È scomparso oggi, all’età di 83 anni, Luigi Radice detto Gigi.
Tra i più amati, dai tifosi del Torino, che conserveranno la sua immagine come quella dell’allenatore che portò alla squadra il settimo scudetto, l’ultimo della storia nel 1976 e il primo quasi trent’anni dopo quelli del Grande Torino. In panchina l’inizio in C col Monza e poi la guida, tra le altre, in Serie A di Fiorentina, Cagliari, Bologna, Inter, Roma e il suo Milan, dove è cresciuto nelle giovanili vincendo poi, da calciatore negli anni Cinquanta e Sessanta, tre scudetti e la prima storica Coppa dei Campioni a Wembley contro il Benfica.
Un leader carismatico, un innovatore, importò in Italia il concetto di «calcio totale», reso famoso dall’Ajax e dall’Olanda di Cruijff, stravolgendo il calcio italiano ancora legato al concetto di «catenaccio» e ottenendo grandi risultati.
Si è spento a causa di una malattia tremenda, che da tanti anni ormai lo stava logorando nonostante un fisico molto forte