Muore vicino a Santa Fe in Argentina, di ritorno verso il carcere di Las Flores, Carlos Monzon, l’indios ribelle che ha segnato una delle più belle epoche nella storia del pugilato. Monzon conquista il titolo mondiale del pesi medi il 7 novembre 1970 battendo a Roma Nino Benvenuti. Poi difende la corona per 14 volte senza mai perdere superando ancora Benvenuti, due volte Griffith e due volte Rodrigo Valdez, fino al ritiro che avviene nel 1977. Una carriera strepitosa segnata da 87 vittorie (58 per ko), 3 sconfitte e 9 pareggi.
Nato il 7 agosto 1942, nello sperduto villaggio di San Javier, in una famiglia numerosa e povera – il padre per sfamare i 12 figli faceva il mandriano – a 8 anni rischia la vita a causa del tifo, ma si riprende e dopo aver praticato diversi lavori decide di diventare pugile professionista. Preciso, furbo, dotato di colpi potenti ed efficaci, è indistruttibile, nonostante due gambe piuttosto esili. Chiude la sua avventura nel mondo della boxe senza subire ko, incassando le uniche tre sconfitte nei primi 20 incontri da professionista, e rimanendo imbattuto per i successivi 80 match dal 1964 al 1977. Famose e storiche le sfide con il nostro Nino Benvenuti che di fatto chiusero la carriera del pugile italiano.
La vita privata però è assai più triste del ring. Dopo il ritiro investe malamante molti dei soldi guadagnati in carriera, poiviene arrestato una prima volta per possesso illegale di armi da fuoco. Nella notte di San Valentino del 1988 Monzon uccide, strangolandola, la compagna Alicia Muniz, modella uruguaiana. Dopo sette anni di buona condotta, ottiene la libertà vigilata. Dopo una battuta di caccia, Monzon è in strada verso il carcere dove ha l’obbligo di dormire. Ma la sua auto sbanda a 140 km/h ribaltandosi più volte. Monzon muore a soli 52 anni ed è ancora oggi considerato il secondo più forte peso medio della storia dopo Ray Sugar Robinson.