Il 30 Ottobre 1960 nasce a Lanus in Argentina, Diego Armando Maradona, il più grande genio della storia del calcio. Dopo Pelé, c’è Diego e il suo impareggiabile piede sinistro, capace di tutto fino all’impossibile, al balisticamente improbabile. Un’infanzia vissuta nella povertà più assoluta, trova il riscatto nel pallone: fin dall’adolescenza, nell’Argentinos Junior, è un predestinato. Debutta in prima squadra a 15 anni e il Ct Menotti lo inserisce presto in Nazionale. Quel ragazzino muscoloso ma molto basso, dotato di un sinistro che va oltre la perfezione, dal gioco scattante e funambolico, in possesso di qualsiasi colpo si possa sognare – perfino di testa, lui che non arriva neppure a un metro e settanta – farà una carriera esemplare e irripetibile. Sarebbe pronto per interpretare il ruolo di protagonista anche ai Mondiali d’Argentina del 1978, ma pur convocato tra i 22, finisce per passare tutto il suo tempo in tribuna. Nel 1981 lo acquista il Boca Juniors per 10 miliardi di lire e l’anno dopo lo rivende al Barcellona.
Quando arriva in Europa ha già segnato 144 gol in 206 gare, ma la sua avventura in Catalogna è una delusione. Prima l’epatite virale, poi il fallaccio di Goicoechea del Bilbao che gli spezza tibia e perone. A questo punto, nella vita di Maradona compaiono Juliano e Ferlaino che lo prelevano dal Barcellona per 12 miliardi e mezzo di lire per trasferirlo al Napoli. Sarà il più grande investimento nella storia del calcio. Sotto il Vesuvio, il Napoli vince i primi 2 scudetti della storia (1987 e 1990), una Coppa Uefa, una Coppa Italia e una Supercoppa italiana.
Nel 1986, forse al top del rendimento e della concentrazione, trascina una modesta Argentina alla conquista del secondo titolo mondiale. Quattro anni più tardi trascina ancora l’Argentina al secondo posto a Italia ’90 dopo aver fatto fuori in semifinale, e per giunta al San Paolo di Napoli, l’Italia di Azeglio Vicini.
La favola con l’Italia si interrompe bruscamente quando il 29 marzo 1991 l’esame antidoping dopo la partita Napoli-Sampdoria svela tracce di cocaina nella sua provetta. Ritorna in campo nel 1992 con il Siviglia e poi ai Mondiali del 1994 incanta nuovamente. Ma tracce di efredina lo inchiodano nuovamente, chiudendo una carriera incredibile che Diego tenta di riaprire giocando ancora 30 partite con il Boca Juniors.
[…] Vai all’articolo originale Vai all’articolo originale […]