“Continuerò a dedicarmi all’attività internazionale da accompagnatore, con il sogno di poterne un giorno fare una professione”. Queste le parole di Matteo Fago qualche anno fa, ben prima di realizzare che alla fine quel desiderio espresso sarebbe divenuto realtà.
Il classe 1987, nonché neocampione italiano di seconda categoria, è infatti riuscito a rendere l’attività da sparring un vero e proprio mestiere, confermandosi uno dei più apprezzati partner di allenamento fra i top player ATP e WTA (Rafa Nadal e Serena Williams inclusi). Questo soprattutto grazie al più proficuo e continuo dei sodalizi intrapreso con Milos Raonic, peraltro propiziato dall’illuminato del tennis Riccardo Piatti, al tempo coach del canadese.
Un battesimo non da poco, che ha condotto Matteo in capo al mondo fra tornei, esibizioni, off-season e lunghi break in cui il suo innesto si è rivelato fondamentale per l’attuale n.18 delle classifiche. Da Roma alle Bahamas, meta prediletta da numerosi esponenti del circuito in vista della nuova stagione, Matteo racconta la sua convivenza al servizio dell’élite del tennis mondiale e la propria esperienza al seguito del finalista dell’edizione 2016 di Wimbledon.
Nel corso dei tuoi anni in Tour, hai reso l’attività internazionale da sparring un vero e proprio mestiere, come ci sei riuscito?
“Tre anni fa ho avuto la fortuna e l’onore di conoscere Riccardo Piatti, grazie al quale si è avviata la collaborazione con Raonic. Al tempo Milos aveva bisogno di uno sparring che potesse accompagnarlo in trasferta in Asia, esperienza rivelatasi bellissima e che mi ha dato l’opportunità di conoscere molti altri giocatori ed allenatori. Adesso, anche se non faccio parte del suo team a tempo pieno, quando ha bisogno di uno sparring lavoriamo insieme. In tre anni abbiamo condiviso parecchie esperienze e al di là del rapporto lavorativo si è creato un bel legame dal punto di vista umano”.
Che cosa ha significato l‘esperienza di Piatti in Italia? L’Accademia di Bordighera è all’avanguardia?
“Riccardo è un coach di livello assoluto. Non a caso i migliori giocatori al mondo collaborano con lui, come nel caso di Garbine Muguruza che molto recentemente si è allenata presso il nuovo Piatti Tennis Center di Bordighera. La struttura è nuovissima e all’avanguardia sotto ogni punto di vista, credo che il livello dei tecnici sia straordinario, di certo tra le migliori in Italia e non solo”.
Fra le tue collaborazioni spiccano quelle con Rafa Nadal, Serena Williams e quella già citata più duratura e continua con Milos Raonic. Qual è l’atleta che ti ha impressionato maggiormente per carico di lavoro?
“Quando ho accompagnato Milos a giocare l’IPTL (International Premier Tennis League, ndr) c’erano altri giocatori di calibro internazionale che avevano bisogno di gente con cui allenarsi. Ovviamente non mi sono tirato indietro. Fra tutti, Nadal è stato quello che mi ha impressionato maggiormente, lo ritengo un esempio dentro e fuori dal campo. Mi ha sorpreso tantissimo la sua umiltà, è un ragazzo estremamente alla mano”.
Come prepara la nuova stagione un Top Player? In che modo si svolge il lavoro rispetto alle altre porzioni di stagione?
“Dipende dal tipo di giocatore, ognuno si prepara in base al proprio gioco e alle cose che gli permettono di vincere partite. In generale credo che la base fisica sia il punto che accomuna ogni tipo di preparazione. I primi 10 giorni di pre-season infatti sono stati basati sulla parte atletica per creare una base solida, soprattutto perché Milos veniva da diversi infortuni”.
Mi racconti una giornata tipo nella vostra Off-Season alle Bahamas?
“La sveglia è fissata alle 6:30 poi colazione insieme al team e alle 8:00 ci si reca in palestra, dove Milos svolge la sua routine: quasi un’ora di riscaldamento seguita da esercizi di prevenzione. Poi trascorriamo due o tre ore in campo, a seconda della giornata, e successivamente defaticamento. Dopo pranzo, verso le 16:00, altra sessione di practice in campo con dei lavori basati più sulla tecnica che sulla precisione, ed infine un’ora di palestra per rifinire il programma iniziato la mattina”.
Ci sono particolari differenze tra i metodi di preparazione dei Top Players e quelli adottati in Italia?
“Non credo ci sia tutta questa differenza a livello di metodo, a grandi linee gli esercizi sono gli stessi. Tuttavia, gli atleti di questo livello lavorano in maniera più intensa e precisa, per cui ogni esercizio che fanno è mirato alla crescita individuale. Inoltre, sono seguiti da preparatori ed allenatori 24 ore su 24, cosa che non tutti i giocatori del circuito possono permettersi”.
Secondo te Milos può tornare ai livelli di una volta? In che condizioni è attualmente?
“Dopo questi due anni travagliati dagli infortuni, ciò che ho potuto notare durante questa preparazione è che è molto motivato e vuole tornare più in alto in classifica, magari in Top 10 visto che ora è n. 18. Milos tende molto a farsi male, specie per la sua mole, ma è un ragazzo molto competitivo e vorrebbe riuscire a fare meglio di quello che ha fatto ultimamente, malgrado i continui stop”.
La cosa più importante che hai imparato allenandoti insieme ai Top Player?
“Per loro la cosa fondamentale è lavorare con ordine e con uno schema di lavoro ben preciso. Dietro ogni miglioramento, sia nel ranking che a livello di risultati, c’è sempre il duro lavoro. Bisogna però saper aspettare i risultati a lungo termine; non si può pretendere che arrivi tutto subito”.
C’è qualcuno in particolare con cui ti piacerebbe lavorare in futuro?
“Non ho grandissime preferenze, amo stare in campo a prescindere dalla situazione, ma se dovessi e potessi scegliere entrerei nel team di Nadal perché è il giocatore che mi appassiona più di tutti”.
Fra i Next Gen, invece?
“Denis Shapovalov. Mi piace il suo gioco, è molto genuino ed istintivo. Ha un tennis che riflette la sua giovane età: magari non fa sempre la scelta giusta dal punto di vista tattico, però lo apprezzo perché gioca senza pensare troppo. Peraltro nel suo team c’è già un po’ d’Italia!” (Si riferisce al fisioterapista Stefano De Pirro, ndr).
Il prossimo anno ti vedremo competere? Che obiettivi ti sei prefissato?
“Non mi sono posto obiettivi particolari, l’importante è stare in salute, evitare gli infortuni e riuscire ad essere competitivo ai miei livelli divertendomi, senza badare troppo ai risultati”.
di Arianna Nardi