Col debutto in Eurolega di Milano contro il Buducnost di venerdì, si completa l’avvio della stagione 2018-19 col momento più elevato e spettacolare.
E’ già stata assegnata la Supercoppa, a Milano senza avversari, è partito il campionato di serie A con protagonisti nuovi di zecca di alto livello, su tutti Kevin Punter della Virtus Bologna e Norris Cole di Avellino, ed è iniziata con un po’ di mal di pancia la stagione europea di tutte le nostre squadre.
E lì che si misura il vero livello del basket italiano e dopo le ultime annate globalmente disastrose, la speranza è che qualcosa cambi davvero anche a livello internazionale. L’Armani rappresenta il nostro vertice, apparentemente avanti anni luce rispetto alle rivali in Italia, ed è qui che è lecito aspettarsi un riscatto dopo le ultime tre stagioni (21 vinte-49 perse, 30% il bilancio).
Anche se Milano è sempre stata più competitiva, come roster, di quello che ha raccolto in classifica, credo che stavolta possa essere l’anno buono nella corsa verso il vertice per una serie di motivi: 1) il livello di Eurolega è stagnante tra le prime, tra le quali rientra a pieno titolo il Panathinaikos, e anche nel secondo gruppo: il salto di qualità per le altre è più abbordabile 2) la squadra ha una stella che sa costruirsi canestri da solo e dalla sua stessa regia, Mike James, cosa che nel basket moderno paga sempre 3) La società, con le parole stesse di Livio Proli, ha messo l’Europa, o meglio i playoff di Eurolega, tra gli obbiettivi e così sarà più difficile nascondersi dietro ad alibi se le cose andranno così così: un gesto di consapevolezza 4) Milano, intesa come città, non ha più tanta voglia di chiacchiere: dopo l’eccezionale campagna 2016-17, da 9500 spettatori di media e 3 gare oltre quota 12 mila al Forum, la passata stagione la media del pubblico è calata a 7500 scarsi, la stessa ottenuta in campionato playoff compresi.
Duemila in meno rispetto all’anno precedente: uno spettatore su 4 si è stufato e se n’è andato. Una società non può rinunciare a un tesoro simile e sarà meglio che la squadra lo comprenda.
Come si fa a capire se il vento sarà davvero cambiato in Europa per Milano? Credo che nonostante la stagione lunghissima, sia sufficiente aspettare meno di un mese per avere un primo, fondamentale, verdetto. Milano ha un calendario strano, che potrebbe rivelarsi una grande opportunità o una trappola infernale, dipende dalla squadra. Dopo il debutto con il Buducnost a Podgorica, considerato dagli esperti la n.16 delle sedici squadre in competizione, Armani giocherà quattro gare su 5 in casa, delle quali tre consecutive, un paio apparentemente proibitive, Real Madrid e Cska. A quel punto, dopo 6 giornate, o i campioni d’Italia avranno almeno 4 vittorie, scegliete voi quali, o comincerà la rincorsa e la strada sarà già in salita. Le due gare seguenti, con Darussafaka e Vitoria, potranno diventare un ulteriore trampolino: dopo 8 giornate, con 5 gare in casa e due trasferte abbordabili, 12 punti sono possibili ma 10 indispensabili: l’Armani si gioca buona parte della stagione subito. In realtà, più che la conquista dei playoff, aspettiamo dall’Olimpia un segnale forte di mentalità internazionale soprattutto contro le big continentali per conquistare quelle vittorie di prestigio che mancano da anni, divertire e entusiasmare il pubblico. E senza le solite scuse post sconfitta sul budget, che non sta neanche bene nei confronti di Giorgio Armani.
Poi si vedrà…
Poi c’è il campionato. La prima avvertenza, è di far finta che Milano non esista. E’ in missione europea, se ne riparlerà nei playoff dove sarà favorita qualsiasi cosa combini nel frattempo. Perderà qualche partita? Probabile, magari setto o otto come nelle ultime tre stagioni ma poco importa: è l’Eurolega che ci dirà la forza dell’Olimpia. Se balbetta lì, sarà vulnerabile anche in Italia.
