Nasce a Torino Giampiero Combi, indimenticato portiere juventino degli anni ’20 e ’30 che inaugura con le sue doti di coraggio e freddezza la grande tradizione dei portieri italiani. Insieme ai terzini Umberto Caligaris e Virginio Rosetta, costituisce l’invalicabile anima difensiva di una Juventus stellare.
È lui il capitano dell’Italia che per primo, il 10 giugno 1934, alza al cielo la Coppa del Mondo Jules Rimet. E pensare che fu richiamato da Pozzo all’ultimo momento per l’infortunio del titolare Carlo Ceresoli dopo il match di qualificazione con la Grecia. Combi, ormai 32enne, è una leggenda della Juventus (351 presenze tutte con i bianconeri e 5 scudetti al petto) e della Nazionale, sebbene nell’esordio di Budapest del 1924 abbia rimediato sette reti dall’Ungheria nella più grande disfatta nella storia della nostra Nazionale.
Eppure, per l’epoca, è considerato il più grande portiere del mondo dopo Zamora: e Pozzo non ha dubbi. Nonostante una statura e un fisico che oggi sarebbe impensabile per un portiere, Combi ha un senso della posizione incredibile, uno scatto fulmineo come una pantera e una freddezza unica oltre a una meticolosa preparazione. Si narra che negli spogliatoi, prima delle gare, impiegava anche un’ora per piegare i calzini, indossare i guanti e aggiustare le scarpe.
La finale contro la Cecoslovacchia è la sua ultima partita ufficiale, un capolavoro che chiude una carriera strepitosa. Dopo Gianluigi Buffon (139 presenze), Dino Zoff (112 presenze) e Walter Zenga (58) è il quarto estremo difensore più presente in nazionale (47 volte).
Il trionfo ai Mondiali di Roma si aggiunge al bronzo conquistato ai Giochi di Amsterdam del 1928.
Combi muore a soli 53 anni stroncato da un infarto.
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