Il 3 Novembre 1945 nasce a Nördlingen in Germania, Gerd Müller, il più classico esemplare di centravanti nella storia del calcio. Müller è stato un bomber atipico, più svelto e rapido piuttosto che potente, capace di nascondersi nelle pieghe della partita, praticamente senza mai toccare palla, per poi uscire al momento decisivo e siglare gol memorabili.
Con la nazionale tedesca (leader ancora oggi con 68 gol in 62 partite) è stato Campione del Mondo nel 1974 e Campione d’Europa nel 1972. Con il Bayern di Monaco ha vinto la Coppa delle Coppe nel 1967, 3 Coppe dei Campioni di fila dal 1974 al 1976 e la Coppa Intercontinentale del 1976. In ambito nazionale vanta 5 scudetti e 4 Coppe di Germania.
Sul piano individuale ha vinto il Pallone d’Oro del 1970, sette volte la classifica cannonieri della Bundesliga, e quattro volte quella della Coppa dei Campioni: 1973 (11 gol), 1974 (9), 1975 (5) e 1977 (5). Capocannoniere anche ai Mondiali del 1970, è stato per tanti anni il giocatore ad aver segnato più gol nelle fasi finali dei Mondiali (14 reti tra il 1970 e il 1974) e anche il leader nelle coppe europee con 69 centri (35 in Coppa dei Campioni, 20 in Coppa delle Coppe, 11 in Coppa Uefa e 3 nella Supercoppa europea). Record che ora appartengono a Raul e Ronaldo.
Il suo addio alla nazionale, così precoce, fu originato da una polemica con la Federazione. Nel luglio del 1973, l’anno antecedente i Mondiali, il Barcellona gli aveva offerto un ingaggio d’oro per trasferirsi in Spagna e un compenso miliardario al Bayern. Intervenne però la Federazione tedesca che non voleva perdere il suo bomber cui erano legate le speranze della vittoria nel Mondiale. Muller promise: «Vi regalerò il titolo ma poi lascerò per sempre la nazionale». E fu di parola. Segnato il gol del 2-1 nella finale con l’Olanda (una fantastica e fulminea giravolta, con tiro rasoterra nell’angolo più lontano della porta difesa da Jongloed) lasciò senza ripensamenti la maglia bianca a soli 29 anni e nel pieno di una carriera irripetibile.