Nel prossimo gigante, quando il circuito iridato tornerà in Europa sulla neve francese di Courchevel, Federica Brignone indosserà il pettorale rosso di leader della classifica di specialità. Dopo due prove è davanti a tutte grazie il secondo posto di fine ottobre nella gara di apertura stagionale a Soelden ed alla vittoria di Killington. Due gare difficilissime. La prima senza visibilità sotto la bufera di neve richiedeva grande tecnica e tanto coraggio. L’azzurra arrivava in Austria piena di dubbi dopo un mesetto senza neve per un infortunio in allenamento, ma è salita sul podio con due grandissime manche dimostrando tanta leggerezza mentale. A Killington, la Brignone ha mostrato il meglio, soprattutto nella seconda discesa, quella più tecnica dove ha potuto esibire tutto il suo enorme bagaglio tecnico.
Due gare che dicono tanto sulle qualità dell’azzurra. Se già conoscevamo la sua eccellente sciata e la sensibilità dei suoi piedi, qualità che pochi atleti al mondo (in tutte le discipline) possono vantare, le sue ultime due gare hanno palesato una nuova maturità, la capacità di capire un tracciato e la pista su cui è disegnato, l’istinto a modulare l’attacco per evitare errori che troppe volte nelle passate stagioni ne hanno condizionato i risultati. E la “centralina” è dove nasce tutto. In una disciplina come lo sci puoi essere il migliore e non vincere mai. Perché sei solo o sola contro sessanta, settanta avversari pronti a sbranarti. In una disciplina dove le differenze si contano in centesimi di secondo puoi costruire un vantaggio in cinquanta curve e poi perdere tutto per un errore infinitesimale in un punto delicato. Per questo è necessario pensare, operare delle scelte, capire anche prima di viverli, i limiti.
La Brignone è arrivata a questa sintesi. Dicevamo di una tecnica sopraffina e perfetta per i materiali dei nostri giorni. Poche sanno “carvare” quanto l’azzurra, disegnare sulla neve con le lamine dei suoi sci una linea sottile e perfetta, senza che le code degli sci l’abbandonino. Questo tipo di curva sfrutta al massimo anche la forza elastica che questi sci, se deformati dalla pressione in curva nel modo giusto, sanno rendere. Federica si esalta nelle condizioni tecniche più complesse, con il ghiaccio, forte pendenza e curve chiuse. Qui sa fare la differenza. Sulle pendenze medie altre sono più veloci di lei, soprattutto le avversarie che hanno maggior dimestichezza con le prove veloci, ma quando vedremo la Coppa del Mondo su piste “vere” Federica sarà sempre tra le favorite. Ma non disperiamo per le altre, lì, la nuova maturità darà i suoi frutti.
Il pettorale rosso da cui uscirà dal cancelletto a dicembre nel gigante do Courchevel è il primo passo verso un obiettivo concreto, quella coppetta che Deborah Compagnoni portò il Italia nel 1997 e dopo di lei Denise Karbon nel 2008. Il gigante è tecnicamente la specialità centrale dello sci: chi va forte fra i pali doppi può fare ottime curve anche i discesa e superG. Per la Brignone la prova del nove saranno le gare difficili, la neve non compatta, le poche difficoltà tecniche, quando sarà costretta a giocare in difesa.
La coppa del Gigante è davvero alla sua portata, ma Federica è da tempo che sussurra di voler un giorno dare l’attacco alla coppa generale. Non è un’impresa facile nell’era di una cannibale come Mikaela Schiffrin ma se dal prossimo weekend a Lake Louise si dimostrerà competitiva anche nelle prove veloci, davvero ogni sogno è lecito.