell’una e della perseveranza dell’altra, nella brillantezza di Sloane e nella capacità di arrangiarsi di Simona, nella comune, ottima, transizione difesa-attacco e nella naturale velocità. Che un po’ elide una del loro armi principali, e insieme esalta ancor più le altre, garantendo una lotta ancor maggiore. Nella quale primeggia Halep in virtù della maggior sagacia tattica, contro la naturale esplosività di Stephens. Come s’è visto benissimo al Roland Garros, dove l’americana ha bruciato tutta la benzina in serbatoio pretendo sull’acceleratore per un set a mezzo, ma bucando poi inesorabilmente, con l’andar del match, finendo stremata e in balìa della lepre di Constanta. In Canada ha ritardato l’epilogo un bel po’ di più, nella solita maratona a tutto campo di due ore e 41 minuti. Senza però evitare la sconfitta. A dispetto del pubblico tutto per lei, malgrado la numero 1 del mondo avesse uno storico più importante nel torneo, con la finale 2015, il successo 2016 e la semifinale 2017. Anche perché, così come in Francia, Simona ha reso durissimi tutti gli scambi, salvando quattro set point nel primo parziale, che ha strappato al tie-break. Incidendo da subito nella resistenza psico-fisica dell’avversaria. Perché Sloane, dopo aver mancato due set point, è stata avanti 5-1 e poi 6-4 con altri due set point nel tie-break. E, anche se si è aggiudicata il secondo set, ha bruciato altre energie preziose, riportando sicuramente alla mente i fantasmi di Parigi.
Il ricordo di quella battaglia, il rumoroso affetto della gente per la ragazza americana, e fors’anche qualche sgarbo degli organizzatori hanno dato alla Halep quella cattiveria in più che è risultata decisiva. Alla vigilia della finale, Simona ha infatti contestato violentemente la programmazione: “Giovedì ho giocato due partite, venerdì mi hanno messa di sera e sabato mi hanno programmata come primo match, all’una, invece sarebbe stato più giusto farmi giocare seconda per farmi recuperare. Sono quella che ha avuto la programmazione peggiore di tutta la settimana. Penso che la Wta ce l’ha con me, cerca di buttarmi continuamente giù, e sono molto seccata. Non protesto mai per la programmazione, non protesto mai per niente, ma quando è troppo è troppo”. Gli organizzatori hanno risposto appellandosi alla pioggia che ha scombussolato tutti i piani, e ai diritti di tutte le altre giocatrici da rispettare, anche in considerazione del fatto che molte ragazze impegnate in singolare giocavano anche il doppio. Ed è forse questo il tasto cui alludeva Simona, perché invece lei il doppio non lo vuole giocare.
Il suo successo è quindi ancor più dolce: “Sia a Parigi che qui sono stati due match folli. Questa settimana ho fatto uno sforzo notevole. E’ stata davvero dura. E’ stata brutale. Ogni volta che ci incrociamo, Sloane mi fa giocare sempre meglio, che è una bella cosa per me: è forte ed è piena di qualità”. La sua soddisfazione è doppia, perché, a parte il primo set, trova la forza e la lucidità per sprintare ancora, nel finale, quando l’americana la rimonta parzialmente, da 5-2 a 5-4, senza però evitare che la romena dalle sette vite conquisti il terzo titolo stagionale dopo Shenzhen a gennaio e il Roland Garros. “Mi sento bene, mi sono presa una bella vacanza dopo Parigi, ma il mio gioco è sempre lì insieme alla voglia di vincere, e questo mi fa ancor più felice, mi rilassa parecchio e mi spinge a lavorare ancor di più”.
Chissà quando e come la Stephens reagirà a questa sconfitta, la settima in nove scontri diretti, e all’ace decisivo della Halep sul match point. Con gli Us Open alle porte e il titolo e tanti punti in classifica da difendere.
di Vincenzo Martucci