Su Sportsenators mi ero già lanciato in pronostici sulla stagione, ma era fine agosto e l’unica fonte erano le formazioni incomplete delle nuove squadre. Più o meno, però, confermo quelle le previsioni estive. I vari Power Ranking pubblicati alla vigilia della serie A da giornali e siti sono molto simili, con un gruppo di sopra, Milano, Venezia, Avellino, Trento, Sassari, Bologna, Brescia e probabilmente Torino, se Larry Brown, o meglio la sua assenza, non diventerà un problema, e uno di sotto. Ci saranno sicure osmosi tra il sesto-decimo posto, dove subito spicca la qualità del gioco di Varese e io metterei anche Reggio Emilia, unico dato dissonante rispetto ai pronostici della Gazzetta che la inserisce nella lotta salvezza: io continuo a credere che la tradizione di lavoro di società solida alla fine faccia la differenza. In assoluto, non vedo nuovi club in lotta per i primi 6 posti. Con Milano talmente favorita che dovrà lasciare in tribuna sempre due stranieri che giocherebbero titolari nella seconda in classifica: probabilmente Bertans, quando starà meglio Jerrells, e sempre uno tra Gudaitis o Tarczewski. Venezia e Avellino hanno costruito squadre eccellenti con Norris Cole che sta già insegnando pallacanestro, si capisce che Trento e Brescia, nonostante i grandi problemi attuali anche di infortuni, sono solide e faranno bene (Brescia, però, va collaudata come società nelle difficoltà, mentre Trento è maestra) e che Virtus e Sassari possano rientrare al vertice anche se hanno tanto marciapiede da fare ad alto livello prima di non farsi male nelle inevitabili crisi di crescita. Più sotto è tutto da scrivere: in agosto avevo inserito Brindisi e Cremona in fondo al ranking per aver rifatto completamente la squadra senza certezze sulla qualità dei nuovi arrivati, e ovviamente sono state tra le formazioni più brillanti del precampionato, Brindisi addirittura imbattuta. All’esordio ha perso a Milano, e ci sta, mentre Cremona è partita con uno strepitoso successo a Trento e un fantastico Wesley Saunders: diciamo che le incognite americane sono già diventate certezze anche se parlare di playoff, per loro, è prematuro. Continuo invece a non fidarmi di Cantù, nonostante un gruppo interessante. Avevo poi indicato Pesaro e Pistoia come migliorate rispetto alla passata stagione, si sono incontrate subito. Difficile, per loro, pensare però a qualcosa in più della salvezza. Poi c’è Trieste, che è la novità più bella della serie A: credo che ci resterà senza soffrire troppo.
E’ giusto affrontare questa stagione con entusiasmo e curiosità, anche se molti big dell’anno passato se ne sono andati altrove, gli italiani hanno peggiorato il loro utilizzo con il 6+6 imposto dalla federazione per farli “giocare di più” (se ricordate, su Sportsenators l’avevamo scritto mesi fa, ma evidentemente in Fip non hanno perso una mezzoretta per fare dei calcoli e farsi venire dei dubbi sulla loro iniziativa come ho fatto io), non si vedono nostri nuovi giocatori da 25’ di media a partita, figuriamoci di livello internazionale, il pubblico è stagnante almeno da 20 anni e dalla televisione non arrivano segnali di qualità che possano attirare nuovi appassionati, al di la di un’offerta bulimica. I problemi, in Italia, non si risolvono mai. Ma alla fine il basket è una passione e finisce per piacere sempre, soprattutto a chi ha una certa età (sotto i 20 anni, temo che la maggioranza non sappia neppure che esiste un campionato in Italia…). Perché le nostre società producono delle eccellenze assolute, umane e organizzative, che non sono capaci di lavorare assieme e di creare qualcosa a livello di sistema ma singolarmente sono di altissimo pregio. Perché ci sono posti dove andare a vedere una partita di basket è ancora bellissimo. Perché speri sempre che accada qualcosa che non ti aspetti: in fondo, se Goudelock in finale scudetto non avesse fatto l’unica stoppata della sua vita, forse oggi la storia sarebbe diversa, alla faccia di budget e previsioni. Basta non illudersi che vada bene così.
Foto a cura di Claudio Scaccini
[…] sportsenators.it a cura di Luca […]